Spesso, anzi, spessissimo su queste pagine ci destreggiamo tra termini che consideriamo scontati: restyling, nuovo modello, joint venture, CKD e cloni. Tutte queste parole identificano tutte la stessa cosa: l’uscita sul mercato di una nuova auto. La nascita di un’automobile non è infatti così scontata: tra miglioramenti, modifiche, stravolgimenti e scopiazzature più o meno lecite, sono tanti i modi in cui un’auto può vedere la luce. E noi ve li spiegheremo tutti qui, su Auto For Dummies, la rubrica che spiega il mondo dell’auto in maniera semplice. Pronti? Accendete le macchine, si produce!
Come nasce un nuovo modello: tutto inedito, restyling, CKD e… copie
Come vi abbiamo raccontato in apertura, la nascita di un nuovo modello non è sempre facile e diretta come ci si potrebbe immaginare. Dietro ogni modello ci sono anni di studi, di accordi, di produttori ma soprattutto di condivisioni. Nel moderno mondo dell’auto, infatti, è sempre più raro trovare automobili al 100% originali. La condivisione di tecnologie è infatti alla base dell’attuale industria dell’auto. Che si parli di motori, tecnologie, di piattaforme modulari, di sistemi ibridi o elettrici o persino di interi modelli, spesso due auto apparentemente molto diverse condividono molte componenti.
Oggi però non ci addentreremo in quello che, fidatevi, è un argomento tanto interessante quanto gigantesco. Oggi ci concentreremo solo sulla nascita di un nuovo modello, da sempre il momento più eccitante di questo mondo. Non è però tutto come ce lo si aspetta. Spesso infatti i non addetti ai lavori pensano ad un’auto appena presentata come una incredibile novità interamente realizzata e progettata da una Casa. Questo spesso è vero, ma non sempre. Sempre più spesso, infatti, diversi costruttori stanno cercando modi “originali” per proporre al pubblico nuovi modelli.
I costi di produzione di un’automobile infatti sono in continua ascesa, soprattutto con il proliferare di sistemi ibridi ed elettrici, molto costosi da sviluppare “in Casa”, senza aiuti esterni. Per questo, sempre più spesso le Case collaborano per la produzione di nuovi modelli. La collaborazione nello stesso gruppo industriale è una costante da decenni. Il Gruppo FIAT, ad esempio, ha sempre condiviso progetti e piattaforme sui suoi marchi, come ad esempio le Alfa Romeo 156, FIAT Marea e Lancia Lybra. Tre modelli molto diversi come estetica ma anche meccanica, ma che sono stati sviluppati a partire dalla stessa base, la FIAT Tipo 2 EVO 3″, con anche marcate differenze tecniche: le sospensioni della 156, ad esempio, erano a quadrilateri alti, molto raffinate, sulla 156, e classiche McPherson su Marea e Lybra.
Per un esempio che arriva dai giorni nostri, basti vedere i modelli medi del Gruppo Volkswagen. Nonostante l’estetica molto diversa, tutte le compatte del Gruppo VAG (Audi A3, VW Golf, SEAT Leòn, Skoda Octavia, e anche i SUV VW Tiguan, Audi Q3 e così via) sono realizzati sulla stessa piattaforma, la MQB.
Oltre a questo però ci sono altre possibilità. Due Case possono collaborare per produrre un’auto insieme, oppure una Casa può produrre su licenza il progetto di un’altra, o infine si può… prendere spunto, più o meno liberamente. e lecitamente Di questo però parleremo nelle prossime puntate: oggi ci concentreremo sulle basi, distinguere un nuovo modello da un piú semplice restyling.
Un nuovo modello: cambia tutto, a volte anche il telaio
Partiamo dal modo più classico con il quale un’automobile nasce: la creazione di un modello tutto nuovo. Nonostante ogni Casa automobilistica definisca ogni prodotto lanciato come “nuovo”, spesso di nuovo sotto il sole non c’è molto, a volte quasi niente. E allora come mai viene chiamata “nuova”? Per attrarre i clienti: voi andreste mai a cercare su un motore di ricerca ad esempio “versione modernizzata e modificata dell’auto X Y”? Non penso: chiunque, anche nel linguaggio comune, definisce ogni nuovo modello come “nuovo”, anche se si tratta di piccole modifiche. Ma allora come si distinguono i modelli totalmente nuovi?
Come vedremo dopo parlando del restyling, in realtà la distinzione non è chiara, in stile bianco o nero. In generale, comunque, un modello nuovo si distingue da quello vecchio per importanti e sostanziali modifiche all’estetica, alla base meccanica, alle dimensioni esterne o interne e alla gamma motori. Spesso infatti da una generazione all’altra cambiano le dimensioni, anche di molto, cambia l’intero telaio di partenza e a volte persino il posizionamento del modello nella line-up della Casa.
