Accedere a Twitter dalla Russia ora è più sicuro

Twitter e Tor insieme per superare la censura.
Non è esattamente così che la piattaforma social ha presentato la sua ultima novità ma, in sostanza, è a questo che serve. Il social network ha lanciato una sua versione .onion, ossia pensata per sfruttare il protocollo Tor e garantire così sicurezza e anonimato.

Twitter e Tor insieme: cosa vuol dire?

Facciamo un passo indietro.
Che cos’è Tor?
E’ l’acronomico di The Onion Router ed è un software libero che permette l’accesso anonimo alla rete grazie all’utilizzo di uno specifico protocollo. Il suo scopo è rendere molto più difficile il tracciamento dell’attività di un utente in rete, così da salvaguardare tanto la privacy quanto la libertà del singolo.

Nel corso del tempo Tor è diventato anche uno strumento per l’accesso al dark web – allargando di parecchio il concetto di “libertà personale” – e uno strumento con cui aggirare la censura.
Quest’ultimo aspetto è quello che ha indubbiamente catturato l’attenzione di Twitter, che ha deciso di chiedere aiuto ad Alec Muffett, specialista della cybersecurity ed esperto di Tor.
Insieme a lui la piattaforma ha dato vita ad una versione del proprio sito che termina con .onion, quindi pensata per essere utilizzata con il browser Tor.

Certo, volendo un utente potrebbe usare quello stesso browser e andare su Twitter.com ma la versione .onion garantisce un ulteriore livello di protezione: “La posizione dei servizi Onion e l’indirizzo IP sono nascosti, rendendo più difficile la censura o l’identificazione degli utenti – spiega Tor – Tutto il traffico tra un utente Tor e un servizio onion sfrutta la crittografia end-to-end, quindi non avete bisogno di collegarvi usando i servizi HTTPS.”

Twitter invece non ha rilasciato nessuna dichiarazione a riguardo ma sembra evidente la correzione con quanto sta accadendo in Russia, con il servizio che subito dopo lo scoppio della guerra ha visto il governo di Putin limitare l’accesso alla propria piattaforma.
Il social aveva dichiarato di essere al lavoro su una possibile soluzione per garantire a tutti l’accesso e questa potrebbe essere la risposta.

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