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TIM ringrazia le Autorità per l’operazione “Data Room”

L'operatore ha voluto esprimere un ringraziamento verso l'Autorità Giudiziaria e la Polizia di Stato per aver portato a termine l'operazione "Data Room"

TIM ha voluto ringraziare l’Autorità Giudiziaria e la Polizia di Stato – Polizia Postale e delle Comunicazioni – per aver portato a termine con successo l’operazione “Data Room”. L’indagine, relativa alla divulgazione e commercio abusivo di dati anagrafici e numeri telefonici della clientela, ha portato all’arresto di alcuni dipendenti che hanno commesso l’illecito.

TIM ringrazia le Autorità per l’operazione “Data Room”

Nel comunicato ufficiale diramato dall’azienda si legge:

TIM desidera esprimere il più vivo ringraziamento all’Autorità Giudiziaria e alla Polizia di Stato – Polizia Postale e delle Comunicazioni – per aver portato a termine con successo l’indagine relativa alla divulgazione e commercio abusivo di dati anagrafici e numeri telefonici della clientela. Grazie ai provvedimenti adottati dal GIP del Tribunale di Roma si chiude oggi una vicenda grave che proprio TIM aveva denunciato alla Procura della Repubblica di Roma un anno fa, a seguito di una accurata indagine interna.

A seguito dei provvedimenti decisi dalla magistratura, TIM ha subito proceduto con misure disciplinari nei confronti del personale coinvolto e si costituirà parte civile nel processo in quanto parte lesa. I fatti oggetto dell’indagine rappresentano da tempo un fenomeno grave che arreca danni significativi non solo al Gruppo ma all’intero settore delle telecomunicazioni, alterando le regole della libera concorrenza.

TIM precisa infine che, oltre ad aver collaborato fattivamente con gli inquirenti nel corso di tutto il periodo dell’indagine, ha inviato segnalazioni sul tema all’Agcom al fine di proteggere al meglio la sua clientela.”

Durante l’operazione è emerso che alcuni dipendenti TIM effettuavano degli illeciti, introducendosi nelle banche dati dell’operatore. Così facendo entravano in possesso di dati sensibili, che vendevano poi ai call center. Il furto ha interessato più di un milione di dati e alcuni dipendenti sono già stati messi agli arresti domiciliari.

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