Un esempio? La FIAT 500E. La nuova, piccola elettrica torinese è infatti molto diversa dalla precedente generazione del 2007. Intanto, nonostante siano entrambe 500 una è esclusivamente termica, mentre l’altra è disponibile solo come elettrica. Inoltre, il telaio è completamente rinnovato, gli interni sono totalmente rivisti, e l’auto è più lunga di circa 10 centimetri e molto più larga. Cambia anche il posizionamento: la maggiore cura nei dettagli, la tanta tecnologia a bordo e i sistemi di sicurezza di ultima generazione rendono la nuova 500 Elettrica una citycar quasi premium, molto diversa dalla precedente 500, carina e glamour ma a tutti gli effetti una classica utilitaria.
In questo caso, il nuovo modello ha cambiato proprio tutto: il telaio è stato creato da zero per lei, il motore è diverso, l’estetica, seppur conservando una continuità con la precedente, è molto diversa, e anche i contenuti sono tutti cambiati. Un nuovo modello porta a cambiamenti radicali, spesso identificati maggiormente con una nuova piattaforma, che identifica subito la nascita di un modello tutto nuovo, che taglia con il passato o che riprende il precedente modello, migliorandone (si spera) tutti contenuti.
Volete un altro esempio? La nuova BMW Serie 1. BMW rende molto semplice capire quando siamo di fronte ad un nuovo modello: ad ogni nuova generazione, infatti, cambia anche la sigla di progetto, che identifica ogni automobile prodotta dalla Casa bavarese. In questo caso, nel 2019 c’è stato l’avvicendamento tra la Serie 1 F20 e l’attuale F40. E già esteticamente, le due auto sono diversissime: cofano lungo e abitacolo arretrato la prima, cofano corto e tanto abitacolo per la seconda. Ed infatti qui siamo di fronte ad uno dei maggiori cambiamenti degli ultimi anni. Dalla trazione posteriore della Serie 1 F20, la compatta bavarese è passata ad una piattaforma a trazione anteriore, la UKL. In questo caso parliamo, ovviamente, di un modello totalmente nuovo.
Il restyling: tante piccole novità ma la sostanza è la stessa
Quindi, un nuovo modello è nuovo sotto quasi tutti i punti di vista: nuovo telaio, nuovi motori, nuova impronta. Un’auto che taglia con il suo passato. insomma. E il restyling? Questo termine indica un intervento da parte della Casa produttrice più leggero, meno invasivo e rivoluzionante. Un restyling di solito si effettua a metà ciclo di vita di un modello, intorno ai 3/4 anni di presenza sul mercato, e punta a introdurre un’estetica rinnovata, più tecnologia, motori piú efficienti e a volte correggere dei punti poco amati dai clienti.
Un esempio di restyling è rappresentato dalla Volkswagen Golf 7, la generazione uscita di produzione alla fine del 2019. Nata nel 2013, nel 2017, a 4 anni dal lancio, è stata introdotta la versione ristilizzata della Golf 7, definita dagli appassionati 7.5. La piattaforma meccanica è rimasta invariata, così come la linea generale dell’auto: VW ha svecchiato un po’ i fari anteriori e posteriori, introdotto un nuovo paraurti e nuovi cerchi, un classico durante i restyling. Spesso però le piccole modifiche estetiche vengono fatte per “obbligo”, per dare qualcosa in più al cliente finale: le vere modifiche, invece, sono altre.
In questo caso, il restyling ha introdotto una plancia più moderna e meglio rifinita, un nuovo sistema di infotainment, nuovi sistemi di sicurezza attivi, un quadro strumenti digitale e nuovi motori, più parchi ed efficienti. Con questo restyling si sono corretti i difetti del progetto, come gli interni un po’ blandi e i motori non all’ultimo grido, per arrivare con le migliori credenziali al cambio della guardia, la nuova generazione.
Altre volte invece i restyling aggiustano dettagli poco amati dell’auto, a livello di meccanica o, nella maggior parte dei casi, di estetica. Un esempio semplicissimo? Dacia Duster. La prima generazione, nata nel 2010, conquistò tantissimi clienti per il rapporto qualità-prezzo, lo spazio e l’estetica accattivante. I motori però erano poco potenti, e soprattutto gli interni erano a dir poco spogli, tristi e poco interessanti.
