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Approvato l’AI Act, il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale

Dopo i tentennamenti iniziali

Avevamo scritto, in un articolo di giovedì 7 dicembre, che dopo ben 22 ore di colloqui non si era ancora arrivati a un’unanimità di vedute, e l’AI Act non era ancora stato approvato.

Ci si era dati appuntamento a venerdì 9. E in effetti per appianare tutte le divergenze di idee di ore ne sono servite 36. Dopo di che l’AI Act, la legge europea sull’intelligenza artificiale, ha ottenuto finalmente il via libera da Bruxelles.

Necessità di regolamentazione

L’AI Act nasce dalla sempre più stringente necessità di regolamentare l’intelligenza artificiale, specie da quando l’IA generativa è entrata in modo impetuoso nelle nostre esistenze.

Lo dimostrano prima il documento, firmato da 18 Paesi tra cui l’Italia, contenente alcune norme (non vincolanti) sull’utilizzo dell’IA. E poi l’appello sottoscritto da  34 associazioni culturale italiane in risposta all’idea del nostro governo (condivisa da  Francia e Germania) di lasciare che i produttori di software si affidassero all’autoregolamentazione.

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L’accordo

L’accordo sull’AI Act è arrivato sabato 9 dicembre. Il trilogo (cioè la riunione congiunta di rappresentanti di Consiglio, Parlamento e Commissione) ha appianato i punti di divergenza e adesso c’è unanimità di vedute sul regolamento.

L’AI Act, come leggiamo sul sito ufficiale, è “una proposta di legge europea sull’intelligenza artificiale, la prima legge al mondo sull’IA da parte di un importante organismo regolatore. La legge assegna le applicazioni dell’IA a tre categorie di rischio.”

I punti di divergenza

L’accordo sull’AI Act è stato trovato dopo 36 ore di colloqui, perché alcuni punti tenevano lontani il Parlamento europeo, più rigido, e il Consiglio (espressione dei Paesi).

Soprattutto su due fronti le posizioni non erano allineate, quello del riconoscimento biometrico in tempo reale e quello della polizia predittiva. Ossia la possibilità, attraverso strumenti di IA, di determinare in modo probabilistico da chi, come e dove potrebbe essere commesso un crimine.

Le decisioni

Ha vinto la linea più dura: niente polizia predittiva, e sarà vietato l’uso di intelligenza artificiale basato su caratteristiche sensibili come convinzioni politiche, religiose e razziali.

Le forze dell’ordine potranno utilizzare sistemi di riconoscimento biometrico solo in casi eccezionali. Ovvero la minaccia terroristica imminente, la ricerca di vittime di gravi crimini o la persecuzione di reati gravi.

E il riconoscimento facciale potrà essere “utilizzato rigorosamente nella ricerca mirata di una persona condannata o sospettata di aver commesso un reato grave”.

Proibito il riconoscimento delle emozioni in luoghi di lavoro e istituzioni educative. E stop alle tecniche che mirano a manipolare il comportamento umano.

Per quanto riguarda i sistemi di IA ad alto impatto, come GPT-4, i produttori dovranno garantire la massima trasparenza sui processi di addestramento.

Si innalzeranno i livelli di attenzione su copyright e la privacy, con l’introduzione di un’etichetta digitale invisibile che certificherà se un’opera sia stata creata dall’intelligenza artificiale.

Sarà poi creato un ufficio ad hoc sull’intelligenza artificiale, con sede a Bruxelles.

Le sanzioni

Le aziende che non rispetteranno gli obblighi imposti dall’AI Act riceveranno multe a partire da 35 milioni di euro o dal 7% del fatturato annuo globale (il più alto dei due valori) per le violazioni delle applicazioni di IA vietate; 15 milioni di euro o il 3% per le altre violazioni, e 7,5 milioni di euro o l’1,5% per diffusione di informazioni non corrette.

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I tempi

Quello raggiunto al trilogo di Bruxelles è un accordo di massima sull’AI Act. Ora si dovrà lavorare al testo definitivo, che dovrebbe entrare in vigore entro due anni.

Entro 6 mesi, tuttavia, verranno già proibiti gli usi più pericolosi dell’IA. Nel frattempo la Commissione lancerà un Patto per l’IA (AI Pact), tra sviluppatori europei e di tutto il mondo, che si impegneranno ad attuare gli obblighi dell’AI Act prima delle scadenze legali.

Ricordiamo che il regolamento europeo sull’IA, proposto dalla Commissione europea nell’aprile del 2021, ha avuto nel mese di giugno l’ok dal Parlamento europeo, che ha portato al trilogo dei giorni scorsi.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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