Sembravano una trovata geniale, e forse lo sono stati, almeno all’inizio. Come ogni cosa, “di novello, tutto è bello”. Così sono spuntati anni fa nuove produzioni targate Disney Infinity, Lego Dimensions e Skylanders che hanno unito virtuale e reale, fisico e digitale, in tema videoludico. Ascesa e declino dei toys-to-life, un genere che è nato quasi tanto in fretta quanto si è perso, ma la trovata viene ripresa in casa Ubisoft, con il nuovo Starlink: Battle for Atlas, di cui abbiamo provato la versione per Nintendo Switch che offre sia la soluzione single-player, sia in coop (ma solo in modalità TV).
Il titolo, uscito il 16 ottobre scorso, ripropone la soluzione di giocattoli collegabili anche al pad della console portatile, come navicelle e personaggi in miniatura, tratti da un mondo galattico e popolato da navicelle, mostri e antagonisti. Le navicelle, da costruire e personalizzare, risultano una scelta azzardata o una trovata di successo? Scopriamolo insieme, console (o pad) alla mano!
Figli delle stelle
Partiamo dunque alla volta dell’avventura di un gruppo di astronauti terrestri durante la loro ricerca sulle origini di Judge, un membro alieno dell’equipaggio della navicella interstellare Equinox, dimentico del suo passato. La missione però muore sul nascere, interrotta dall’attacco della Legione, una forza aliena decisa a impossessarsi del Nova, ossia una potente fonte di energia.
Questo sarà il motore propulsore che darà il via a una lunga avventura, volando sui sette pianeti del sistema stellare di Atlas e scoprendo un open-world piuttosto vasto, così da perlustrarlo in lungo e in largo. Potremo anche conoscere il background dei diversi protagonisti, la cui discreta caratterizzazione è affidata a dialoghi e scene d’intermezzo che costellano una narrazione tutto sommato lineare. Di questi, potremo scegliere all’inizio solo fra due personaggi nel roster di gioco: Mason Rana, un membro Starlink, e Fox McCloud, una volpe degli Star Fox.
L’esperienza su Switch può infatti contare su un valore aggiunto importante: Fox McCloud e il suo team di mercenari fanno la loro comparsa fin dalle scene iniziali, evidenziando una buona integrazione nella campagna e una grande cura per i dettagli. Le missioni di Fox rappresentano un bonus importante, rendendo la versione Switch la più completa a livello di contenuti.
La personalizzazione del menu di gioco e dei personaggi è abbastanza ampia, nonostante parecchie opzioni di questi ultimi siano accessibili solo facendo progressi nel gioco. Dopo aver impostato una delle quattro fasce di difficoltà, veniamo catapultati nello spazio attraverso alcune sequenze animate non troppo brevi (ma evitabili se lo desideriamo) e un consistente numero di attività secondarie, con il rischio di perdere d’occhio l’obiettivo principale. Ogni pianeta ci mette a disposizione una ricca componente gestionale, fatta di materiali da raccogliere, forme di vita da studiare, nemici da abbattere per potenziare l’alleanza Starlink e indebolire la Legione.
La vita sui pianeti è dinamica e varia in base alla nostra modalità di gioco, determinando dunque un diverso e soggettivo rafforzamento delle strutture e della popolazione locale, anche mentre si è impegnati in missioni dall’altra parte di Atlas. Questo conduce a un diverso risultato nella longevità del gioco, che varia dalle 15 alle 30 ore di partita, in base a quanta attenzione vorremo prestare all’ambiente e all’atmosfera, o se vorremo più semplicemente andare dritto al punto e finire il gioco. A un prezzo, però: dovremo fare i conti con nemici più potenti che potrebbero rendere gli scontri ardui. Inoltre si passa davvero troppo tempo in volo tra un pianeta e l’altro, incontrando solo qualche fascia di asteroidi e nave di predoni, che ben presto rappresentano un intermezzo noioso, più che una gradita variazione.
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