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Hunters, si chiudono (troppo presto) le porte dell’Inferno

“Heil, mein Führer”. Una delle prime battute significative del pilot di Hunters, uscito nel 2020 e che circa due settimane fa è tornato sugli schermi di Prime Video con la sua seconda e ultima stagione. Una serie forse troppo breve, ma decisamente molto intensa, che ci ha regalato emozioni, colpi di scena e tanta tensione, fin dai primissimi minuti. Il ritorno di Al Pacino sugli schermi avviene al fianco di un giovane e talentuoso Logan Lerman, già noto per essere stato protagonista in precedenza della serie dedicata a Percy Jackson e la sua partecipazione in Noi siamo infinito. Sono le due punte di diamante di un cast perlopiù ignoto, ma brillante. Hunters è giunta al termine ora, ma la complessità della storia che ci ha messo di fronte merita un approfondimento a tutto tondo, riprendendo le fila della trama sin dall’inizio.

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Hunter, il ritorno dell’inferno nazista e del diavolo in persona

Coloro che avevano seguito le vicende sin dall’inizio, sanno bene che siamo di fronte a una storia che qualcosa ha a che fare con Bastardi senza gloria. Qui però siamo negli anni Settanta e Ottanta del Novecento, e rivedere con gli occhi di oggi riflessi di indicibili crimini compiuti circa ottant’anni fa con il nazismo imperante in Europa non è certo facile da digerire. Tutto possiamo dire di Hunters, ma non che sia una passeggiata di salute. Anzi è un colpo allo stomaco, costante, freddo, grottesco ma senza troppe stereotipie nel tratteggiare i personaggi e le situazioni. Per quanto il contrasto tra ebrei e tedeschi filonazisti sia purtroppo alla base della storia.

Siamo dunque di fronte alla storia di Jonah, non casualmente riconducibile al protagonista della storia che lo vede nel ventre della balena, che vive con sua nonna, l’unico membro della famiglia che gli sia rimasto. L’uno per l’altra. L’anziana però viene freddata da un colpo di pistola nel suo salotto, una notte, ma non per mano di uno sconosciuto. Almeno per lei, e per Meyer Offerman (Al Pacino), un ricco ebreo che gli offre aiuto, e non banale.

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L’uomo, da tempo, ha al suo comando una squadra di specialisti investigatori, i cacciatori appunto, totalmente dediti a una sola missione: individuare, processare e giustiziare tutti i nazisti presenti ancora negli Stati Uniti. Questi sono ben evidentemente in contatto tra loro e desiderosi di realizzare un quarto Reich. Stanno replicando, nel frattempo, omicidi con le stesse modalità usate nei campi di concentramento trenta o quarant’anni prima.

Un ritmo lento, ma costante verso la seconda stagione

Questi sono i primi passi compiuti in Hunters, dove il filone narrativo principale viene talvolta rallentato, ma arricchito al contempo, dalle backstory di tutti i protagonisti principali. Queste sono raccontate con flashback risalenti ai tempi della Seconda guerra mondiale e della Shoah. Non mancano dunque le occasioni per realizzare un legame profondo con i volti presentati durante la serie. Possiamo conoscerli a tutto tondo e accedere anche a parecchi approfondimenti psicologici, non banali e scontati.

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Oltre a questo aspetto, non dimentichiamo che Hunters facilmente raggiunge picchi drammatici e intensi, che ci prendono nel profondo del’animo. Sanno coinvolgerci fin dai primissimi minuti di una serie che ha quasi sempre funzionato.

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Sì, perché la prima stagione non aveva lasciato in sospeso gli spettatori con ottimi risultati. Senza troppi spoiler per chi non avesse ancora visto la prima stagione, guardiamo alla seconda con il regista David Weil che ha riparato ai danni fatti.

Come prevedibile, sono state tirate le somme delle storyline dei vari personaggi, e troviamo nientemeno che Hitler in persona in questa sorta di universo parallelo che si è creato negli USA di qualche decennio fa. Con Jonah come nuovo leader, che ha cambiato identità e si fa chiamare Sam, oltre ad aver ricreato un nuovo mondo, cercando di cancellare il suo passato. Ma non vi anticipiamo troppo di questi passaggi, se ancora non avete avuto modo di recuperare la seconda stagione.

Gli anni Settanta respirati a pieni polmoni

Guardando a un’analisi più attenta allo stile e alla regia, c’è ben poco che ancora non funziona, se consideriamo la costruzione del comparto tecnico in generale. Gli anni Settanta sono ampiamente ricostruiti con attenzione, così come non mancano i freddi e duri flashback tra campi di concentramento e ghetti ebraici, rappresentati con ampia verosimiglianza.

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La regia inoltre aumenta ancor di più la distopia e regala sorprese dopo alcuni plot twist tra la prima e la seconda stagione che ci hanno fatto sobbalzare. Il tutto accompagnato da una sana dose di citazioni, tra cultura, religione e fumetti. Senza parlare poi dei costanti riflessi e spunti presi dallo stile di Quentin Tarantino nella messa in scena dei delitti, nelle inquadrature, nella violenza subdola, fisica e psicologica.

Non solo dunque sani colpi di scena, citazionismo e introspezioni nella vita dei personaggi presentati, ma anche, soprattutto nella seconda, recente stagione. Qui abbiamo un legame sempre più viscerale tra “The Wolf”/ Meyer e Jonah, grazie a una serie di flashback e narrazione degli eventi che hanno condotto alla nascita degli Hunters. Si chiude dunque un cerchio, negli anni Settanta così esagerati per certi aspetti, ma che semplicemente rimarcano aspetti verosimili. E che sentono tanto di anni Quaranta. Sotto parecchi punti di vista, il terrore non si è ancora esacerbato dalle vite degli ebrei, nonostante siamo in epoca moderna.

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La recensione di Hunters in pillole

I Cacciatori hanno finito il loro lavoro su Prime Video, ma questo prodotto seriale avrebbe meritato almeno una stagione in più, a nostro avviso. Sì perché se i battenti si chiudono per diverse decisioni in merito prese dalla divisione streaming del colosso dell’e-commerce, vero è anche che un tale livello di approfondimento del contesto e delle vite di ciascun personaggio presentato avrebbero meritato più ampio respiro con una terza stagione.

Che poi tre sia il numero perfetto, e quindi adatto a una serie che per certi aspetti sfiora la perfezione, è un’ulteriore motivazione, ma tralasciando la numismatica ci “limitiamo” a dire che Hunters è decisamente un prodotto di qualità ammirevole. Per temi trattati, per contesto e mondo parallelo realizzato e per stilemi a cui si è attinto, Prime Video potrebbe aver commesso un errore a tagliare così in fretta questo titolo. Chissà che con uno spin-off ciò che esce dalla porta non rientri dalla finestra.

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