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Ma no che Google non chiuderà Gmail. La bufala della settimana

È solo l’errata interpretazione di una notizia

Le bufale, a prescindere dal loro contenuto e dalla raffinatezza con cui sono costruite, di solito hanno alla loro radice una qualche volontà truffaldina o comunque poco nobile: quella di instillare e far circolare un’informazione falsa o non controllata, allo scopo di confondere, convincere di qualcosa di inesistente o, almeno, gettare discredito su qualcuno o qualcosa. E puntano sulla credulità e sull’emotività per circolare indisturbate e anzi, per essere ampiamente e rapidamente diffuse.

La fake news di oggi, invece, nasce proprio dalla nostra scarsa capacità di “leggere” le notizie. Ed è un bel guaio, dal momento che più le nuove tecnologie vanno affinandosi (si prenda, ad esempio, l’intelligenza artificiale generativa) e più dovremmo essere capaci di riconoscere il falso dal vero.

Come quando qualcuno ci dice che Google sta per chiudere Gmail. Scopriamo cos’è accaduto.

Google chiude Gmail?

Nei giorni scorsi sul web è circolata una notizia clamorosa e destabilizzante: Google chiuderà Gmail.

E milioni di persone, molte delle quali usano l’account di posta forse più famoso del mondo per motivi professionali, rimarranno senza account. Certo: crearne uno altrove è operazione che porta via un paio di minuti. Ma, al di là della confidenza con la grafica di Gmail, più complicato – almeno nel primo periodo – sarebbe stato il trasferimento dell’account e la comunicazione a tutti i propri contatti. Che, comunque, può sempre avvenire attraverso una risposta automatica.

E quindi, Google chiude Gmail o no?

google 25 anni di ricerca online 1

Il fraintendimento e la bufala

No, naturalmente: un’azienda per nulla in crisi, come Google, non avrebbe motivo di chiudere uno dei suoi servizi più largamente utilizzati, cioè Gmail.

La grande allucinazione collettiva nasce dall’azione congiunta di una informazione mal interpretata e di un messaggio fasullo circolato in rete.

Partiamo dal secondo, che in questo specifico caso sembra avere un peso relativo. È un post pubblicato su X che, senza ulteriori specificazioni, parla di una prossima chiusura di Gmail da parte di Google. E indica persino una data: il primo agosto 2024.

Reputiamo tuttavia che questo messaggio così scarno, da solo, non possa aver gettato nel panico un numero eccessivo di utenti. Ben altro effetto può aver avuto il sentore di una possibile chiusura del servizio alla luce di una notizia, stavolta verissima, magari ascoltata solo distrattamente. Ed è l’ulteriore dimostrazione che, di questi tempi, siamo chiamati più che mai a prestare attenzione a quanto accade intorno a noi.

La notizia è che Google chiuderà la visualizzazione in HTML della casella di posta elettronica Gmail.

Stop alla visualizzazione in HTML (e agli account inattivi)

Google non chiude Gmail ma interrompe dunque la visualizzazione in HTML. Lo stop, annunciato da tempo, sarà operativo già a partire dal febbraio del 2024. Ma si tratta solo dell’abbandono di una tecnologia ormai obsoleta (e mancante di molte funzionalità).

Assieme a ciò, nel mese di novembre del 2023 l’azienda di Mountain View aveva annunciato, e poi reso operativo, il fatto che dal mese di dicembre sarebbero stati cancellati gli account inattivi da due anni. Ma in questo caso i possessori avrebbero davvero avuto poco di che lamentarsi.

Inoltre, ricordiamo che è in chiusura il servizio Google Pay (lo stop negli Usa avverrà il 4 giugno prossimo) a favore di Google Wallet, che diventerà l’unico riferimento per i pagamenti in mobilità.

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Google, Gmail e noi

La mistura di fraintendimento e bufala secondo cui Google avrebbe chiuso Gmail ha imposto una smentita pubblica da parte dell’azienda di Sundar Pichai. Che, nella giornata di giovedì 22 febbraio, ha pubblicato su X un post tanto stringato quanto perentorio: “Gmail is here to stay” (Gmail è qui per restare).

Al di là di ciò, il piccolo panico ingenerato è l’ennesimo, inequivocabile segnale di allarme. Per chiunque fruisca del web (e quindi più o meno per… chiunque) non è più invocabile l’ignoranza. Siamo tutti chiamati a conoscere l’ambiente in cui ogni giorno trascorriamo ore, distinguere ciò che è credibile da ciò che non lo è.

Chi potrebbe dichiararsi incapace di riconoscere il significato della segnaletica stradale? Allo stesso modo, tecnologie (e intelligenze artificiali) sempre più sofisticate ci stanno indirettamente chiedendo di essere costantemente vigili su ciò che incontriamo quotidianamente in rete. E di confrontare le notizie, vagliare, diffidare.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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