In un mondo senza più dolore, malattie e infezioni, per le strade la gente anziché farsi di eroina si lacera le carni. È un mondo dove la tortura attraverso lame diventa strumento di ricerca del piacere, un mondo dove, va da sé, a essere visto come una sorta di sciamano del sesso, a ergersi in cima all’idolatria generale, non può che esserci la figura del chirurgo. «La chirurgia è il nuovo sesso» dice a un certo punto la burocrate Kristen Stewart. E questo lo si deve soprattutto alle gesta dell’artista performativo Viggo Mortensen, che insieme alla sua assistente Léa Seydoux hanno portato la chirurgia alla sublimazione definitiva: uno spettacolo dal vivo di asportazione di nuovi organi interni creati dal corpo dello stesso Mortensen.
Crimes of the Future: il ritorno di Cronenberg al body horror
C’è quindi un grande ritorno da parte di David Cronenberg al body horror dei suoi primi film in questo Crimes of the Future, tant’è che la sceneggiatura – seppur ovviamente rimaneggiata – proviene proprio da quel periodo, carnale e corporeo, e porta lo stesso titolo del suo secondo film del 1970. Ma non si tratta di un remake, vengono giusto presi alcuni dettagli e sviluppati in modo diverso. Sarebbe stato fin troppo facile per Cronenberg abbandonarsi pigramente al genere che lo rese celebre prima della sua incursione nel thriller psicologico a inizio anni 2000 con Spider, A History of Violence, La promessa dell’assassino e A Dangerous Method.
No, dopo aver detto senza pietà ciò che pensa del divismo americano in Cosmopolis e Maps to the Stars, questo “ritorno alle origini” – se così lo vogliamo chiamare – di Cronenberg ha più il sapore di un aggiornamento, del proseguo di un discorso iniziato nel secolo scorso, soprattutto con Videodrome ed eXistenZ. In questo mondo dove le videocamere e gli schermi hanno un aspetto vintage, antiquato, analogico, ma gli strumenti chirurgici sembrano tentacoli che ben si adattano alle forme del corpo umano. Dove il piacere e il dolore si fondono in un’unica angosciante ricerca di qualcosa di perduto e il joystick per guidare questo viaggio disperato è movimento robotico e stimolazione sessuale insieme. E soprattutto dove la razza umana è alle porte di un cambiamento enorme, sul quale Cronenberg è saggiamente ambiguo: sarà un bene o un male?
Una riflessione sul corpo e la tecnologia
Similmente a quanto fatto da Terry Gilliam con The Zero Theorem che voleva essere una sorta di Brazil 2.0, Cronenberg scrive una nota a piè di pagina alla sua riflessione sul corpo e la tecnologia, riprendendo concetti mostrati in molti dei suoi film passati, cercando non tanto di dare risposte al contemporaneo ma di intraprendere con esso un dialogo e fargli le giuste domande. Crimes of the Future invita allo smarrimento e non può che chiudersi con un finale aperto, di impatto, che lascia a noi la libertà di cercare un significato, un senso, un’interpretazione.
Nulla da dire: a quasi 80 anni, Cronenberg è ancora un maestro con la “m” maiuscola.
Dopo la presentazione al Festival di Cannes del 2022, Crimes of the Future è nelle sale italiane dal 24 agosto, distribuito da Lucky Red.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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