Lo scorso luglio è stato presentato Crime Training, un software che permette di ricostruire la scena di un crimine esplorandola attraverso un’esperienza immersiva con un visore VR (realtà virtuale).
La tecnologia si è spesso messa al servizio delle forze di Polizia e delle Scienze Forensi agevolando il lavoro di operatori ed investigatori che sono chiamati a scoprire la verità. L’utilizzo della ricostruzione 3D ne è un esempio. Ma che differenza c’è tra 3D e Realtà Virtuale e come vengono utilizzati questi strumenti?
Ricostruzione 3D vs Software per la Realtà Virtuale
Con l’utilizzo del 3D si ricostruisce la scenografia tridimensionale del delitto. Per farlo si usa una stanza e si posizionano uno o più operatori che si muovono all’interno dello spazio con una tuta dotata di sensori, riproducendo l’azione criminosa. Questo serve per consentire di animare degli “avatar” che diventeranno poi i protagonisti di quella scena virtuale, come se fossero le persone che si trovavano sul luogo del crimine. Sarà così possibile andare avanti e indietro nel tempo per rivedere virtualmente i fatti.
Per risolvere un cold case italiano, infatti, si è ricorso alla “Analysis of Virtual Evidence”. Si tratta di una tecnica di comparazione tridimensionale. Dopo molto tempo l’unico elemento a disposizione degli investigatori era un video ritraente la vittima con ai piedi le stesse calzature, che presentavano macchie di sangue la sera dell’omicidio. Si sono dunque comparati i frame estratti dal video con un ambiente virtuale tridimensionale dove la scansione laser ha trasformato la scarpa da prova fisica a prova digitale. Sovrapponendo poi la virtual evidence alle immagini registrate, si è potuto determinare con assoluta certezza che sulle scarpe riprese nel video non erano presenti le macchie di sangue riscontrate il giorno dell’omicidio.
Ecco il video pubblicato dalla Polizia di Stato:
Con il software per la realtà virtuale, attraverso il visore, non si assiste all’azione che si ripete ma si può interagire con la scena del crimine. Questo perché attraverso il software si ricostruisce la scena del crimine, così come cristallizzata dalla Polizia Scientifica, creando percorsi virtuali guidati in cui si possono simulare le stesse azioni che si compirebbero nella realtà. È possibile, quindi, ispezionare l’ambiente, visionare la scena, effettuare rilievi, raccogliere oggetti, aprire cassetti e armadi, andare a caccia di tracce e prelevarle. In sostanza, si può interagire con la scena e con tutti gli oggetti presenti.
Scena del crimine: come funziona Crime Training?
Basta indossare un visore VR (una maschera con occhiali speciali, lo stesso usato per giocare) e due dispositivi molto simili ai joycon della Wii per ritrovarsi dentro la scena del crimine. I joycon permettono all’utente di scegliere fra una serie di strumenti da utilizzare (lampada per illuminare, tamponi, macchina fotografica, luminol o luce blu per mettere in chiaro le tracce).
Chi può utilizzare questi strumenti?
Le Forze dell’Ordine hanno già la possibilità di riprodurre in 3D la scena del crimine. Hanno quindi un quadro più immersivo dell’azione rispetto alla semplice prospettiva data da una fotografia o da un video, potendo esplorare i diversi punti di vista dei soggetti che hanno partecipato all’azione criminosa o ricostruire delle tracce in modo virtuale e analizzarle. Il sistema, abbiamo detto, è già testato su cold case (omicidi irrisolti) e vicende complesse di omicidio.
Chi può, invece, usare il software Crime Training? Il software è utilizzato a scopo formativo. In ambito didattico è sicuramente una prospettiva utile sotto più fronti. Lo studente alle prime armi oltre ad entrare in contatto diretto con la scena e con gli errori da non compiere, riesce anche a prepararsi all’impatto emotivo sicuramente forte che accompagna un mestiere così complesso.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi della Realtà Virtuale?
“Tra i vantaggi dell’utilizzo di un software per la realtà virtuale troviamo la possibilità, per uno studente, di condurre un’ispezione visiva senza entrare fisicamente nella scena del crimine. Nei corsi di formazione in materia di Scienze Forensi è chiaramente impossibile l’interazione con tali ambienti.” ha detto la Dott.ssa Roberta Bruzzone, Psicologa Forense e Criminologa Investigativa, Presidente dell’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi. Con il software VR, quindi, si può guidare lo studente attraverso l’attività di sopralluogo simulata.
“Tra gli svantaggi nell’utilizzo al di fuori della didattica, c’è sicuramente da menzionare la limitazione pratica che un visore ed un software comportano in un’attività complessa come quella del sopralluogo tecnico. Attività che difficilmente può essere sostituita da una sola riproduzione artificiale ma che richiede una presenza effettiva sulla scena.” ha concluso la Dott.ssa Roberta Bruzzone.
La tecnologia sta sicuramente offrendo il suo grandissimo contributo e l’analisi delle prove scientifiche diventa sempre più Hi-Tech. Resta però che qualsiasi evento criminoso è da considerarsi come l’insieme di moltissimi elementi, non solo fisici e, a volte, anche di più scene del crimine.
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