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Recensione di Warhammer 40000: Chaos Gate – Daemonhunters. Lo strategico più brutale di sempre

Warhammer 40000 ritorna, con uno degli episodi migliori della serie

Warhammer, nelle sue varie versioni (Fantasy, Age of Sigmar, 40000) è uno di quei prodotti ludici che ha attraversato più di una generazione e si è trasformato in un fenomeno transmediale. Ovverosia, si muove attraverso svariati tipi di media come i giochi da tavolo, film, fumetti, libri e ovviamente o videogiochi. Infatti, Warhammer 40000 da solo conta dal 1992 a oggi più di sessanta (!) titoli di videogiochi. L’ultimo nato. Warhammer 40000: Chaos Gate – Daemonhunters, che trattiamo in questa recensione, è forse uno dei migliori pubblicati da lungo tempo. Andiamo quindi a caccia de demoni con i nostri space marines in un futuro dove esiste solo guerra.

La recensione di Warhammer 40000: Chaos Gate – Daemonhunters

Warhammer 40000: Chaos Gate – Daemonhunters è, alla base, uno gioco di strategia a turni in cui ci vengono sottoposti una serie di scenari dove affrontiamo orde di nemici. In generale, si riconoscono molti elementi tipici dello stile XCOM, anche se il gioco inserisce una serie di meccaniche specifiche e prende comunque una sue identità. Quando non siamo impegnati in combattimento dobbiamo gestire la nostra base operativa: un incrociatore spaziale che porta il nome di Editto Funesto.

All’inizio l’incrociatore spaziale è un po’ conciato male, per cui è necessario recuperare risorse durante le missioni di combattimento. Risorse che useremo prima per le riparazioni prima e poi per aggiungere nuove funzionalità. La gestione delle risorse e la progressione dell’incrociatore e degli space marine è il fulcro delle fasi di gioco che si svolgono a bordo.

Per fare evolvere le strutture occorre (anche questo in stile XCOM) effettuare delle ricerche e progredire di livello tecnologico. Ci sono comunque anche altri fattori di cui tenere conto mentre lo facciamo, come l’equipaggiamento, il reclutamento di nuovi cavalieri grigi e l’influenza politica.

Nello svolgere la campagna spostiamo l’incrociatore all’interno della galassia in base a segnali che riceviamo dai vari pianeti. Una volta arrivati a destinazione facciamo scendere gli space marine per ingaggiare battaglia con i demoni. In caso di vittoria, raccoglieremo risorse e informazioni.

Dal punto do vista visuale questo episodio rompe con il passato con uno stile grafico un po’ più orientato al fumetto e dei colori mediamente brillanti. Le ambientazioni sono molto ben curate e capita spesso di soffermarsi ad osservare i dettagli sui campi di battaglia.

La storia

warhammer 40k chaos gate bridge

La storia gira attorno ai cavalieri grigi: una divisione d’elite di space marine selezionati sulla base di avere delle abilità psichiche. Per cui, sul campo potremo contare sia su attacchi fisici che su interventi psionici.

La campagna inizia un po’ in sordina: quattro cavalieri grigi vengono inviati a liberare una cattedrale infestata dai demoni. Nella prima battaglia, che è forse l’unica forma ti tutorial che il gioco ci offre, si arriva ad affrontare un gigantesco demone che, seppur viene sconfitto, uccide brutalmente il capitano. Da qui, inizia la storia vera e propria, perché ci viene affidato il comando della nave.

La prima missione è apparentemente semplice: tornare su Titano (una delle lune di Saturno) per fare rapporto. Peccato però che lungo il tragitto l’incrociatore venga raggiunto (e requisito) da un inquisitrice di nome Vakir. La nostra missione viene quindi cambiata d’ufficio e dovremo andare a investigare cosa è successo in pianeta lungo la nostra rotta per casa. Da qui la storia evolve, e ci troviamo a avere a che fare con una piaga demonica, per cui la nostra missione definitiva diventa quella di debellarla.

Durante il gioco andremo a interagire con quattro personaggi non giocanti: Vakir l’inquisitrice, il nostro consigliere Ectar, il tecnoprete incaricato dell’incrociatore Lucete e il Gran Maestro dei Cavalieri. I primi tre, che saranno sempre sul ponte insieme a noi, non vanno per nulla d’accordo tra loro; tuttavia, Il modo in cui ci relazioneremo con ognuno di loro influenzerà parzialmente l’evolversi della storia.

