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La recensione di Urbanista Phoenix, gli auricolari che si ricaricano con il sole

E offrono una grande autonomia e un comodo design

La musica è magia: sa trasformare persino una tratta da pendolare fra treno e metropolitana in un momento splendido. Per questo risulta particolarmente fastidioso quando, inserendo gli auricolari nelle orecchie, vi rendete conto che sono scarichi. Con gli Urbanista Phoenix, che vi raccontiamo in questa recensione, il problema difficilmente si presenterà: questi auricolari hanno, infatti, una grande autonomia e un pannello solare sulla custodia di ricarica. Ma oltre la ricarica c’è molto di più: vi raccontiamo questo prodotto unico sul mercato, per capire se fa per voi.

La nostra recensione di Urbanista Phoenix

Gli auricolari true wireless hanno visto una crescita esponenziale negli ultimi anni. Li vediamo nelle orecchie di studenti e professionisti, per ascoltare playlist o podcast, per chi ama gli audiolibri mentre si rilassa e per chi vuole caricarsi durante un allenamento. Ma se è vero che tutti li vogliono, non tutti hanno le stesse esigenze.

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In una fascia di prezzo piena di tantissimi prodotti di buona qualità, gli Urbanista Phoenix si differenziano per un fattore che è sia pratico che “aspirazionale”: la ricarica solare. Che oltre ad aumentare l’autonomia, potrebbe piacere a molti perché comunica attenzione all’innovazione e alla sostenibilità. Ma è davvero un valore aggiunto? In altre parole: è una comodità da aggiungere a un paio di auricolari che restano di qualità anche senza? Ci sono alcune cose che ci sono piaciute molto dei Phoenix, mentre altri aspetti non brillano rispetto alla concorrenza: ve li raccontiamo tutti, in modo da aiutarvi nella scelta in base alle vostre esigenze.

Design, ergonomia e (grandissima) custodia solare

Aprendo la semplice (ed ecosostenibile) confenzione delle Urbanista Phoenix che abbiamo testato per questa recensione, troviamo un pacchetto piuttosto completo. Oltre a due paia di eartips (i “gommini”) alterantivi a quelli di base, per adattarsi meglio alle nostre orecchie, in confezione troviamo anche il cavo USB-C di ricarica e un laccio per tenere la custodia di ricarica al collo o legata alla zaino.

Qualcosa di particolarmente comodo, perché tenere in tasca le Phoenix non permette di sfruttare la ricarica solare. E anche perché la custodia è abbastanza grande che non tutti troveranno comodo tenerla nelle tasche dei pantaloni.

auricolari urbanista phoenix

Non fraintendeci: non stiamo parlando di dimensioni colossali. Ma la custodia di ricarica , seppure spessa come quella di tanti altri auricolari rivali, risulta decisamente più grande. Copre il palmo della nostra mano, è larga e alta indicativamente come la metà di uno smartphone con schermo da 6,7 pollici. Quindi in tasca ci sta, ma se dovete tenerci dentro anche portafogli, chiavi e altri oggetti, non ci starà comodamente.

Tuttavia, risulta molto leggera, come una ‘normale’ custodia per auricolari. Quindi, al di là del primo impatto, nell’uso quotidiano non abbiamo provato particolare fastidio nell’utilizzarla. E il colore Desert Rose (c’è anche un più classico Midnight Black) ci ha senza dubbio colpito in positivo – in un mondo in cui il 90% delle cuffie sono nere o bianche, Urbanista ha scelto un approccio differente.

Ma ciò che in questa recensione ci ha colpito di più in positivo è il design ergonomico delle cuffie.

Auricolari molto comodi

In sé, il look degli auricolari è già visto: uno stelo corto dove troviamo i microfoni e i contatti per la ricarica, un corpo principale a goccia con altri microfoni e i piccoli speaker coperti dagli eartips in silicone. Le uniche note distintive sono il colore e la scritta ‘Urbanista’ sullo stelo. Ma sono molto leggeri e ben bilanciati, capaci di adattarsi molto bene alla forma dell’orecchio (o perlomeno, dei nostri padiglioni auricolari).

