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Nella Mente di un Gatto: il documentario Netflix che indaga la psicologia felina

I gatti come non li avete miao visti

Influencer da dieci miliardi di followers: scansatevi. Le vere star di internet sono, e sempre saranno, i gattini. Volendo parafrasare una famosa frase – che però aveva come soggetto un altro fenomeno dilagante sul web – verrebbe da dire: se a internet togliessero i gattini ci resterebbe un solo sito web: rivogliamoigatti.com. Con queste premesse di assoluta venerazione verso i felini domestici, abbiamo guardato Nella Mente di un Gatto, il nuovo documentario Netflix su quelle bestioline irresistibili e apparentemente diffidenti di tutto e tutti.

Così numerosi e imprevedibili da creare addirittura problemi ai satelliti Starlink, i gatti sono tra i mammiferi più numerosi del mondo, e la loro diffusione è pressoché omogenea in tutto il globo. Tuttavia gli studi su questi animali sono indietro di almeno 15 anni rispetto alle ricerche condotte sui cani, lasciando irrisolti molti misteri. Il documentario Netflix parte da questa premessa per portarci alla scoperta della psicologia felina, attraverso l’ausilio di esperti di comportamento felino, storici ed esperimenti di sociologia gattesca. Il tutto con lo scopo di rispondere a una precisa domanda: i nostri gatti ci amano come noi amiamo loro?

Nella Mente di un Gatto: la vera forza del documentario Netflix

La regia di Andy Mitchell ci porta, con agilità felina, attraverso vari aspetti nascosti del comportamento dei gatti, concentrandosi soprattutto sul loro rapporto con gli umani. Le interviste ai numerosi esperti – come il dottor Bruce Kornriech del Cornell Feline Health Center e Kristyn Vitale, professoressa dell’Unity College e psicologa della mente felina – ci spiegano in modo assolutamente comprensibile il perchè di alcuni comportamenti apparentemente inspiegabili dei nostri amici a quattro zampe.

Del resto i gatti sono creature complesse, storicamente associate all’indifferenza e al folklore, e spesso erroneamente stereotipati. Nella mente di un Gatto riesce a smentire molte delle credenze popolari su questi animali, come ad esempio il fatto che siano degli opportunisti o che siano impossibili da “ammaestrare”. Con l’ausilio di esperimenti condotti – e mostrati nel documentario – apprendiamo che gran parte dei gatti, messi davanti a una scelta, preferiscono socializzare con il proprio padrone invece che ricevere un premio sotto forma di cibo.

L’intervista al dottor Saho Takagi, ricercatore presso Azabu University, ci rivela inoltre che il comportamento dei felini varia a seconda del continente di riferimento. I gatti statunitensi, per esempio, sono più propensi alla socialità con gli sconosciuti rispetto a quelli asiatici. “Uno specchio delle rispettive società” ci dice il documentario, in quanto i felini americani sono più abituati alle visite in casa di parenti e amici.

L’aspetto storico: il rapporto umano gatto nel corso dei secoli

Sebbene il filo conduttore del documentario sia svelare i presunti sentimenti del gatto verso il proprio padrone, Andy Mitchell non perde occasione per portarci in un interessante viaggio storico. Molti dei comportamenti dei gatti nascono infatti da abitudini istintive dei loro antenati, quando questi non erano ancora entrati nelle case degli umani. I gatti di oggi, ad esempio, tendono ad arrampicarsi sui nostri mobili. Questo perchè anticamente, dall’alto, potevano avere visuale aperta per individuare eventuali prede (e predatori). Essi, inoltre, preferiscono essere accarezzati dal basso, in quanto anticamente un movimento dall’alto era sintomatico di un attacco di un falco o di un’aquila.

Oltre all’aspetto comportamentale, il documentario ci spiega dal punto di vista storico perchè i gatti sono così diffusi del mondo, e l’origine del loro rapporto con gli umani. I gatti infatti venivano impiegati sulle navi merci per combattere le infestazioni di topi. Le navi però, viaggiando in giro per il mondo, portavano questi animali a una rapida diffusione nei quattro continenti. In antichità quindi, il rapporto uomo-gatto, era una sorta di “accordo di lavoro”.

I gatti ci amano?

Dopo non più di un’ora e 7 minuti, il documentario termina confermando ciò che i filofelini (termine che, se non esiste, lo coniamo noi) sapevano già: i gatti sono in grado di provare affetto per i propri padroni. Un affetto che va però coltivato, attraverso una fiducia che l’umano deve essere in grado di guadagnarsi nei confronti del proprio amato (e venerato) felino.

Da questo punto di vista il documentario tiene fede a ciò che promette nel titolo, spiegando molti aspetti comportamentali. Il nostro gatto comunica con noi continuamente, sebbene non parli, attraverso gli occhi, la coda, le fusa e – ovviamente – i diversi tipi di miagolìo.

Tirando le somme: com’è Nella Mente di un Gatto?

La durata esigua (67 minuti) e il modo giocoso ma scientifico con il quale i vari esperti ci svelano “i segreti” dei gatti, rendono queso documentario Netflix adatto al pubblico di tutte le età. Chi possiede un gatto passerà buona parte della dopo-visione a venerare ancor di più il proprio micio, facendo caso alle piccole sfumature comportamentali che prima non aveva notato.

Seppur brevemente si indaga anche sul perchè del successo dei felini sul web, tema di cui non si parlerà mai abbastanza. In questo caso la risposta è decisamente più vaga e meno scientifica: perchè sono adorabili.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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