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Ticket to Paradise: com’è il film con George Clooney e Julia Roberts

Ticket to Paradise è nelle sale italiane dal 6 ottobre, distribuito da Universal Pictures.

Dopo la sbornia di commedie romantiche degli anni ’90 e 2000, Hollywood ha apparentemente dimenticato questo glorioso filone, che affonda le proprie radici nel cinema narrativo classico e attraversa le epoche e i mutamenti sociali, cambiando protagonisti ma rimanendo sempre fedele a una precisa idea di cinema e narrazione. Uno schema apparentemente semplice da replicare, fatto di due o più volti familiari al grande pubblico, una serie di bizzarri personaggi di contorno, un paio di potenti insegnamenti morali di fondo e l’inevitabile lieto fine, con l’optional di qualche location suggestiva. Il vuoto di rom-com dell’ultimo periodo (con qualche meritevole eccezione) ci dice che forse questo schema così semplice non è. Prova a colmare questa lacuna Ticket to Paradise, da oggi nelle sale italiane.

Ol Parker (Marigold Hotel, Mamma Mia! Ci risiamo) riunisce due star di caratura mondiale come Julia Roberts e George Clooney (di nuovo insieme dopo i primi due Ocean’s Eleven e Money Monster – L’altra faccia del denaro) per una rom-com dall’ambientazione esotica (Ticket to Paradise è ambientato a Bali ma girato in Australia), in cui le star interpretano gli ex coniugi David e Georgia, uniti solo dall’amore per la loro figlia Lily (Kaitlyn Dever). Il destino torna beffardamente a bussare alla porta dei due quando Lily, in vacanza dopo la conclusione degli studi, si innamora di un giovane coltivatore di alghe e decide di convolare a nozze con lui.

La vita nelle spiagge indonesiane è indubbiamente affascinante, ma ben lontana dagli standard che David e Georgia immaginavano per Lily. I due acerrimi nemici si trovano così a fare squadra in rotta verso Bali, per impedire alla figlia di commettere il loro stesso errore.

Ticket to Paradise: George Clooney e Julia Roberts in un’esotica commedia romantica

Ticket to Paradise 2
Photo Credit: Universal Pictures

Ticket to Paradise non vuole né sovvertire le regole non scritte della rom-com, né sorprendere lo spettatore con svolte narrative imprevedibili o con un approccio originale alla materia. L’intento di Ol Parker è chiaramente quello di trarre il meglio dalla storia di questo filone (la scelta degli interpreti, e in particolare del volto per eccellenza delle commedie romantiche Julia Roberts, è tutt’altro che casuale) e di fare sentire nuovamente lo spettatore a proprio agio all’interno di dinamiche così rodate e consolidate da rendere evidenti già dopo pochi minuti l’intreccio, le svolte narrative e soprattutto la conclusione della storia.

Chi considera la rom-com un genere privo di dignità artistica, difficilmente cambierà idea con Ticket to Paradise. L’approccio di Ol Parker è decisamente convenzionale e basato quasi esclusivamente sulla verve comica dei suoi due assi nella manica, che lo ripagano con una serie di battibecchi e siparietti dai tempi comici semplicemente perfetti. Prevedibilmente, le due star passano dal ruolo di spalle a quello di veri e propri protagonisti del racconto, mettendo in secondo piano non solo il nascente amore fra Lily e il suo futuro sposo Gede (Maxime Bouttier), ma anche i vari personaggi secondari, fra cui spicca la figlia della compianta Carrie Fisher Billie Lourd, che avrebbe meritato maggiore spazio.

Al di fuori di Julia Roberts e George Clooney, le gag non brillano certo per l’originalità, e si concentrano soprattutto sulle differenze culturali e linguistiche fra Occidente e Bali e sul contrasto fra la bellezza delle location e i pericoli scaturiti dalla fauna locale.

Julia Roberts e George Clooney formidabili come sempre

Ticket to Paradise 3

Non del tutto a torto, si potrebbe asserire che senza Julia Roberts e George Clooney Ticket to Paradise sarebbe solo una dozzinale commedia destinata a rimpolpare in sordina il catalogo di qualche piattaforma. Ma Julia Roberts e George Clooney ci sono e, com’è lecito aspettarsi, quando sono in scena non ce n’è davvero per nessuno. Non è una mera questione di star power, ma di approccio e controllo delle dinamiche di un genere che, come dicevamo poc’anzi, non è affatto semplice.

I due sono del tutto a loro agio e la chimica reciproca è così evidente da rendere i loro personaggi veri, tridimensionali e fondamentalmente indistinguibili dal vero (e i bloopers sui titoli di coda lo dimostrano). Solitamente al cinema non c’è niente di peggio che intuire in anticipo cosa succederà e come succederà, per poi ritrovare sullo schermo una rappresentazione invariata della nostra immaginazione. George Clooney e Julia Roberts distruggono questa regola a forza di sguardi ammiccanti, di sorrisi radiosi e di irresistibili tic, trasformando anche una partita di birra pong e una serie di balli in momenti di puro e radioso cinema, davanti al quale è difficile non restare sinceramente incantati.

Una sorta di magia cinematografica, che ci fa chiudere gli occhi su alcuni evidenti problemi narrativi, come il fatto che i due “nemici” lo siano più a parole che nelle azioni e che la loro stessa riottosità al matrimonio di Lily sia decisamente blanda e ondivaga.

Ticket to Paradise e il mondo post-covid

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Come accennavamo in apertura, una delle regole delle commedie romantiche vuole che ci sia almeno un insegnamento morale da trarre. Ticket to Paradise non fa eccezione, mettendoci di fronte al perpetuo scontro generazionale che vede i genitori opporsi ai possibili errori dei figli, per poi rendersi conto che quelli che sembravano sbagli sono in realtà inevitabili manifestazioni dell’imprevedibilità della vita. Ben sviluppata anche la rappresentazione di un maschio goffo, sull’orlo di una crisi di nervi e complessivamente sempre meno risolto della donna, portato in scena dal solito convincente Clooney.

Fra le righe, emerge inoltre un tema particolarmente calzante con il mondo post-covid, sintetizzato dalla rinuncia alla carriera e alla metropoli da parte di Lily in nome di un’esistenza più umile ma meno stressante a contatto con la natura. Il valore aggiunto di un’opera tutt’altro che perfetta e rivoluzionaria, capace però di riconciliarci col cinema fieramente popolare e genuinamente commerciale, di cui abbiamo un disperato bisogno.

Ticket to Paradise è nelle sale italiane dal 6 ottobre, distribuito da Universal Pictures.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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