Nel corso delle ultime settimane la moneta è stato l’oggetto di uso quotidiano che più di ogni altro ha dimostrato un’evoluzione senza pari. Criptovalute e NFT hanno fatto parlare moltissimo di sè, relegando l’uso delle tradizionali banconote quasi ad un lontano ricordo. Ecco allora che abbiamo pensato di ripercorrere la storia della moneta nella nostra rubrica “Come è cambiato”. In fondo, nessun oggetto meglio di questo può spiegare l’evoluzione incredibile che regala la storia.
La storia della moneta: dove tutto è cominciato
Per quanto possa sembrare strano, la moneta ha in realtà un’origine piuttosto recente se confrontata con la storia dell’umanità (a cui è indissolubilmente legata). Prima dell’introduzione di un sistema di pagamento in denaro, infatti, ogni transazione avveniva tramite il baratto, ossia lo scambio di beni tra due o più soggetti. Una modalità che, però, poteva essere utilizzata soltanto se venivano rispettate alcune condizioni precise. La necessità contemporanea di beni da parte di due o più individui e la capacità di equiparare il valore di beni differenti, ad esempio, erano condizioni essenziali affinchè avvenisse il baratto. E questo ben spiega il perchè questo sistema risultò inadeguato per società più evolute.
Fu così che si cercò di introdurre i metalli preziosi all’interno delle transazioni. Lingotti, sbarre e polvere in oro cominciarono così ad essere utilizzati come fossero moneta di scambio, almeno fino a quando l’esigenza di avere un oggetto da utilizzare per i pagamenti non divenne essenziale. Già nel VII secolo a.C., a quanto pare, alcune città greche cominciarono ad utilizzare monete in elettro, una lega naturale di oro e argento. Ma l’introduzione della moneta viene storicamente attribuita a Creso, Re di Lidia, che nel VI secolo a.C. introdusse la prima monetazione bimetallica. L’idea del sovrano, infatti, fu quella di battere monete in oro e in argento, così da evitare l’incertezza della composizione di una lega.
Questo fu un passaggio assolutamente importante nella storia della moneta. A questo punto, infatti, il baratto era diventato un sistema più che superato. E la moneta cominciava già a dimostrarsi una scelta versatile e polifunzionale: come mezzo di pagamento, come unità di conto e come riserva di valore. Proprio per questo, il sistema della monetazione metallica continuò ad essere utilizzato fino al Medioevo, quando cominciarono a presentarsi i primi problemi con l’estrazione di metalli preziosi e la coniazione di monete. E lì ci fu l’ennesima svolta.
L’introduzione della banconota
Nel corso del Medioevo l’estrazione dei metalli preziosi cominciò a creare non pochi problemi al sistema di monetazione. La difficoltà di estrazione e soprattutto i costi elevati costrinsero le società medievali a cercare una soluazione alternativa. A partire dal XVI secolo si cominciarono ad introdurre le prime monete cartacee, denominate “note di banco“. Più che di banconote vere e proprie, infatti, si trattava di documenti che permettessero di ritirare la corrispondente quantità di oro a chiunque li presentasse in banca. Questo significa che il valore nominale della nota era pari al valore intrinseco del metallo depositato.
Nel corso dei secoli, gli istituti creditizi cominciarono a stampare sempre più note, senza che queste fossero coperte da depositi d’oro. E questo trasformò il metallo prezioso nella riserva della banca piuttosto che nel controvalore della banconota. Così, per rispondere a questa situazione, nel XVIII secolo nacque il Sistema Aureo. Alcuni Paesi impedirono di stampare nuova moneta nel caso in cui questa non fosse adeguatamente coperta da un riserva aurea. Come potete immaginare, il sistema entrò in crisi alla prima difficoltà, e la Prima Guerra Mondiale non si dimostrò certo una situazione facile da fronteggiare per nessuno. Nel 1944, infatti, le grandi potenze si riunirono a Bretton Woods per adeguare il sistema monetario alle esigenze del momento.
Fu in questa occasione che si decise di abbandonare l’oro per le riserve bancarie e di sostituirlo con il dollaro. Si passò così dal sistema Gold Standard a quello Gold Exchange Standard: il valore nominale del dollaro era così legato a quello dell’oro, ma quello delle altre valute era legato quasi esclusivamente a quello del dollaro statunitense. Banconote e monete, quindi, venivano utilizzate per le tradizionali transazioni, facendo riferimento al valore della moneta americana. Ma, come ben immaginate, anche questo sistema ha dato i suoi problemi. E ancora una volta si è ricorsi alla smaterializzazione per risolverli.
Criptovalute, Bitcoin e NFT: la smaterializzazione della moneta
Nel primo decenni degli anni Duemila si è assistita ad una vera e propria rivoluzione della storia della moneta. Nel 2009, infatti, è stata introdotta la criptovaluta, ossia una moneta digitale emessa non da banche fisiche bensì da computer di privati. Materialmente non esistono, ma possono essere utilizzate per concludere transazioni quasi come se lo fossero. Per capire di cosa si tratta nello specifico, vi presentiamo qui la definizione che offre la normativa italiana, secondo cui la criptovaluta è una “rappresentazione di valore digitale che non è emessa o garantita da una banca centrale o da un ente pubblico, non è necessariamente legata a una valuta legalmente istituita, non possiede lo status giuridico di valuta o moneta, ma è accettata da persone fisiche e giuridiche come mezzo di scambio e può essere trasferita, memorizzata e scambiata elettronicamente“.
Al momento esistono oltre 5000 criptovalute, di cui le più note sono: Bitcoin, Dogecoin, IOTA, Litecoin, Monero, Ripple, Waves e via dicendo. Insomma, monete digitali da utilizzare al pari delle banconote tradizionali, o quasi. Una funzionalità che invece manca totalmente nei cosiddetti NFT – Non Fungible Token -, ossia token non fungibili, che corrispondono quindi ad una sorta di certificato di proprietà di un oggetto digitale. Ma come sono collegati alle criptovalute? La risposta è semplice: la blockchain rende effettiva la certificazione di questi oggetti, che siano essi opere d’arte, tweet o chissà cos’altro. Ma è chiaro che non hanno nulla a che fare con la monetazione, perchè sono appunto non fungibili, ossia non sostituibili con un bene di pari valore.
Inserirli in un articolo che tratta la storia della moneta può sembrare superfluo, eppure le criptovalute e gli NFT ci aiutano a capire come si sta davvero evolvendo il mercato. Abbiamo già visto che la storia ci ha regalato una smaterializzazione della moneta, introducendo così la banconota cartacea. Ed ora, forse, la storia si sta ripetendo. Le banconote si smaterializzano e diventano Dogecoin. Ma quale sarà davvero il prossimo passo?
Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
Da non perdere questa settimana su Techprincess
🎮 Che impatto avranno le elezioni americane sui videogiochi?
🚘 I gadget più strani delle case automobilistiche
🇨🇳 Un gruppo di ricercatori cinesi ha sviluppato un modello di IA per uso militare basato su Llama di Meta
🔍 ChatGPT si aggiorna e ora naviga sul web
Ma lo sai che abbiamo un sacco di newsletter?
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!