Dopo soli tre anni, nel 2013, un restyling ha ravvivato gli interni. Nuovo volante, nuova plancia molto più curata, nuovi comandi per i vetri elettrici. Debuttò anche un inedito sistema multimediale touch, e i motori furono migliorati e raggiunti da un nuovo 1.2 turbo a benzina. Con il restyling, Duster non solo ha limato i suoi difetti, ma è anche diventato incredibilmente più appetibile per molte più persone: il classico esempio di Restyling ben riuscito, con la R maiuscola.
Quando il restyling è pesante: per le Case è un nuovo modello, ma…
Questa è di solito la prassi: un nuovo modello innova in diverse aree soprattutto strutturali, mentre il restyling migliora quello che già c’è. Ci sono però delle eccezioni, restyling che hanno ecceduto con le modifiche, andando a creare un modello molto diverso sulla stessa base, tanto da portare le Case stesse a considerarli nuovi modelli.
Prima di andarci a impelagare in discussioni filosofiche, il modo più semplice per capirlo è fare un esempio a cui tutti noi siamo più che abituati: la FIAT Grande Punto. Questo longevo e molto ben riuscito modello è stato infatti prodotto dal 2004 al 2018, ma in questi 14 anni si sono, secondo FIAT, susseguiti ben tre modelli distinti: l’iniziale Grande Punto, la Punto Evo nel 2009 e la Punto semplice nel 2012, che ha chiuso poi la carriera del modello. Tutte e tre queste iterazioni del modello Punto hanno grandi differenze dal punto di vista estetico. La Grande Punto, disegnata da Giugiaro, è filante, sportiva e ancora oggi molto moderna.
La successiva Punto Evo ha invece grandi paraurti con inserti in plastica e interni molto più moderni e curati, andando a ricercare un look più elegante e maturo. I dubbi del pubblico però hanno portato alla nascita nel 2012 di un secondo restyling, chiamato da FIAT “Nuova Punto”, che però di nuovo aveva ben poco: gli interni della Evo con l’estetica rimaneggiata, più simile alla Grande Punto, più sportiva e dinamica. Anche a livello meccanico le differenze sono poche, anzi pochissime. In 14 anni non è mai cambiato il telaio, sempre il classico FGA Small, il sistema di sospensioni è rimasto uguale: solo i motori sono cambiati, ma non tutti.
Qui, a causa delle sempre diverse normative Euro per le emissioni, diversi propulsori, soprattutto i piú potenti, sono cambiati. Il 1.9 Multijet, ad esempio, ha lasciato il posto al piú moderno 1.6, ancora prima dell’arrivo della Punto Evo, addirittura. E ancora, il 1.4 T-Jet turbo ha lasciato il posto ai nuovi Multiair, e ha poi debuttato una inedita versione a GPL. L’ossatura della gamma, però, è rimasta invariata, con i motori 1.2 e 1.4 benzina, il 1.3 MultiJet e il motore a metano Natural Power. Infine, a livello tecnico l’unica differenza è nella taratura delle sospensioni: più sportiva sulla Grande Punto, più comoda sulla Punto Evo e un compromesso tra le due sulla Punto.
Come vedete, quindi, questo è il più classico esempio di restyling che viene considerato dalla Casa un nuovo modello. Altri esempi? Il più illustre è quello della Volkswagen Golf 6: considerata da tutti un nuovo modello, era in realtà una Golf 5 con un’estetica più elegante, motori più parchi e interni piú curati. Questa parentela strettissima è palese nella versione Wagon: se le versioni berline infatti sono piuttosto diverse, le due Variant sono davvero identiche.
Altri esempi? La Ford Fiesta di quarta generazione, che ha subito un restyling così importante nel 1999 che ancora oggi è considerata un modello a sé stante dall’Ovale, “sballando” tutti i conti delle generazioni successive. O ancora, tornando in Casa BMW, l’unica eccezione al meccanismo “nuovo codice di progetto-nuovo modello” è rappresentato dal SUV Coupé X6. La prima serie di X6 e la successiva generazione, conosciute come E71 e F16, condividono la piattaforma, molti motori e persino le linee generali, soprattutto il taglio del tetto e dei finestrini, pressoché identico.
E le copie? Le joint-venture? E cosa vuol dire CKD?
In definitiva, quindi, un nuovo modello ha componenti fondamentali tutte nuove, mentre un restyling migliora quello che già di buono è presente nella gamma del Costruttore. E le joint venture? Il CKD? E invece i cloni e le copie? Questi sono argomenti per le prossime settimane: per oggi abbiamo concluso qui con l’analisi di come una Casa costruisce una nuova automobile. Cosa ne pensate? Sapevate tutto o vi abbiamo raccontato qualcosa di nuovo? Per non perdervi la prossima puntata sintonizzatevi qui di nuovo il prossimo venerdì, per un nuovo appuntamento con Auto For Dummies! Ciaoo!
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