B1NARY – Episodio 45: Che il match abbia inizio

Caro Marco,
gli incontri al buio sono uno sport bizzarro, dove spesso la partita sembra vinta prima ancora di essere giocata, oppure persa a tavolino nel momento stesso in cui ci sediamo davanti a una persona che nella sua tridimensionalità non sembra proprio corrispondere a quell’immagine (digitale e fantasiosa) che con tanta cura le abbiamo cucito addosso.
Perciò, una pretattica intelligente impone la scelta ponderata di un campo da gioco favorevole. Niente trasferte fuori casa, in locali di dubbia fama di cui un qualche amico ci ha parlato vagamente bene: scegli un posto che conosci, con un’atmosfera familiare e confortevole, ma dove puoi vantare comunque un discreto anonimato – personalmente non vorremmo mai che qualcuno ci guardi mentre siamo impegnati nel patetico tentativo di rimorchiare.

Anche l’orario di gioco è essenziale: un appuntamento dopo cena potrebbe alludere al sesso, uno alle quattro del pomeriggio alla merenda. La nostra scelta ricade sempre sull’aperitivo, che in fondo è un rituale che unisce gli italiani più del calcio. All’aperitivo si consuma alcol in orario socialmente accettabile e si sciolgono i muscoli sociali. L’aperitivo è in un orario accessibile, dinamico e sacro, un luogo onirico, uno spazio dell’anima – chiaramente siamo a lavoro e stiamo pensando a una cosa sola.

Durante l’appuntamento, la prima regola è essere se stessi.
Se fingi, se ne accorge.
Se reciti, se ne accorge
Magari sei molto bravo e poi farla franca la prima volta, ma ad un certo punto lei lo saprà.

E ricordati che l’aperitivo può finire dopo meno di un’ora oppure continuare fino a notte fonda. Si evolve seguendo i desideri ma si arrende davanti alle sconfitte – senza vergogna per nessuno dei partecipanti. Perché è sano avere aspettative, ma è ancora più saggio lasciarsi aperte delle vie di fuga.
Buon match!

Cara Laura,
vale per il cibo, vale per la musica e vale pure per il poliamore: non crediamo si possa sapere se una cosa ci piace o no prima di provarla.

Sicuramente puoi dargli dei punti in più per la sincerità: ti ha detto da subito che ha già una relazione, dettaglio non da poco, considerando che gli uomini su Tinder generalmente tendono a dimenticarlo. Ammettiamo pure che si tratti di un poliamoroso sincero, perché esistono variabili in cui un partner poliamoroso non ritiene opportuno informare il partner monogamo della sua evoluzione progressista. Spingiamoci pure a considerare che il suo rapporto non monogamo con la sua partner sia vissuto in modo del tutto spensierato e disinteressato – ma saremmo i primi a stupircene, perché nella nostra esperienza monogami e poliamorosi bisticciano ognuno a modo loro, che si tratti di numero di partner oppure di chi non ha fatto i piatti ieri sera.

E pur prendendo in esame tutti questi fattori, la domanda vera è: perché vuoi sapere adesso se puoi accettarlo o no? Stiamo comunque parlando di una persona semi-sconosciuta, un essere umano random che un algoritmo ha deciso di farti conoscere: perché dovremmo interrogarci sulla nostra capacità di convivere con qualcosa che non siamo chiamati a dover subire?

Essere poliamoroso è solo un attributo, non certo una definizione: ne abbiamo conosciuti di simpatici, insopportabili, ipocriti, idealistici, cinici, romantici… Difficilmente il loro essere poliamorosi è stata le caratteristiche che ce li hanno resi attraenti, o detestabili. Perciò al tuo posto ti consiglieremmo di approfondire questa conoscenza: fossimo in te avremmo un sacco di domande e curiosità, e già questo ci lascerebbe presupporre che da questo etereo contattato in rete potremmo ricavare una discussione sicuramente più interessante dei ciao, come stai?
Insomma, perché privarti del piacere di un primo incontro, anche solo per una conversazione interessante, solo perché hai paura di quello che forse verrà? Magari scopri che la base è quella per una sincera amicizia e non per un rapporto di coppia. Non puoi saperlo a priori, non ti pare?

Il futuro è solo un’ipotesi, e allo stato attuale non crediamo tu abbia motivo di preoccupartene. Tanto le storie – monogame o poliamorose – iniziano e finiscono allo stesso modo, vanno bene e male con la stessa facilità. Perciò tanto vale esercitare un po’ di sano abbandono e smetterla di avere l’arroganza di sapere con precisione cosa ci piace. Magari le risposte arrivano da dove meno ce lo aspettiamo, e la situa diventa migliore di quanto avremmo potuto augurarci.

Buona avventura!

Cara Marta,
ma certo, scrivile! Il tuo è il dilemma su cui si interrogano ogni giorno milioni di persone: ma se scrivo a questo/a, faccio una figura di merda?
No. La risposta è no.
Un messaggio in chat non equivale a elemosinare dell’attenzione. È solo un segnale di interesse. Che viviamo male semplicemente perché pensiamo che essere respinti sia terribile e non l’andamento naturale delle cose.

Comprendiamo la difficoltà di una decisione da prendere sulla base delle visualizzazioni che non hanno neanche il coraggio di diventare emoticon in chat, che non si degnano manco di trasformarsi in leggiadri cuoricini svolazzanti – quelli sì che ci fanno accedere al secondo girone delle aspettative (e chi li mette lo sa bene), perché manifestano un preciso segnale di approvazione personale, seppur deresponsabilizzata in quanto consente solo un consumo temporale ed esclusivamente privato (che senso ha prendere tanti like se nessuno lo sa?).

Ma così naufragano storie, avventure, amori e famiglie, così che la gente smette di fare bambini e il sistema pensionistico va in malora. Rompi il cerchio! A scrivere un messaggio un po’ meno banale della media ci vuole davvero poco, questione di una manciata di secondi. È inviarlo il vero dilemma. Ma razionalmente parlando, cosa potrebbe mai succedere di così drammatico? Che non ti risponde? E cosa cambia? Un messaggio visualizzato e senza risposta in più o in meno non fa alcuna differenza: se prima di mezzogiorno non ci ghostassero almeno tre persone, ne saremmo stupiti, e forse pure un po’ delusi.

Scrivi e invia senza pensarci troppo. Perché il pensiero è nemico dell’azione: noi se pensiamo troppo a qualcosa finiamo con il non farla. Se lo fai tu lo facciamo anche noi, promesso! Ma domani.