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La Regina Elisabetta II e il mito (della sua riservatezza)

Come entrare nella storia anche grazie a sobrietà e reticenza

È quasi superfluo ribadirlo, che nella giornata di giovedì 8 settembre la Regina Elisabetta II è morta nella sua residenza scozzese di Balmoral.

La regina aveva 96 anni, ha regnato per 70, ha visto avvicendarsi 15 primi ministri e – all’età di due anni – era stata salutata da Winston Churchill come una bambina dal forte carattere.

Solo due giorni prima di morire, la Regina Elisabetta ha ricevuto la neo premier Liz Truss.

Il mito della Regina Elisabetta II

Cosa si può dire, che non sia già stato detto o che non si dirà in queste ore, sulla Regina? Non c’è prima pagina di giornale né primo servizio di un telegiornale – probabilmente in tutto il mondo – che non parli della sua biografia.

Lei che ha visto, anzi vissuto da protagonista, la storia del Novecento. Curioso anacronismo, una monarca nel cuore di un’Europa sempre più tech e green, la Regina Elisabetta è diventato un mito celebrato non solo dai suoi sudditi, ma anche dall’arte e dall’immaginario contemporanei.

Basterebbe pensare alla mole di film a lei dedicata in questi ultimi anni. I più curiosi, poi, sapranno rintracciare i due video in cui la Regina stessa compare da protagonista, mostrando come al solito classe e humour.

Ma c’è un punto forse ancora poco esplorato del mito della Regina Elisabetta II. Si guardino le copertine dei servizi a lei dedicati. La ritraggono spesso già anziana, ieratica, che si staglia su uno sfondo sobrissimo, dai colori scuri e ben poco adorno di oggetti e oggettini.

Certo, sono immagini adatte a una notizia luttuosa. Ma non solo. Sono anche il riflesso della personalità scabra e riservata della Regina Elisabetta II, che hanno alimentato il suo mito.

piano london bridge morte regina elisabetta

Elisabetta II e la sua fedeltà alla corona

In molti di noi sarà almeno una volta passato per la testa un pensiero, tra il serio e il faceto: la Regina Elisabetta II è destinata a esserci per sempre.

Siamo evidentemente stati smentiti, ma l’ultimo capolavoro di lungimiranza la Regina l’ha compiuto due giorni prima di morire. Quando la neoinsediata premier Liz Truss, che da giovane universitaria di sinistra volantinava chiedendo la destituzione della monarchia, è andata a giurarle fedeltà, e ora guida un Paese in lutto.

Un Paese quasi unanimemente innamorato della Regina: non è un caso se il suo volto e il suo nome sono stati presi in prestito anche dagli artisti più eccentrici e più iconoclasti, da Andy Warhol ai Sex Pistols.

Uno dei motivi del suo successo solido e duraturo va ricercato in una frase, che nel 1947 l’allora ventunenne (e non ancora regina) Elisabetta pronunciò in Sudafrica, ai microfoni della BBC: “Dichiaro davanti a voi tutti che per la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarò con devozione al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale a cui tutti noi apparteniamo.”

E la promessa non sarà mai tradita. La Regina no ha mai sovrapposto la propria persona alla propria carica, guidando con assoluta devozione, appunto, il proprio Paese.

Ma essendo nel contempo sempre capace di captare il presente. Fu lei, ad esempio, che nel 1965  ha ricevuto i Beatles e li ha fatti baronetti. O che nel 1970 ha autorizzato la BBCa riprendere alcune scene di vita quotidiana della famiglia reale.

La Regina Elisabetta II e il mito della sua assenza

Ma c’è di più. Chi si ricorda quella battuta di Ecce Bombo? “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”

In pochi secondi è condensato un manuale a uso di chi volesse vivere da celebrità. Perché non è necessario esternare ogni giorno su qualunque argomento. Anzi: non serve una laurea in psicologia per intuire che dietro un fiume di dichiarazioni fa capolino la paura di essere dimenticati, e quindi un profondo senso di insicurezza. Meglio apparire poco, e in circostanze (e magari con interventi) cruciali.

La Regina Elisabetta II è diventata un mito proprio grazie all’uso accorto e dosatissimo di apparizioni pubbliche e dichiarazioni. Ha fatto parlare gli altri di sé, disinteressandosi bellamente degli eventuali polveroni sollevati. Lei, Regina d’Inghilterra, risiedeva a un livello incommensurabilmente superiore rispetto al chiacchiericcio sui fatti di cronaca spicciola.

Sobrietà e ironia hanno attraversato con lei 70 anni di regno (eccezion fatta, ricordiamolo, per alcuni suoi cappellini meravigliosamente pittoreschi).

Atteggiamento calcolato o indole? Non lo sapremo mai. Ma di certo abbiamo la dimostrazione, vista la sua notorietà planetaria e l’affetto che l’ha circondata e che ancora la circonda, che il suo comportamento le ha dato ragione.

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Elisabetta II. Ritratto di regina
  • Calvetti, Paola (Autore)

L’anti Elon Musk

Non può non venire in mente un paragone tra la Regina Elisabetta II e alcuni celebri personaggi contemporanei. Che sembrano spinti da un impulso quasi ossessivo alla presenza pubblica quotidiana.

Pensiamo a Elon Musk. Che ogni giorno pare debba intervenire sui social per dire la propria su qualunque argomento. Spesso, ammettiamolo, non facendo esternazioni che brillano per lungimiranza, originalità o acume. E arrivando così a dar noia anche al più affezionato dei suoi fan.

La lezione di stile della Regina Elisabetta II, dunque, è stata anche una lezione di retorica. Sanno bene scrittori e registi, infatti, che un colpo di scena ogni tanto fa saltare il lettore (o lo spettatore) sulla sedia. Uno ogni trenta secondi perde la sua efficacia e porta a larghi sbadigli.

Lunga vita all’impareggiabile sobrietà della Regina. Vip, prendete nota.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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