Avere una diagnosi sulla dislessia tramite un videogioco si può. Quello che fino a pochi anni fa sembrava utopia, ovvero riuscire a diagnosticare tale disturbo più velocemente e in maniera meno invasiva, sta per diventare realtà.
Questo progetto si colloca all’interno della sezione Game to Human (G2H) del sito istituzionale di IIDEA e vede Milano partner di una sfida internazionale, che ha coinvolto non solo il SAE Institute di Milano, ma anche altri istituti europei.
Dislessia e diagnosi precoce, perché è importante
In passato le difficoltà legate alla dislessia erano spesso confuse con una pigrizia dei bambini. Oggi, per fortuna, la ricerca ha fatto passi da gigante, sradicando quelle credenze sbagliate che potevano condurre una persona dislessica in un circolo di bassa autostima e abbandono scolastico precoce.
Si è soprattutto capito che a contare è una diagnosi precoce e tempestiva.
Al giorno d’oggi si riesce ad avere una diagnosi quando il soggetto è ormai in età scolare, più o meno, per avere un arco temporale, dal secondo anno della scuola primaria.
Da qui la domanda: come diagnosticare tempestivamente la dislessia senza stressare troppo il bambino e prima di iniziare il percorso scolastico?
La risposta è in un hashtag
Come affermato da Alessandra Micalizzi, docente e ricercatrice presso il SAE Institute di Milano, ci si è concentrati soprattutto sul: “trovare una modalità efficace per ridurre l’ansia da prestazione nei soggetti dello screening, creando un contesto ludico e protetto per testare alcuni indicatori, ma ci siamo dovuti scontrare con le difficoltà connesse ai finanziamenti e alle tempistiche”.
Insomma, un bel progetto che ha sfiorato il rischio di sfumare a causa della mancanza di finanziamenti. Per fortuna, però, ogni cosa bella ha il suo lieto fine.
“Grazie alla possibilità di accedere al bando CEI (Central European Initiative), però, abbiamo potuto tornare a riflettere sull’idea iniziale e aprire nuove strade coinvolgendo partner internazionali nella realizzazione #Playseriusly – continua la dottoressa Micalizzi -, un progetto in cui sviluppatrici e sviluppatori, game designer, game artist e psicologhe e psicologi potranno costruire le proprie squadre e partecipare a una sfida creativa con una finalità preziosissima”.
#Playseriously, giochiamo per una diagnosi precoce della dislessia
#Playseriously è un hackathon internazionale, che coinvolge non solo il SAE Institute di Milano, ma anche altre cinque istituzioni formative in altrettanti Paesi del Sud e dell’Est Europa.
Difatti sono stati coinvolti: il SAE Institute Belgrade (Serbia), la Babes-Bolyai University (Romania), l’University of Banjia Luka (Bosnia and Herzegovina), l’University of Crne Gore (Montenegro) e l’University of Szeged (Ungheria).
Tramite #Playseriously il 12 novembre, dalle 09:00 alle 18:30, studenti, Alumni e professionisti junior del mondo game e di altre discipline umanistiche, si sfideranno per realizzare un “applied game”.
Un applied game è un gioco con finalità non solo educative, ma soprattutto inclusive, che dovrà diventare uno strumento di screening non invasivo per diagnosticare la dislessia in età prescolare, quindi nella fascia 5-7 anni.
Oltre al SAE Institute di Milano e ai partner europei, si è affiancato al progetto anche Play-Ability, la prima associazione italiana a occuparsi di ricerca e progetti di sviluppo in ambito psico-sociale tramite videogame e il gioco in generale.
Altro partner altrettanto importante è la casa editrice italiana Hogrefe, che pubblica test dedicati proprio allo screening e alla diagnosi in ambito DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento, tra cui rientra, per l’appunto, la dislessia).
A patrocinare #Playseriously ci sarà AIRIPA, associazione italiana di rappresentanza degli psicologi che si occupano di dislessia.
Le iscrizioni all’evento chiuderanno il 31 ottobre. Per maggiori informazioni sull’iniziativa vi rimandiamo al seguente link.
Game to Human, videogiochi e ricerca vanno di pari passo
Se #Playseriousy si colloca nel calendario della Milano Digital Week, IIDEA ha abbracciato il progetto includendolo nella piattaforma Game to Human (G2H), realizzata per promuovere una maggiore conoscenza dei videogiochi e del loro impatto positivo sulla vita dei videogiocatori, delle loro famiglie e, in generale, nella società di oggi.
E lo fa presentando storie reali, accomunate dal loro essere in grado di trasmettere l’importanza socio-culturale dei videogiochi.
Troppo spesso, infatti, si sottovaluta il potere terapeutico di un videogame, demonizzati purtroppo dai mass media come un contenitore di violenza e una perdita di tempo.
In realtà videogiocare, ma anche giocare in generale, ci permette di sviluppare competenze che potrebbero esserci utili nella vita di tutti i giorni. E perché no, anche aiutare bambini dislessici ad avere una diagnosi tempestiva prima ancora di cominciare il proprio percorso all’interno della scuola.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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