Semplificando al massimo, si potrebbe dire che l’inventore del Web ha deciso di metterlo all’asta.
Spieghiamoci meglio e chiariamo i contorni della vicenda. Timothy John “Tim” Berners-Lee è un informatico inglese insignito nel 2016 del premio Turing per aver inventato, assieme al collega Robert Cailliau, nientemeno che il World Wide Web.
Ebbene: Tim Berners-Lee ha oggi deciso di vendere all’asta il primo codice sorgente del Web, da lui creato più di trent’anni fa al Cern di Ginevra. E non solo: il codice sarà venduto sotto forma di NFT, i Non Fungible Token, che vi abbiamo illustrato in un altro articolo.
Ma andiamo con ordine.
Tim Berners-Lee e l’invenzione del Web
Era il marzo del 1989 quando, in una stanza del Cern di Ginevra, a Tim Berners-Lee è venuta un’idea. Quale? Quella di creare una piattaforma per condividere contenuti via Internet. La rivoluzionaria ipotesi di un luogo virtuale di sapere democratico e condiviso poco per volta ha preso forma, e oggi si celebra il 13 marzo come ricorrenza della nascita del World Wide Web.
L’allora trentatreenne Tim Berners-Lee ha redatto un documento, che ha intitolato Information Management: A proposal. Lo ha fatto leggere ad alcuni colleghi. Il suo capo, Mike Sendall, ha commentato: “Vago, ma eccitante”.
Tim non si è perso d’animo, e per due anni ha lavorato al suo progetto assieme a Robert Cailliau.
Ed ecco che il 6 agosto del 1991 i due hanno messo online il primo sito web della storia, info.cern.ch. Che in occasione del trentennale del Web è stato riproposto dal Cern.
Il Web per tutti
Due anni dopo, nel 1993, con il via libera del Direttore generale del Cern il Web diventa una piattaforma open source. Chiunque può sfruttarla e creare nuovi strumenti in modo gratuito.
E la crescita della piattaforma è stata immediatamente esponenziale: nel 1995 i siti Internet nel mondo sono già venticinquemila. Nell’anno successivo, il 1996, il numero si moltiplica per dieci. Nel 1999 si raggiunge il primo milione di siti. E nel 2014 il primo miliardo.
Da una visione libertaria a una casa d’aste
Alla base della strepitosa intuizione di Tim Berners-Lee c’è dunque un impulso quasi libertario, per favorire uno scambio di informazioni e di conoscenza senza scopo di lucro. Il brevetto del Web, per fare un esempio, non è mai stato depositato.
Ma oggi la posizione del sessantaseienne Tim sembra essere mutata radicalmente.
Sua intenzione è infatti quella di mettere all’asta il codice sorgente del primo browser della storia. E di farlo in una modalità clamorosa per due motivi.
Intanto, la sua scelta è ricaduta sulla casa d’aste Sotheby’s di Londra. Fondata nel 1744, Sotheby’s è una delle più prestigiose del mondo.
Inoltre, l’informatico metterà all’asta il codice sorgente sotto forma di NFT, acronimo di Non Fungible Token.
Cosa sono gli NFT
Ricordiamo che gli NFT sono token crittografici (criptovalute) non fungibili. Al contrario dei Bitcoin, cioè, non sono interscambiabili, e valgono proprio per la loro unicità. Il possessore di ogni pezzo unico può vantarne la proprietà digitale.
Nasce così la criptoarte, che si basa sulla blokchain. Ovvero su un file crittografato contenente dei metadati. Ogni blocco di metadati corrisponde a un NFT, di cui si può identificare il proprietario.
Il mercato della criptoarte è cresciuto negli ultimi anni, sino a raggiungere lo scorso marzo la cifra record di 69.346.250 dollari. Con i quali è stato acquistato The First 5.000 days di Beeple, nome d’arte del graphic designer trentanovenne americano Mike Winkelmann.
Il World Wide Web all’asta
Da Sotheby’s, Tim Berners-Lee metterà all’asta quattro articoli che comporranno un unico NFT. L’opera includerà i file originali con data e ora del codice sorgente scritto per il progetto, una visualizzazione animata della durata di 30 minuti di Berners-Lee che scrive il codice, una sua lettera sul processo creativo e un poster digitale del codice. Sotheby’s ha annunciato l’opera come “l’unica copia firmata del codice per il primo browser web esistente”.
Le offerte dureranno dal 23 al 30 giugno, a partire da una base d’asta di 1.000 dollari. Va detto che il ricavato della vendita finanzierà le iniziative benefiche di Berners-Lee e di sua moglie Rosemary.
- Mondelli, Alessandro (Autore)
La dichiarazione di Berners-Lee
Tim Berners-Lee ha detto al Financial Times che gli NFT sono come la copia autografata di un libro. E che “sono il modo ideale per confezionare le origini del web”.
Poi ha aggiunto: “È l’occasione per guardare indietro a trent’anni dal codice iniziale che era molto, molto semplice. Fino allo stato del web oggi, che ha ancora alcuni aspetti meravigliosamente semplici, ma ha anche un sacco di problemi di vario tipo”.
Tim individua profonde similitudini tra la sua idea di Web e la blokchain, una rete decentralizzata e libera.
Insomma: quando, nel suo ufficio del Cern, trentadue anni fa Tim Berners-Lee stava ideando la Rete, non aveva certo in mente l’attuale monopolio di pochi giganti.
Forse, il sogno libertario dell’informatico inglese ha solamente scelto un nuovo e più praticabile terreno.
Leggi anche: Crolla il mercato degli NFT, calo del 90%
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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