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In diretta dallo spazio con Walter Villadei

Una chiacchierata tra studenti e l'astronauta pronto a rispondere a tutte le domande sulla sua missione

Parlare con qualcuno che chiama dallo spazio è sempre un’emozione. L’idea di essere in contatto con una persona che non è sulla Terra, il luogo che per millenni ha contenuto tutta l’umanità, è quasi incredibile. E deve essere stato quindi davvero un momento speciale quando alcuni fortunati studenti hanno potuto parlare con Walter Villadei, Colonnello dell’Aeronautica Militare, ora a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (detta più comunemente ISS) per la missione Axiom 3.

Walter Villadei racconta sé e la missione Axiom 3

Questa opportunità si è concretizzata nel corso di un evento speciale, organizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ovvero l’ASI) in collaborazione con l’Aeronautica Militare. Diversi studentesse, studenti e docenti, dall’università e dalle scuole secondarie di secondo grado hanno partecipato e alcuni di questi hanno potuto porre una domanda proprio all’astronauta.

È stato un collegamento, come da protocollo, molto rigido nei tempi, ma Villadei ha potuto raccontare moltissimo della propria avventura con la missione Axiom 3, partita ufficialmente lo scorso 18 gennaio con un lancio dall’iconico Kennedy Space Center in Florida.

Ha parlato innanzitutto di come il nostro Paese stia confermando sempre di più il suo ruolo chiave nell’esplorazione spaziale. Quest’anno peraltro cadono proprio i 60 anni di storia dell’Italia in questo campo, iniziata con il lancio del satellite San Marco 1 nel 1964.

La vita da astronauta non è naturalmente semplice. La microgravità può portare a nausee e a uno sfasamento dei ritmi circadiani (cioè tutti quei processi che il nostro corpo costruisce sull’arco delle 24 ore, come il sonno e la veglia), oltre a ridurre il volume di muscoli e ossa. Parte degli esperimenti della missione Axiom 3 riguarderà proprio studiare l’influenza della vita nello spazio sulla biologia umana.

Nel suo caso specifico però Villadei ha spiegato che l’impatto non è stato poi così drammatico. La preparazione e l’allenamento proseguiti anche a bordo della Stazione hanno contribuito ad alleviare il passaggio: “Avevo il dubbio di non riuscire a riposare, che è uno degli effetti possibili qui a bordo purtroppo, fluttuando in microgravità invece devo dire che si riesce anche a riposare molto bene“.

I giovani ci porteranno su Marte, ma prima servono i contatti con l’estero

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Photo by ASI

È facile immaginare come molti degli studenti presenti in sala coltivino almeno in parte il sogno di un giorno replicare quanto fatto da Villadei e vivere un viaggio spaziale. Proprio a loro si è rivolto l’astronauta, raccontando come sia un ottimo momento per loro. Ci sono tantissime opportunità oggi, anche proprio per il ruolo sempre maggiore del nostro Paese in questo settore, di cui si parlava prima.

Un concetto riassunto anche nei suoi saluti finali, quando ha detto: “Lo spazio non è poi così lontano, per loro è una concreta opportunità. […] Sono sicuro che quei giovani lì in sala oggi saranno gli astronauti del domani e coloro che porteranno l’Italia sulla Luna e chissà, un giorno, su Marte“.

Un consiglio che però si sente di dare alle nuove generazioni è quello di aprirsi al resto del mondo. Il settore dell’esplorazione spaziale è sempre più fatto di collaborazioni internazionali, per cui vivere delle esperienze anche all’estero è un’opportunità unica di fare conoscenze che saranno fondamentali per chi vuole intraprendere questo percorso.

In cosa consiste la missione Axiom 3?

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Photo by ASI

Il resto della mattinata si è focalizzato sull’approfondire il motivo (o meglio, i motivi) per cui Walter Villadei si trova ora sulla ISS. La missione Axiom 3 (o più in breve Ax-3) è infatti un progetto molto importante, che costituisce il primo caso che vede il coinvolgimento di industrie private con un equipaggio interamente europeo.

Oltre a Villadei infatti vi partecipano due specialisti, il turco Alper Gezeravcie e lo svedese Marcus Wandt di ESA, e il comandante spagnolo-americano Michael López-Alegría, che guiderà la spedizione.

Partita lo scorso 18 gennaio, come si diceva, la missione Axiom 3 punterà a realizzare quattro esperimenti differenti a bordo della ISS. βeta-Amyloid Aggregation sarà focalizzato sullo studio delle proteine per comprendere meglio malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer o di Parkinson. LIDAL invece si incentrerà sull’analisi delle radiazioni cosmiche all’interno della Stazione.

Ci sarà poi ORION, dedicato alla ricerca sulle funzionalità delle cellule ovariche in microgravità, e Prometeo II, che studierà come le nanotecnologie possano proteggere dai danni neuronali causati proprio dalla vita nello spazio.

Una volta a terra gli astronauti si sottoporranno a ulteriori test, confrontando i dati prelevati prima e durante il viaggio. Questo permetterà di portare avanti gli esperimenti astRNAuts, il cui obiettivo è individuare marcatori sull’RNA che permettano di valutare rapidamente la salute di chi va nello spazio (così da creare eventualmente test rapidi, utilissimi in missioni più lunghe), e NUT, che invece punta a comprendere meglio l’impatto dello stress psicofisico e dell’isolamento.

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Photo by ASI

La missione Axiom 3 punta anche a testare una nuova tuta

Tra i progetti infine c’è anche il test di una nuova tuta spaziale, definita EmSI. Si tratta di uno strumento che integra un dispositivo che pur non essendo a stretto contatto con il corpo può rilevarne i dati medici e biologici. Un modo ulteriore per monitorare lo stato di salute a distanza e creare un ambiente sempre più sicuro.

E chissà che un giorno, proprio queste tecnologie che un astronauta italiano sta contribuendo a testare non possano essere la chiave per raggiungere altri mondi. A partire da quello che continua a essere il nostro sogno più prossimo: Marte.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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