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Strange World, l’atipico film di Natale targato Disney

Ebbene sì, strano nel titolo e anche nella sceneggiatura portata sullo schermo. Un mix di valori contemporanei, quale il rispetto per il mondo in cui viviamo, con riferimenti estremamente vicini alla sostenibilità e alla natura, l’ormai immancabile sodalizio con la diversità e l’inclusione di orientamenti sessuali ed etnie. Senza dimenticare il classico tocco fantasy e il tradizionale happy ending, di cui però non vi anticipiamo nulla. Strange World è il titolo del film Disney di animazione che ha prima popolato gli schermi delle sale cinematografiche, per approdare velocemente alla piattaforma streaming di cui il colosso di Topolino è proprietario. Dal 23 dicembre 2022 , a un mese dalla sua uscita al cinema, è dunque su Disney+ questo nuovo film di animazione, che nulla ha a che vedere con i grandi classici solitamente in uscita per Natale. Vediamo insieme i dettagli di questa strana scelta per Disney.

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Strange World, l’incontro – scontro di tre generazioni

In un mondo ancora da scoprire, un vigoroso omone porta con sé una piccola squadra di esploratori, sicuramente meno riscaldati dalla fiamma della scoperta ai limiti dell’incoscienza come lui. Si chiama Jaeger Clade, e con la truppa al suo seguito vi è anche il figlio, che non poteva che chiamarsi Searcher. Sicuramente più assennato, o forse troppo, sin da giovane mostra una forte diversità di pensiero e di istinto rispetto al padre, tanto da decidere non solo di abbandonare la sua rischiosa missione esplorativa, ma riesce anche a convincere e portare con sé tutti gli altri. Tranne Jaeger, creduto morto.

Anche la madre di Searcher, personaggio che non vedremo mai, se non in un fotogramma, e sappiamo solo per sentito dire che ha conosciuto un altro uomo, si è rifatta una vita. Searcher dal canto suo è un abile agricoltore, e vorrebbe che anche il figlio Ethan diventasse bravo quanto lui in tutta Avalonia, nome del continente su cui si trovano e che ricorda lontanamente Avalon di Re Artù. Ma non vi sono altri riferimenti o elementi davvero mitici (forse solo uno mitologico che vedremo tra poco) in tutta la pellicola animata.

Tra politically correct e banalità

Tornando alla trama, durante l’ora e mezza buona di film che ci attende, scopriamo che in realtà Jaeger vive appunto, e non ha perso minimamente il suo lustro di vero esploratore. Permangono i contrasti con il figlio, ma l’ormai anziano (solo anagraficamente) Jaeger scopre di avere molte più affinità con il nipote Ethan. Fatto che colpisce Searcher, non solo perché sembra sentirsi solo e “tradito” dal figlio, in maniera molto sciocca e infantile se vogliamo, ma anche perché non accetta che non desideri proseguire la strada dell’agricoltura per scegliere quella dell’esplorazione. Come suo nonno. Che onta…

STRANGE WORLD

Il tutto viene accompagnato da una missione primaria, quella di salvare il pianeta su cui vivono…entrando al suo interno. Scoprono infatti che il continente altri non è che un essere vivente galleggiante sulle acque di non si sa quale oceano. Ma non si sa nemmeno di preciso che cosa sia l’essere su/in cui vivono, vedendo soltanto un occhio verso la fine del film. Senza spoilerarvi troppo sugli atti conclusivi del cartone animato, Strange World ci ha lasciato davvero con l’amaro in bocca. Molteplici i fattori di questa nostra opinione.

Partiamo dalla classica equazione equlibrata che Disney ormai applica alle sue produzioni. Una buona dose di personaggi multietnici, di varie età e di orientamenti sessuali differenti tra loro. Apprezziamo che l’infatuazione di Ethan per il suo amico Diazo venga portata sullo schermo in maniera del tutto naturale, senza stereotipizzazioni di sorta, ma il problema sta nel contesto in cui viene inserita. Sembra che questo elemento LGBTQ+ sia del tutto messo casualmente, quasi forzatamente, perché ci si sente obbligati a farlo, e di fatto non porta alcun valore aggiunto o essenziale all’economia della trama.

Un mondo strano, ma normalmente fantasy

Guardando infine all’altro aspetto del film, quello più fantasy, Strange World presenta forse un ecosistema originale per collocare la quotidianità dei nostri eroi, ma ordinario per chi apprezza il genere. In alcuni aspetti, onestamente, ci è sembrato di aver assistito alla versione in cartone animato di Pandora, il mondo in cui si ambientano le vicende di Avatar, il cui secondo capitolo non a caso è uscito al cinema circa tre settimane dopo Strange World. Non solo, sembra che ci si rifaccia all’antico mito cinese di Pangu, inerente alla creazione della Terra e tale per cui il corpo di Pangu stesso si trasformò nel Sole e nella Luna, la sua voce divenne il tuono, il suo corpo le montagne e via dicendo.

Il rispetto per la natura e il tentativo costante di abbattere una sorta di batterio che rischia di uccidere questo grosso, grande animale che ospita la comunità di Avalonia è evidente, ma anche qui ben poco approfondito. Non sappiamo nulla dell’essere che li ospita, la missione di salvataggio è del tutto frenetica e ben poco costruita con approfondimenti di sceneggiatura che non ci hanno convinto. Unico guizzo è stato Splat, il piccolo amico gommoso di Ethan che ci accompagna per tutto il tempo come una mascotte, e che a sua volta ricorda Olaf di Frozen per il suo essere totalmente fuori dagli schemi nel comportamento, rispetto agli altri.

strange world jpeg

Per il resto, nessun altro punto di interesse in questo film. Arriviamo ai titoli di cosa con una sola domanda: “e quindi? Finisce così?”. Ci sono tanti quesiti rimasti irrisolti, trattati leggermente e con troppa fretta immotivata, e probabilmente non avranno mai soluzione perché ci auguriamo quasi che non venga prodotto un sequel. Anche perché, a conti fatti, non sappiamo davvero calcolare a quanti spettatori potrebbe interessare. Solo un miracoloso secondo film potrebbe salvare il destino di questo esordio in sordina.

La recensione di Strange World in pillole

Insomma, Strange World è stato un flop dal nostro punto di vista, soprattutto per essere stato girato da Don Hall, regista di titoli animati di ben altro calibro e memorabilità. Tra le sue precedenti opere, Big Hero 6, Oceania, e aver scritto la sceneggiatura di Tarzan. Altre epoche, altre storie, sicuramente altri risultati al botteghino. Per essere il classico film Disney in uscita per Natale, non può decisamente aver raggiunto il successo e la memorabilità di tanti altri cartoni animati lanciati in questo particolare periodo. Ricordiamo ad esempio Soul, recentemente, i due film di Frozen e Rapunzel, per fare un salto nel passato, Aladdin, Hercules e La Sirenetta per tornare addirittura al cosiddetto Rinascimento Disney. Ora, al contrario, ci sembra quasi essere nel Decadentismo Disney, con nostro sommo rammarico.

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