Lo storytelling, in generale, è solido e ben curato. I personaggi, inoltre, sono ben caratterizzati e contribuiscono notevolmente al coinvolgimento del giocatore nella storia.

Le meccaniche di gioco

Come già accennato, l’azione che si svolge nella base operativa, è puramente manageriale. Stiamo parlando di allocazione di risorse per progresso tecnologico, riparazione o espansione della nave, tracciare la di rotta, selezionare ed equipaggiare i marine e cosi via.

Questa parte gestionale, che fa da interludio tra le battaglie, l’abbiamo trovata, nonostante non sia stato amore a prima vista, ragionevolmente semplice e gestibile. Non sono presenti dinamiche inusuali, se non qualcosa rochiesta dall’ambientazione nell’universo di Warhammer.

La sfida vera del gioco la troviamo principalmente sul campo di battaglia.

Il campo di battaglia

warhammer 40k chaos gate battlefiled

La vera azione, dove ha senso parlare di meccaniche, si scatena durante le missioni di combattimento. Fondamentalmente, abbiamo di fronte un strategico a turni dove riconosciamo un po’ di meccaniche prese da XCOM unite a dinamiche specifiche del gioco da tavolo di Warhammer 40000.

Durante un turno abbiamo un numero limitato di azioni che possono essere usate per spostarsi o per attaccare. L’attacco può essere a distanza ma anche corpo a corpo. L’ideale, essendo un gioco strategico, sarebbe attaccare e finire il turno con tutti i nostri marine in copertura. In realtà, la nostra impressione è stata che rimanere sempre in copertura alla non paga. Occorre a volte caricare a testa bassa il nemico per evitare la sconfitta. E questo, effettivamente, spinge di più il giocatore a immergersi nello spirito del gioco.

Un aspetto che abbiamo apprezzato molto è che molte buona parte dell’ambientazione può essere distrutta. Non solo detonando oggetti, ma anche facendo crollare muri, colonne e ponti, possibilmente coinvolgendo nemici ignari. Da una parte questo aggiunge un po’ di spettacolarità e aiuta a stimola strategie di gioco alternative. Dall’altra, rende la nostra sicurezza ancora più incerta perché capita a volte di ripararsi dietro una struttura che a metà del turno successivo viene spazzata via.

Una novità che, invece, ci ha un po’ spiazzato è che, diversamente dal gioco da tavolo e dagli altri episodi a cui abbiamo giocato, il risultato delle azioni è deterministico. Ovverosia, i colpi vanno sempre a segno, un nemico o si può colpire oppure no e così via. Questo aspetto, da una parte rende più facile fare delle valutazioni strategiche ma dall’altra, secondo noi, detrae un po’ dallo spirito originario perché il campo di battaglia finisce con l’assomigliare a una scacchiera.

Solo guerra, e tutta per il giocatore

warhammer 40k space marine

Siamo tutti d’accordo su ciò che comporta l’ambientazione di Warhammer: in pratica, essere un manipolo di eroi contro un esercito. Per cui il gioco deve ovviamente veicolare un senso di angoscia e il continuo sentirsi in inferiorità, soprattutto numerica.

Personalmente, però, avremmo preferito che queste emozioni fossero veicolate con dei campi di battaglia più complessi e un’intelligenza artificiale più raffinata. Ovverosia, preferivamo essere sfidarci sulla nostra abilità tattica. Chaos Gate – Daemonhunters, invece, gioca molto più sui numeri che non sulla tattica. Per cui, ci il gioco vomita addosso truppe in gran quantità e alla fine ci troviamo spesso accerchiati. Quello che dobbiamo fare è capire quale sia la sequenza di azioni corretta per combinare le forze di tutti i marine e sopravvivere. Ovviamente, anche questo è un modo per stimolare una strategia nel giocatore, ma fatto in maniera sistematica può diventare un po’ frustrante.

A quanto appena descritto si aggiunge anche una meccanica temporale. Durante il gioco, a ogni turno, si accumula nell’ambiente energia Warp. Quando il livello energetico raggiunge un punto critico le truppe demoniache ricevono degli upgrade oppure si apre un portale dal quale emergeranno rinforzi per i nemici. Attenzione, perché l’uso dei poteri psichici dei cavalieri grigi accelera l’accumulo di energia.

