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Come è cambiato: la bicicletta

Per noi tutti si chiama bici, per la legge è il velocipede. Cronistoria dell’evoluzione della bicicletta

La bicicletta: come è cambiata nel corso del tempo? Vediamo più da vicino l’irresistibile storia di un mezzo di trasporto che continua a evolversi e a essere amato.

Come è cambiata la bicicletta?

Prima di addentrarci in un breve excursus storico, vale davvero la pena di soffermarsi a spiegare cosa sia una bicicletta?

Si tratta di un veicolo azionato dalla forza muscolare (o a propulsione umana, potrebbero dire i più romantici). Dotata di un telaio e di due ruote, avanza grazie a un sistema di trasmissione della potenza generata dalla ruota motrice.

Secondo il codice della strada, la bicicletta rientra nella categoria dei velocipedi, assieme a risciò e monopattini. Tra i velocipedi vanno annoverati anche bici e monopattini elettrici, purché di potenza inferiore ai 500 watt e di velocità non superiore ai 25 chilometri orari.

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L’antenata della bicicletta: la draisina

L’antenata della bicicletta di chiamava draisina. Il nome è un omaggio al suo inventore, il barone Karl Von Drais, che il 5 gennaio 1817 ha brevettato a Baden, in Baviera, una sorta di protobicicletta dotata di sterzo. Il barone, tuttavia, aveva dimenticato di inventare i pedali.

Le origini: il velocipede

Via via sperimentando, ecco finalmente l’introduzione dei pedali, e con essi la comparsa dei primi velocipedi. Pur persistendo qualche dubbio sull’anno della loro comparsa, si è deciso per convenzione di… farli nascere nel 1864.  Non c’è invece alcun dubbio sul fatto che per la prima volta i velocipedi sono stati visti circolare per le strade di Parigi.

Le origini: il biciclo

Pochi anni dopo, nel 1970, gli inglesi James Sturley e William Hillman hanno brevettato il biciclo. Si tratta dell’antica bicicletta che tutti abbiamo in mente: quella dotata di un’enorme ruota anteriore e di un’altrettanto notevole pericolosità.

La prima bicicletta moderna

La data è quella del 1886, e il signore di Coventry a cui dobbiamo davvero molto si chiamava John Kemp Sturley. È infatti sua l’idea della safety bicycle: un modello di bicicletta con catena di trasmissione sulla ruota posteriore, ruote di uguali dimensioni, pedali innestati su una moltiplica e ruota davanti che sterza.

Ancora due anni e a partire dal 1888, con l’invenzione dello pneumatico, la bicicletta moderna è bell’e pronta.

Com’è cambiata la bicicletta moderna

Da quando la possiamo chiamare bicicletta, il veicolo è rimasto pressoché identico nelle sue componenti principali. Ma si è evoluto moltissimo nei materiali e in numerosi dettagli.

Il primo passaggio epocale è stato quello dal legno all’acciaio. Sino ad arrivare agli anni ottanta del secolo scorso, quando sono subentrate leghe più resistenti e leggere, tra cui il titanio, il carbonio e – negli ultimi anni – il magnesio.

Ogni altra fondamentale parte del veicolo, dal meccanismo frenante al sistema di cambio, ha avuto una tale evoluzione che si potrebbe dedicare un articolo a ciascun pezzo.

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Com’è cambiata la bicicletta: la diversificazione dei modelli

Da subito oggetto di consumo di massa a livello planetario, la bicicletta ha visto organizzare le prime competizioni già negli ultimi anni dell’Ottocento. Le prime gare attestate sono più datate del biciclo, anche se la prima vera competizione di una certa importanza è la Liegi-Baston-Liegi, ideata nel 1892. Il Tour de France è del 1903 e il giro d’Italia è del 1909.

Ciò significa che i modelli da corsa hanno iniziato a perfezionarsi quando la bicicletta era ancora un cucciolo di veicolo.

Facendo un balzo in avanti di qualche decennio, chi non ricorda le ruote lenticolari montate sulla bici di Moser per l’assalto al record dell’ora del 1984?

Non troppi anni prima, alla fine degli anni settanta, in California è stato inventato il downhill, ovvero la corsa ciclistica in discese di forte pendenza. E, di conseguenza, si sono progettate biciclette sufficientemente robuste per sopportare notevoli sollecitazioni.

Si è aperta così la strada per le mountain bike, che hanno fatto la loro comparsa nel 1978. L’ascesa della disciplina sarà inarrestabile: basti pensare che i primi campionati mondiali di mountain bike si sono tenuti solo dodici anni più tardi, nel 1990.

La bicicletta elettrica

Ed eccoci alle biciclette elettriche, o e-bike, pensate per muoversi con agilità nei contesti urbani (ma non solo: esistono anche le mountain bike elettriche).

Benché i primi tentativi di costruire una bici con pedalata assistita rimontino addirittura alla fine dell’Ottocento, solo negli ultimi anni le e-bike hanno avuto una crescita esponenziale.

Questo perché la bicicletta elettrica sposa l’antico fascino del velocipede con due attualissime tematiche: la mobilità quotidiana nel caos delle città e l’ecologia.

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Il mito della bicicletta

E proprio questo aspetto ci permette almeno di accennare all’importanza sociale della bicicletta. Veicolo pratico, economico ed ecologico, la bici è entrata nell’immaginario collettivo da quando è nata e – proprio grazie alla sua continua evoluzione – pare destinata a rimanervi ben radicata.

Il binomio tra le due ruote e la politica, ad esempio, è stringente se si pensa all’utilizzo della bicicletta da parte delle staffette partigiane, o all’uso odierno da parte dei fattorini.

Passando all’arte, impossibile non citare almeno due capolavori della cinematografia, come Ladri di biciclette di Vittorio De Sica e Jules et Jim di François Truffaut. O i quadri di Boccioni, oppure le tante canzoni d’autore, da Bartali di Paolo Conte a Il bandito e il campione, scritta da Luigi Grechi e portata al successo dal più celebre fratello, Francesco de Gregori.

E oggi? Oggi, tra il cicloturismo, il bike sharing, le piste ciclabili, gli incentivi del governo e una rinnovata attenzione verso la salute del pianeta e verso il wellness, la bici sembra godere di una seconda giovinezza. Che dubitiamo potrà mai tramontare. Al massimo, evolverà ancora.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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