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Oggi si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente

Ricorrenza istituita nel 1974 e sempre più attuale

I climatologi sono pressoché unanimi nel dire che la principale causa delle tremende alluvioni che durante il mese di maggio hanno devastato l’Emilia-Romagna sia il cambiamento climatico.

Perché se è vero che simili eventi eccezionali ed estremi si sono sempre verificati (è questo il leitmotiv ribadito da chi nega che ci si trovi di fronte a un’emergenza), a cambiare sono la loro intensità e frequenza.

I dati sul consumo di anidride carbonica sono sempre più allarmanti, e tutti i parametri vitali del nostro pianeta sono sempre meno confortanti.

Con queste premesse davvero meste, la Giornata mondiale dell’ambiente – che si celebra oggi, 5 giugno – dovrebbe essere considerata sempre meno una ricorrenza simbolica, e sempre più una irrinunciabile occasione per sensibilizzare istituzioni, aziende e cittadinanza a una maggiore attenzione alla salvaguardia ambientale.

Ricordiamo anzitutto cos’è, e perché si celebra, la Giornata mondiale dell’ambiente.

Dopo di che, limitandoci al versante tecnologico, scopriamo quali piccoli accorgimenti possono – se adottati su larga scala – contribuire a un cambio di atteggiamento, che è davvero sempre più impellente.

world environment day

La Giornata mondiale dell’ambiente

La Giornata mondiale dell’ambiente è stata istituita nel 1972 dalle Nazioni Unite.

La decisione è stata presa durante i lavori della Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano (5-16 giugno 1972).

Ma la Giornata, nota globalmente come World Environment Day (questo anche il nome del sito ufficiale dell’evento) è stata celebrata per la prima volta due anni dopo, nel 1974.

Il World Environment Day, attraverso una fitta serie di eventi e iniziative, si prefigge appunto di portare all’attenzione di tutti i più urgenti problemi legati allo sfruttamento dell’ambiente, o a un atteggiamento diciamo così distratto (e dunque colpevole) nei suoi confronti.

“BeatPlasticPollution”

Ogni anno ci si concentra su uno specifico tema. Nella home del sito possiamo leggere l’argomento cardine del 2023: “La Giornata mondiale dell’ambiente 2023 ricorda che le azioni delle persone sull’inquinamento da plastica sono importanti. I passi che i governi e le imprese stanno intraprendendo per affrontare l’inquinamento da plastica sono la conseguenza di questa azione.

È tempo di accelerare questa azione e passare a un’economia circolare. È tempo di #BeatPlastic Pollution [battere l’inquinamento da plastica].”

Paese ospitante di quest’anno sarà la Costa d’Avorio.

Qualche numero

Per limitarci all’argomento centrale dell’edizione 2023 della Giornata mondiale dell’ambiente, pensiamo solo al fatto che ogni anno finiscono negli oceani otto milioni di tonnellate di plastica.

L’obiettivo (ambizioso) è quello di ridurre l’inquinamento da microplastiche e materiali affini dell’80% entro il 2040. Ma per arrivare a ciò, ovviamente, occorrerebbero gli impegni congiunti di politica e mercato.

L’Onu ci ricorda che “in tutto il mondo, ogni minuto viene acquistato un milione di bottiglie di plastica, mentre ogni anno vengono utilizzati fino a cinque trilioni [un trilione equivale a un miliardo di miliardi] di sacchetti di plastica. In totale, la metà di tutta la plastica prodotta è progettata per scopi monouso.

Le materie plastiche, comprese le microplastiche, sono ormai onnipresenti nel nostro ambiente naturale. Stanno diventando parte della documentazione fossile della Terra e un indicatore dell’Antropocene, la nostra attuale era geologica.”

Dare consigli o cambiare mentalità?

Dare consigli sul tema equivarrebbe a ripetere l’ovvio. Tutti noi sapremmo benissimo quali accorgimenti adottare per alleviare le pene del nostro pianeta. Ma siamo vittima di due pregiudizi duri a morire: la difficoltà ad abbandonare la nostra pigrizia, il nostro egoismo, e la difficoltà a comprendere che anche minimi gesti individuali, se moltiplicati per milioni e milioni di persone, potrebbero risultare fondamentali.

È intuitivo che occorrerebbe, ad esempio, spegnere l’automobile ai semafori, preferire le bottiglie d’acqua in metallo a quelle di plastica, badare a risparmiare l’acqua in casa (utilizzando lavatrice e lavastoviglie a pieno carico), mettersi un maglione nei mesi freddi anziché tenere il condizionatore acceso a venticinque gradi, eccetera.

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E in ambito tech?

La tecnologia è davvero nemica dell’ambiente?

Certamente sì se, allo stesso tempo, si viaggia in SUV, non si resiste all’acquisto dell’ultimo modello di smartphone anche se il nostro funziona ancora benissimo, si ordinano prodotti online del costo di 0,99 euro perché è tanto comodo, si tengono accesi contemporaneamente quattordici device nonostante se ne utilizzi uno alla volta, e nel tempo libero si fa il mining di criptovalute.

Ma, ad esempio, potremmo evitare l’abuso dello streaming online o l’iscrizione a newsletter inutili. Oppure adoperare un device sino alla vera fine del suo ciclo di vita, o riciclarne le componenti, oppure acquistarlo rigenerato. E più in generale dare il proprio contributo all’economia circolare.

E perché, specie per gli spostamenti nei centri urbani, non pensare alla mobilità elettrica, a partire dalle auto per finire con biciclette e monopattini?

O perché non dotare la propria abitazione di un impianto fotovoltaico?

Lo ribadiamo: a voler dare il proprio contributo, il modo di attivarsi – anche per quanto riguarda un diverso approccio all’universo tech – esiste eccome.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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