Il risultato è che abbiamo tenuto gli auricolari nelle orecchie per un pomeriggio intero di eventi in trasferta, tra treni e metropolitane, e anche una mattinata nel weekend sistemando casa, senza che ci dessero fastidio una volta sola. Abbiamo anche provato a correrci (hanno la protezione ad acqua e polvere IPX4) e stanno davvero bene nell’orecchio.

Se più o meno tutti gli auricolari sono “sopportabili” per un’ora in palestra o in viaggio, gli Urbanista Phoenix possono restare nell’orecchio tutto il giorno senza problemi. E hanno la batteria per farlo.

Grande automonia, aiutata dalla ricarica solare

Per le nostre esigenze quotidiane, un’autonomia come quella delle Phoenix è strafare. Abbiamo testato auricolari che durano circa quattro ore senza ricarica senza avere difficoltà reali: mettendo e rimettendo le cuffie nella custodia, siamo sempre riusciti ad ascoltare i nostri podcast, audiolibri e playlist.

Ma qualche volta abbiamo dimenticato di mettere in carica la custodia, oppure abbiamo sostenuto un viaggio particolarmente lungo per qualche ritardo in aereo. In quei casi limite, siamo rimasti senza musica. Con le Urbanista Phoenix non potevamo correre alcun rischio durante i test per questa recensione.

ricarica solare urbanista phoenix recensione

L’autonomia dichiarata sul sito è di otto ore, e dobbiamo dire che anche con la cancellazione attiva del rumore (ANC) nei nostri test ci siamo arrivati vicino. Se siete abituati a stare alla scrivania con un po’ di musica nelle orecchie, potrete coprire l’intera giornata senza troppi problemi (soprattutto se le rimettete nella custodia durante le pause).

La custodia aggiunge 34 ore di riproduzione musicale ai vostri auricolari. E se vi ricordate di tenerle con il pannello solare, presente in un solo lato della custodia, rivolto verso l’alto, potete ricaricare sia con la luce solare (decisamente più efficace) che con quella ambientale.

La ricarica solare non sostituisce quella a cavo, ma allunga l’autonomia

Non pensate di poter ricaricare da zero a cento i Phoenix solo grazie all’aiuto della stella attorno cui tutti ruotiamo: il pannello solare non serve per sostituire la ricarica tramite USB-C. Un’ora di esposizione al sole permette di allungare la batteria di altrettanto tempo. Quindi, se per esempio siete in spiaggia durante le vacanze o legate allo zaino la custodia mentre fate una camminata in montagna, potrete ricaricare la custodia e ascoltare le cuffie senza perdere autonomia.

Questo allunga i tempi fra una ricarica a cavo e l’altra – tanto che dopo una settimana intensa di test abbiamo collegato gli auricolari a un caricabatterie solo per lo scrupolo di testare la ricarica USB-C che per una vera esigenza. Con un uso medio, dovrete collegarle al massimo un paio di volte al mese, una volta alla settimana solo se ascoltate più di sei ore al giorno.

Chi scrive non ha bisogno di tanta autonomia, ma è comunque una grande comodità da avere. E se per voi la batteria fa la differenza, le Phoenix sono difficili da battere in questa – o qualsiasi – fascia di prezzo.

Recensione Urbanista Phoenix: la qualità del suono

Nel recensire degli auricolari, solitamente parliamo della qualità audio molto prima nella recensione – ma la ricarica solare è la caratteristica differenziante delle Urbanista Phoenix. Questo, tuttavia, non significa che Urbanista abbia rinunciato alla buona musica.

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I driver dinamici da 10 millimetri permettono un suono di buona qualità, anche se i preset iniziali sono un po’ “piatti”. Una volta scaricata l’applicazione, che purtroppo non ha un equalizzatore manuale, potete trovare dei settaggi più dinamici. Se alzate troppo i bassi, tuttavia, rischiate di togliere molte sfumature nei toni alti e medi – il nostro preset preferito durante la prova si chiama Energize, che lascia un po’ di spazio anche ai toni alti.

