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Streaming illegale nel mirino della Guardia di finanza

Il mercato nero degli abbonamenti minaccia le aziende del settore

Lo streaming illegale è un problema assai diffuso, che complica ancor più un settore incapace di decollare, anche per problemi strutturali.

L’anno di pandemia ha portato a una crescita esponenziale del mercato illecito di abbonamenti illegali alle pay tv e alle piattaforme di contenuti audiovisivi. Dove peraltro il rischio di insidie e frodi è elevatissimo.

Pare che nel 2020 addirittura il 21% degli italiani abbia fruito illegalmente dei canali a pagamento tramite tecnologia Iptv. Iptv è l’acronimo di Internet Protocol Television, un sistema che consente di guardare i canali televisivi sfruttando il protocollo TCP/IP delle connessioni Internet.

Nello stesso anno, quasi 11 milioni di persone hanno utilizzato almeno una volta canali non legali per la visione di film, programmi televisivi o eventi sportivi. La quota di abbonamenti illegali ammonta a 2 milioni.

Gli occhi della Guardia di finanza sullo streaming illegale

Ma ora Guardia di finanza e Polizia postale stanno controllando da vicino questo mercato illegale.

I canali Telegram sono uno dei veicoli in cui si possono trovare accessi a piattaforme a prezzi irrisori, oltre alla condivisione delle password. La possibilità di fruire in più utenti di un solo abbonamento è un ulteriore colpo ai big dello streaming legale.

streaming

L’operazione della Guardia di finanza

Nei giorni scorsi la Guardia di finanza di Varese ha denunciato un settantenne per una rete di vendita di abbonamenti pirata che toccava molte città italiane. Il giro di streaming illegale permetteva la visione fraudolenta di diverse tra le principali piattaforme: da Mediaset Premium a Sky, da Dazn a Disney Channel.

La persona indagata, nei tre anni di attività dal 2017 al 2020, avrebbe guadagnato in modo illecito 500mila euro. E ora è indagato per “contraffazione, violazione della proprietà intellettuale e frode informatica.”

I circa 1.800 sottoscrittori di abbonamenti pirata hanno pagato multe per un totale di 300mila euro e sono stati denunciati per ricettazione. La Guardia di finanza ha intercettato i pagamenti, che avvenivano mediante bonifici bancari o ricariche con carte prepagate.

Curioso che gli abbonamenti sottoscritti, nonostante fossero illegali, in qualche modo contenevano una condizione di vendita che nelle intenzioni avrebbe dovuto liberare il venditore da ogni responsabilità. Veniva infatti comunicato agli acquirenti che “la visione di tali palinsesti televisivi avrebbe potuto comportare loro dei rischi collegati ai diritti esclusivi di diffusione della proprietà intellettuale”.

La maxi operazione di maggio

L’azione della Guardia di finanza di Varese avviene sull’onda lunga di quella, ben più cospicua, dello scorso maggio.

Quando una maxi operazione della Polizia postale contro lo streaming illegale, su richiesta della Procura di Catania, aveva portato all’oscuramento di 1,5 milioni di abbonamenti fuorilegge. L’intervento simultaneo era avvenuto in undici città italiane, e secondo la Polizia postale aveva colpito circa l’80% dello streaming illegale nel nostro Paese.

Lo streaming e il calcio

Un altro dei motivi della crescente attenzione verso gli abbonamenti pirata è il passaggio (almeno parziale) del grande calcio dal satellite allo streaming.

Lo conferma Alberto Mattiacci, Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla Sapienza, a capo di un Osservatorio sulla pirateria audiovisiva in via di attivazione. Mattiacci ha detto: “Con il passaggio del calcio, che è il contenuto pregiato, dal satellite allo streaming la sensazione è che tutti i fenomeni di uso fraudolento siano in aumento. La rete sembrerebbe essere più permeabile rispetto al criptaggio satellitare e c’è il tema della moltiplicazione dell’uso degli account”.

streaming illegale

I problemi dello streaming e il digital divide

Al di là dell’esecrabile pratica di ricorrere allo streaming illegale, va segnalato il fatto che nel nostro Paese le infrastrutture non sembrano ancora pronte a un utilizzo massivo da parte della popolazione.

Sono ben noti i non piccoli disguidi che hanno accompagnato la prima giornata del campionato di calcio di serie A trasmesso da Dazn.

Problemi che, pur di minore entità, si sono verificati anche nelle giornate successive. In due partite trasmesse domenica 24 ottobre, ad esempio, ci sono state alcune interruzioni dell’audio.

Ma, come abbiamo segnalato in un altro articolo, le colpe non sarebbero da attribuire solo alla piattaforma. In questo senso ha un ruolo attivo anche il cosiddetto digital divide, ovvero il divario digitale. Non tutte le zone d’Italia godono della stessa copertura, e non tutti gli italiani hanno la stessa possibilità di accedere alla Rete.

La pirateria è davvero dannosa? Uno studio dell’Unione europea

Periodicamente vengono pubblicati pareri o ricerche secondo le quali, al di là dell’indubbio aspetto illegale, la pirateria e lo streaming fraudolento non porterebbero in concreto danni alle aziende di settore.

Secondo uno studio del 2015 finanziato dall’Unione europea, per esempio, l’incidenza negativa sarebbe minima. Anzi spesso, nel caso dei film, una prima visione pirata ne incoraggerebbe una successiva legale.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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