La considerazione che ci sentiamo di fare su questo aspetto è che effettivamente c’è nello spirito di Warhammer il mandare i giocatori contro un esercito, e il gioco da tavolo fa esattamente questo. Però, nel gioco da tavolo le truppe nemiche hanno generalmente una potenza visibilmente inferiore agli space marine d’elite. Per cui, parte del divertimento è anche dato dal falcidiare il nemico. Questa stesso [s]bilanciamento in Chaos Gate – Daemonhunters non lo vediamo presente. Uno space marine, infatti, può essere messo in difficoltà anche da un numero piuttosto esiguo di nemici, tradendo un po’ lo spirito del gioco. La nostra ipotesi è che sia una scelta di design imposta dal numero di nemici che possono essere presenti sulla mappa senza che l’interfaccia diventi inutilizzabile.

Una curva di apprendimento anomala

warhammer 40k chaos gate management

La curva di apprendimento di Chaos Gate – Daemonhunters è purtroppo un po’ anomala e, a nostro parere, anche l’unico elemento davvero detraente del gioco. Di solito, ci troviamo di fronte a giochi in cui veniamo accompagnati passo passo in situazioni sempre più complesse e verso la fine del gioco, di solito, incontriamo la massima difficoltà. Con Warhammer 40000: Chaos Gate – Daemonhunters, come abbiamo appurato durante questa recensione, la situazione è diversa.

Chaos Gate – Daemonhunters ci butta immediatamente nella fossa dei leoni. Infatti, le battaglie più dure e importanti risultano essere le prime tre o quattro. In queste battaglie avremo un numero limitato di space marine, pochissime risorse, e una base operativa che necessita di riparazioni. Se riusciamo a superare con successo le prime fasi del gioco la situazione diventa gradualmente più facile. Migliorando le strutture della Editto Funesto, il numero di space marine e il loro equipaggiamento le battaglie diventeranno gradualmente più gestibili e ci ritroveremo quasi a navigare attraverso la storia.

Una storia brutale anche verso il giocatore

Però, purtroppo, la brutalità del gioco nei confronti del giocatore non si ferma alla curva di apprendimento. Infatti, le scelte cha facciamo nelle prime fasi di gioco influenzano in maniera determinante le nostre possibilità di terminare la campagna. Purtroppo, senza esperienza e senza una guida un po’ più classica, le probabilità di fare scelte sbagliate è piuttosto alta. Pertanto, dobbiamo essere pronti all’eventualità di arrivare a un terzo della storia per scoprire che non siamo in grado di progredire e che dobbiamo ricominciare da capo.

Non siamo stati, in tutta onestà, in grado di capire se quanto appena descritto è un difetto di design oppure una scelta dei progettisti. Nel secondo caso, obiettivamente, la cosa cadrebbe anche nello spirito di caos e sofferenza di Warhammer. Tuttavia, come giocatori, abbiamo qualche riserva.

La recensione di Warhammer 40000: Chaos Gate – Daemonhunters in sintesi

Non importa la vostra età, con Warhammer ci avete avuto a che fare in un modo o nell’altro. La sua ricetta, il combattimento brutale e fine a se stesso, viene colta in pieno da Chaos Gate – Daemonhunters. Si tratta di un gioco di strategia a turni nello stile XCOM che, nonostante una curva di apprendimento un po’ anomala, è riuscito ad appassionarci tantissimo. Se vi piacciono i giochi un po’ brutali, non solo come gameplay ma anche nei confronti del giocatore, o se siete appassionati di Warhammer e della suo universo distopico, allora dovreste davvero prendere in considerazione questo titolo per la vostra vostra libreria.

PRO

  • Spirito di Warhammer 40000 colto molto bene
  • Combattimenti intensi e coinvolgenti
  • Meccaniche ben bilanciate

CONTRO

  • Curva di apprendimento molto ripida all’inizio
  • La sfida a volte si trasforma in frustrazione

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Dario Maggiorini

Un boomer con la passione dei videogiochi fin dai tempi di rogue e nethack. Alla fine sono riuscito a farne un lavoro sospeso tra Techprincess e l'accademia. Ho speso gran parte della mia vita a giocare, il resto l'ho sprecato.

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