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Ricerca under 14 e social: l’88% è online, il 50% ritocca la propria immagine

Una ricerca dell’Università di Cassino

A scorrere i nostri articoli, scopriamo di dare da sempre ampio spazio all’intricato rapporto tra i social e i giovanissimi.

Da una parte, sono gli stessi giganti del tech a trovarsi in un complicato equilibrio: sanno bene come le piattaforme social attirino soprattutto ragazzi e ragazzini, ma d’altronde non potrebbero esimersi dallo stabilire regole e argini.

Così, ad esempio, Instagram ha introdotto una procedura (non priva di imperfezioni) per la verifica dell’età degli utenti. E Apple ha attivato, in diversi Paesi tra cui l’Italia, la protezione per i minori su iMessage.

Dall’altra parte ci sono le iniziative pedagogiche, che spesso vedono schierati assieme genitori e docenti. In Italia vi abbiamo da poco parlato di un “accordo educativo” tra duecento famiglie milanesi, in collaborazione con gli istituti Olmi e Rinnovata Pizzigoni. I ragazzi, fino alla terza media, potranno entrare a scuola solo con telefoni di vecchia generazione.

social giovani

I social e i giovanissimi

Sono svariati i report che ci parlano del rapporto tra i giovanissimi e i social network.

Tra questi, uno della Società Italiana di Pediatria analizza 68 lavori scientifici condotti dal 2004 al 2022, che si sono occupato dei rischi dell’uso dei social negli under 18.

Ma il report appena uscito, condotto dall’Università di Cassino, si concentra sull’uso dei social da parte dei giovanissimi. Dove per giovanissimi intendiamo i ragazzini con meno di 14 anni. Ricordando che in Italia solo dai 14 anni in su si può aprire in autonomia un profilo social.

La ricerca dell’Università di Cassino

La ricerca sul rapporto tra social e giovanissimi è stata effettuata dal Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale coordinata da Simone Digennaro, PhD, Ricercatore e Educatore Professionale, Presidente dei Corsi di Laurea in Scienze Motorie. Il campione coinvolto è stato di oltre 2000 ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 13 anni.

Sono in estrema sintesi emerse la tendenza all’iscrizione precoce ai social e la ricerca dell’approvazione sociale.

Infatti ben l’88% degli intervistati ha dichiarato di usare con regolarità i social network. Ma la percentuale sale al 100% tra i tredicenni. Di più: 4 giovani su 10 hanno un profilo pubblico. Spiega Digennaro: “La condivisione di contenuti privati su piattaforme visibili in tutto il mondo, senza il diretto controllo e la supervisione degli adulti, espone il minore a rischi enormi, quali ad esempio cyberbullismo, adescamento online e, più in generale, violazioni della privacy”.

Le piattaforme preferite

La ricerca ci dice che oltre il 50% del campione utilizza per più di due ore al giorno WhatsApp e TikTok. Seguono Instagram, YouTube e Snapchat. Quest’ultima è usata principalmente per modificare foto da postare su altri social.

Tra i giovanissimi il social più in calo è Facebook, mentre Twitter desta scarsa attenzione.

Come usano i social i giovanissimi?

Risponde alla domanda Digennaro: “Osservando i dati emerge quello che in sede di analisi abbiamo definito dualismo fra il corpo fisico, quello a cui siamo destinati per natura, e il corpo rappresentato, quello cioè che vogliamo personalizzare e offrire allo sguardo degli altri”.

Oltre il 50% degli intervistati, infatti, ha modificato almeno una volta una foto prima di postarla. È inoltre interessante notare l’uso che gli under 14 fanno dei filtri presenti sui social: se più del 50% ammette di utilizzarli con lo scopo di migliorare la propria immagine e circa un terzo per osservare come il proprio corpo potrebbe apparire, ben il 42% vorrebbe essere nella vita reale così come appare quando utilizza i filtri.

“I filtri sono diventati strumenti per operare cambiamenti sul proprio corpo, per modificare il proprio aspetto e allinearlo a un’immagine ideale di sé da proiettare all’esterno. Qui emerge chiaramente la questione dell’opposizione tra il sé reale e il sé immaginato.

Emergono dei chiari disturbi a livello dell’immagine corporea – aspetto quest’ultimo essenziale per il benessere individuale – in quanto la costante esposizione a ideali di bellezza e di aspetto fisico irraggiungibili creano un forte contrasto tra la percezione del proprio corpo e il modello a cui si aspira”.

L’ansia di apparire

Sempre in questo senso è emblematico che soprattutto tra le ragazze (lo fa il 75% delle intervistate) ci sia l’abitudine di scattare molte foto per scegliere la migliore da condividere online. “I social concorrono in maniera determinante alla costruzione della reputazione dei giovani e questo appare evidente osservando alcuni trend di utilizzo che mostrano come l’approvazione e il riconoscimento sociale siano al centro delle dinamiche con cui essi espongono la propria immagine”.

Il 50,9% delle giovanissime ha detto di rimuovere il proprio tag dalle foto che non incontrano gradimento. Il 50% delle ragazze invia le proprie foto agli amici prima di condividerle sui social, mentre solo il 30% i ragazzi lo fa.

“Possiamo dunque immaginare che le ragazze subiscano una maggiore pressione dei loro coetanei maschi alla regolazione della propria immagine, oppure che per le prime i social rappresentino un canale preferenziale per farlo, a differenza dei secondi, che potrebbero esprimere quest’esigenza altrimenti”.

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Il tempo trascorso sui social

I giovanissimi stanno sui social in modo prevalentemente passivo. Ovvero, in primis, guardando foto e storie di personaggi famosi.

Le ragazze da una parte trascorrono più tempo dei ragazzi a postare e guardare contenuti che riguardano loro stesse, a dimostrazione di un’attenzione maggiore verso il proprio corpo. Ma dall’altra sono più attratte da post e video del proprio gruppo di appartenenza. Spiega Digennaro che il motivo è “forse la ricerca di modelli socioculturali meno stringenti, per difendersi e bilanciare modelli inarrivabili, o anche un alto bisogno di inserimento e approvazione nella propria sfera sociale. O, ancora, una maggiore propensione a coltivare i legami sociali e una connessione più forte fra mondo dei social e mondo reale”.

Digennaro conclude dicendo che “i social sono diventati ormai veri e propri spazi e dispositivi di costruzione della soggettività e come tali vanno considerati e studiati, se non vogliamo ritrovarci a fare i conti con enormi punti ciechi sulla vita dei ragazzi”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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