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La Corea del Nord lo hackera. Lui risponde

Nelle ultime due settimane la Corea del Nord ha avuto qualche problema con la rete. Non piccoli disservizi ma lunghi momenti durante il quale la maggior parte dei siti web nordcoreani (parliamo di poche dozzine) non erano accessibili. Questo include anche portali rilevanti come quello di Air Koryo, la compagnia di bandiera, o Neanara, il sito web ufficiale del governo di Kim Jong-un.

Gli esperti hanno subito pensato ad un attacco da parte di un Paese straniere. In fondo la Nord Corea sta portando avanti i suoi test missilistici, cosa che non entusiasma mai gli altri Stati.
Eppure non è stata nessuna nazione a dare noia al paese guidato da Kim Jong-un.
La colpa è di un solo uomo.
Un hacker americano, chiamato P4x.
Potete immaginarvelo vestito con una t-shirt, i pantaloni del pigiama, le ciabatte, seduto di fronte alla tv per una maratona di Alien mentre mangia qualche snack. Ogni tanto si alza, raggiunge la sua postazione di lavoro e controlla come sta andando il suo attacco.

P4x non si è alzato una mattina con la luna storta. No, la sua è una vendetta, una ritorsione.

Un anno fa, P4x è stato hackerato dalle spie nordcoreane che cercavano di rubare dal suo computer dei dati. Il protagonista di questa storia infatti è un ricercatore specializzato in cybersecurity che aveva raccolto dati legati alle vulnerabilità di alcuni software. Per impedire alle spie di impossessarsi delle sue informazioni, P4x ha scelto di cancellare tutte le informazioni di valore presenti sul suo computer.
Questo episodio è stato segnalato alle autorità statunitensi che però decisero di non fare nulla.

E così, dopo 12 mesi di meditazione, è arrivata la risposta di P4x. L’hacker ha analizzato i siti nordcoreani, trovato in una serie di vulnerabilità e lanciato un attacco DoS (Denial of Service) che ha paralizzato la rete di un’intera nazionale, bloccando l’accesso ai siti autoctoni ma non a quelli esteri. Insomma, un metodo per bloccare la propoganda che secondo il protagonista della vicenda non è molto diverso dal distruggere i cartelloni del regime che si possono trovare lungo le strade.

Caro P4x, non proprio.

E’ probabile che l’attacco dello scorso anno fosse stato lanciato dalla Cina o da altri paesi asiatici, piuttosto che da spie stanziate effettivamente nella Corea del Nord.
Senza contare che lo Stato guidato da Kim Jong-un potrebbe interpretare tutto questo come una dichiarazione di guerra da parte degli Stati Uniti e non di un hacker in ciabatte e pigiama.

La situazione poi sembra destinata ad evolversi. P4x sta cercando di radunare altri hacker per portare avanti il FUNK Project (FU North Korea). L’obiettivo? Hackerare e rubare effettivamente i dati di questo Paese.

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Source
WIRED

Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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