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The Tender Bar: com’è il film di George Clooney con Ben Affleck

The Tender Bar è disponibile su Amazon Prime Video

A un anno di distanza dalla fantascienza apocalittica di The Midnight Sky, George Clooney torna alla regia con The Tender Bar, delicato racconto di formazione basato su Il bar delle grandi speranze di J. R. Moehringer, disponibile da qualche giorno nel catalogo di Amazon Prime Video. Seguendo le vicende autobiografiche narrate nel libro da Moehringer, giornalista e scrittore vincitore del premio Pulitzer, The Tender Bar mette in scena la giovinezza del protagonista (interpretato da Daniel Ranieri e Tye Sheridan), spesa alla perenne ricerca di una figura maschile di riferimento e di un’ispirazione per comprendere quale strada prendere nella vita.

The Tender Bar: il delicato racconto di formazione di George Clooney

Photo: CLAIRE FOLGER

Negli anni ’70, il piccolo J. R. trascorre buona parte del proprio tempo fra l’affollata casa del burbero nonno (il solito formidabile Christopher Lloyd) e il The Dickens Bar, gestito con brio e abnegazione dallo zio Charlie (Ben Affleck). Proprio quest’ultimo, autore di alcune memorabili massime («Non picchiare mai una donna, in nessuna circostanza. Neanche se ti pugnala con le forbici») diventa inaspettatamente un’anomala figura di riferimento per J. R., che soffre enormemente la lontananza e la latitanza dell’anaffettivo padre, impiegato in una radio di New York. Con il carisma e la schiettezza derivanti dalle infinite ore spese nel suo bar, Charlie spinge il protagonista verso la sua strada di giornalista e scrittore, compensando al tempo stesso le tante mancanze della famiglia disfunzionale di J. R.

È Charlie infatti a dare a J. R. i primi stimoli letterari, disseminati in un locale letteralmente dedicato a Charles Dickens, ed è lo stesso zio a inculcare al piccolo lo stimolo per le autobiografie («Stanno andando molto»), dando il via a una gag ricorrente di The Tender Bar, chiaro collegamento allo stesso libro su cui è basato il film e soprattutto a Open, celebre autobiografia di Andre Agassi curata dallo stesso J. R. Moehringer. Dopo quella in Tornare a vincere, Ben Affleck dà vita a un’altra prova capace di risollervare un’intera carriera, che potrebbe condurlo anche verso un primo meritato Oscar per la recitazione dopo i due ottenuti per la sceneggiatura originale e per il miglior film (rispettivamente per Will Hunting – Genio ribelle e Argo).

Il suo Charlie è un inno alla fallibilità e alle seconde occasioni, viva testimonianza del fatto che nessuna persona è un fallimento, e che anche da dietro il bancone di un modesto bar è possibile influenzare, ispirare e prendersi cura di altre vite.

Il ruolo di mentore

Photo: CLAIRE FOLGER

The Tender Bar non dice nulla di nuovo, ma lo dice con l’eleganza e il garbo tipici dei feel-good movies, che spesso sono capaci di risollevarci dai momenti più negativi della vita. Inevitabile però notare l’assenza dall’intreccio di un vero e proprio momento di conflitto per J. R., che appare sempre abbastanza passivo rispetto agli eventi che lo coinvolgono, come la malattia della madre, il difficile rapporto col padre o i suoi primi passi nel mondo del giornalismo. Particolarmente deboli risultano inoltre i passaggi dedicati alla formazione sentimentale del protagonista e al suo tira e molla con la coetanea Sydney, che poco aggiungono a un racconto il cui cuore risiede nel The Dickens Bar e in quelle sobrie ma decise spinte impartite dallo zio Charlie a J. R. nelle varie fasi della sua crescita.

In una stagione cinematografica piena di buoni titoli e orientata verso altre atmosfere e diverse tematiche, forse The Tender Bar faticherà a lasciare il segno, nonostante l’ampia platea garantita da Amazon Prime Video. Resta però il prezioso messaggio che ci impartiscono le pagine di Moehringer e la misurata regia di Clooney: non è la genealogia a stabilire i ruoli di mentore e allievo, ma le dinamiche che si instaurano strada facendo fra le persone che hanno bisogno di aiuto e quelle che, nonostante i problemi e le limitazioni, scelgono di esserci e di scommettere sempre su chi gli sta accanto. Un tema che tocca da vicino chiunque e che trasforma un racconto intimo e strettamente personale in una storia universale, da cui è confortante farsi ammaliare.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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