Dobbiamo però sottolineare che i Phoenix non riproducono i diversi strati sonori come vorremmo. Mancano un po’ di dettagli in canzoni complesse come Good Vibrations dei Beach Boys e e Free di Florence + The Machine, così come i bassi potenti di Kendrick Lamar oscurano i dettagli della produzione. Gli audiofili potrebbero storcere il naso, ma la qualità risulta nella media e se ascoltate tracce meno dinamiche (o non fate molto caso ai dettagli sonori) non dovreste avere problemi. La riproduzione di podcast e audiolibri, anche grazie alla grande comodità e autonomia dei Phoenix, risulta ideale.

Riduzione del rumore e qualità in chiamata

Durante i test dell’ANC per questa recensione, gli Urbanista Phoenix non ci hanno fatto urlare al miracolo. In questa fascia di prezzo si può soprattutto puntare alla ‘riduzione’ più che alla cancellazione del rumore. Ma ci sono auricolari che lo fanno meglio. Sentirete ancora i rumori forti esterni – su un treno sentirete fischi e annunci, anche se ovattati. Ma i discorsi altrui e il traffico scompariranno sotto le tracce musicali. Un buon risultato, anche se non è la caratteristica di punta di questi auricolari.

Durante le chiamate abbiamo sempre sentito bene la voce del nostro interlocutore, che sentiva la nostra senza alcun rumore di fondo. Anche quando abbiamo provato a effettuare una chiamata seguendo il robottino aspirapolvere per casa o immersi nel traffico. La cancellazione del rumore di fondo tende però a dare un effetto “robotico” alla voce, togliendo per esempio un po’ delle esitazioni a fine frase e i mezzi toni. Ma dovete davvero prestare attenzione per percepire questo cambiamento.

Comoda la funzionalità multipoint, che permette di connettersi anche al PC per le videochiamate: un punto a favore davvero interessante per questo prodotto dalla grande autonomia.

Applicazione ben realizzata e comandi semplici da usare

app auricolari

L’app Urbanista Audio, che consigliamo di scaricare soprattutto per gestirei preset dell’equalizzatore, è davvero ben realizzata. Non solo rileva velocemente tramite il Bluetooth 5.2 le cuffie, ma permette anche di valutare la batteria e la ricarica solare facilmente. Infatti, potete trovare una stima delle ore di riproduzione restanti e anche quanto avete tempo avete guadagnato tramite la ricarica solare.

Avete poi la possibilità di gestire i comandi sui due auricolari, che sono molto responsivi. Di default, potete bloccare e riprendere la produzione con un doppio tocco; e alzare e abbassare il volume tenendo premuto. Ma potete anche accedere all’assistente vocale e molto altro ancora. È abilitata inoltre il riconoscimento in-ear, che blocca la musica quando togliete gli auricolari (funziona piuttosto bene).

Insomma, la gestione lato software ci sembra facile e funzionale.

Recensione Urbanista Phoenix: vale la pena?

Giunti alla fine di questa recensione, partiamo con il punto negativo: se cercate un paio di auricolari con l’audio perfetto e ricco di dettagli, ci sono alternative migliore attorno al prezzo di 149 euro delle Urbanista Phoenix. Non sono affatto male – però crediamo che gli audiofili forse preferiranno qualcosa di diverso. Ma crediamo ci siamo diverse tipologie di ascoltatori che potrebbero trovarle davvero interessanti.

Se oltre alla musica ascoltate tanti podcast e audiolibri, per ore consecutive mentre siete al lavoro o in trasferta, la grande comodità dei Phoenix nelle orecchie e l‘autonomia di otto ore sono un’attrattiva interessante. La custodia, voluminosa ma non pesante, migliora la situazione con una grande riserva di energia. Che con l’energia solare diventa ancora più versatile e duratura.

Gli Urbanista Phoenix non sono l’opzione migliore per tutti. Ma chi apprezza queste caratteristiche non le toglierà più dalle orecchie.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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