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Oggi è la Giornata mondiale della salute mentale. Il ruolo dei social sempre più centrale

Ricorrenza istituita nel 1992

Oggi, 10 ottobre, si celebra per la trentunesima volta la Giornata mondiale della salute mentale, o World Mental Health Day.

Scopriamo quando e perché la Giornata è stata istituita. Considerando due elementi che, negli ultimissimi anni, hanno dato alla ricorrenza un particolare significato. Uno è di certo rappresentato dalla pandemia da Covid-19, che – specie durante i mesi del lockdown – ha dato luogo a una vasta gamma di difficoltà psicologiche esplicite o striscianti. Causate da quello che, con un vocabolo davvero esplicito, in italiano è stato chiamato confinamento. Secondo l’OMS, già prima del Covid una persona su 8 soffriva di disturbi mentali. Ma “le stime dicono che l’aumento dei disturbi d’ansia e di quelli depressivi sia stato di oltre il 25% durante il primo anno della pandemia.”

Ci sono poi i social media, sempre più strumento di uso quotidiano, spesso troppo sbrigativamente additati a causa di tutti i mali, soprattutto della degenerazione dei giovani e giovanissimi.

Vediamo, anzitutto, cos’è la Giornata mondiale della salute mentale.

giornata mondiale salute mentale

La Giornata mondiale della salute mentale

La Giornata mondiale della salute mentale nasce nel 1992 per iniziativa di Richard Hunter, che allora ricopriva la carica di vicesegretario generale della Federazione mondiale per la salute mentale.

Obiettivo della ricorrenza è aumentare la consapevolezza dei problemi di salute mentale in tutto il mondo e mobilitare gli sforzi a sostegno della salute mentale.

Supportata dall’Organizzazione mondiale della Sanità, dal 1994 la Giornata mondiale della salute mentale si concentra ogni anno su un tema specifico.

L’edizione 2023

Il tema del 2023 della Giornata mondiale della salute mentale è “Mental Health is a universal human right” (“La salute mentale è un diritto umano universale”).

Sulla pagina dell’OMS dedicata alla Giornata leggiamo, tra l’altro, che “la salute mentale è un diritto umano fondamentale per tutte le persone. Tutti, chiunque e ovunque si trovino, hanno diritto al più alto livello possibile di salute mentale. Ciò include il diritto a essere protetto dai rischi per la salute mentale, il diritto a cure disponibili, accessibili, accettabili e di buona qualità, e il diritto alla libertà, all’indipendenza e all’inclusione nella comunità.”

Inoltre, “avere una condizione di salute mentale non dovrebbe mai essere un motivo per privare una persona dei suoi diritti umani o per escluderla dalle decisioni sulla propria salute. Eppure, in tutto il mondo, le persone con problemi di salute mentale continuano a subire un’ampia gamma di violazioni dei diritti umani. Molti sono esclusi dalla vita comunitaria e discriminati, mentre molti altri non possono accedere alle cure di salute mentale di cui hanno bisogno o possono accedere solo a cure che violano i loro diritti umani.”

Il ruolo dei social

Dicevamo in apertura di articolo che i social sono spesso indicati come la principale causa dei problemi psicologici dei più giovani.

Ed è un atteggiamento vergognosamente autoassolutorio, perché a fare certe dichiarazioni sono le figure (gli insegnanti, gli esperti, e prima ancora i genitori) che dovrebbero vigilare su un uso qualitativamente e quantitativamente accorto dei social stessi da parte di ragazze e ragazzi.

Potremmo citare innumerevoli studi da cui i social network escono come veicoli di dipendenza, depressione e ansia. E altri in cui viene elogiato il loro ruolo di aggregatori, seppur virtuali. E sospettiamo che… siano tutti studi attendibili. Perché, ancora una volta, lo strumento di per sé è neutro, ma dipende da come lo si utilizza.

Ad esempio il fenomeno del vamping, per cui giovani e giovanissimi passano le notti sui device (diventando, appunto, alla stregua di piccoli vampiri) non è una disdetta a cui dobbiamo rassegnarci. Ma semmai un problema da affrontare, in famiglia e a scuola.

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I social per la Giornata mondiale della salute mentale

Tutte le maggiori piattaforme social hanno già diversi strumenti che permetterebbero ai genitori un ruolo meno passivo (ci riferiamo ai filtri su cosa e quanto guardare). Anche se niente è consigliabile come il dialogo continuo. E magari il buon esempio: un genitore che sgrida il figlio per la troppa esposizione al device, e lo fa mentre invia un messaggino in chat, non è troppo credibile.

Altri strumenti si possono attivare per rendere la fruizione meno assolutizzante: molti social danno ad esempio la possibilità di impostare una pausa dopo un certo numero di navigazione.

Oltre a ciò, un social come Instagram in occasione della Giornata mondiale della salute mentale ha implementato oltre 30 funzionalità destinate a giovani e giovanissimi. Tra queste,  la possibilità di nascondere commenti offensivi, quella di gestire la visibilità dei Mi piace. Si possono poi personalizzare i contenuti, escludendo quelli non desiderati.

Si possono inoltre bloccare alcuni utenti, impostare restrizioni e segnalare contenuti, commenti o profili inappropriati.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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