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La realtà virtuale può sostituire gli eventi tradizionali?

Abbiamo preso parte ad una conferenza usando il visore HP Reverb G2. Sarà la prima di molte altre?

Quando parliamo di realtà virtuale spesso pensiamo ai videogiochi. Ci immaginiamo mondi immersivi, titoli insoliti e curiosi stratagemmi per interagire con oggetti che sembrano essere proprio davanti a te nonostante siano digitali. La VR – acronimo di Virtual Reality – non è solo uno strumento ludico in senso stretto. Le sue potenzialità sono enormi: può diventare un modo per viaggiare, per esplorare il mondo, per imparare e persino per socializzare. E sì, può anche sostituire a modo suo un evento fisico tradizionale. 

È proprio per questo che l’abbiamo utilizzata pochi giorni fa. HP infatti ha deciso di usare la realtà virtuale per presentare il suo ultimo visore. 

HP Reverb G2 visto con gli occhi di HP Reverb G2

Sembra quasi una trovata alla Nolan (qualcuno ha detto Inception?), ma in realtà è tutto vero. Una scelta curiosa quella dell’azienda americana ma sicuramente di grande impatto.
Facciamo però un passo indietro.
Come funziona una conferenza virtuale? Cosa si fa? 

Le fasi preliminari

Prima di tutto si collega il visore ad un PC. Nel caso di HP Reverb G2 è indispensabile possedere un computer piuttosto potente. Per godervi a pieno l’esperienza è consigliabile avere almeno un processore Intel Core i5 o AMD Ryzen 5, un minimo di 8 GB di RAM e una scheda grafica NVIDIA GeForce GTX 1080 o superiore oppure AMD Radeon 5700 o superiore.  Avrete poi bisogno di un ingresso DisplayPort 1.3 e di una porta USB-C. 

Sul fronte software invece ci sono Windows 10, Windows Mixed Reality e AltspaceVR, un programma nato proprio per partecipare ad eventi virtuali, inclusi show, conferenze, lezioni e molto alto altro ancora.

La nostra avventura è iniziata proprio nella lobby di questo software, progettata per rendere tutto estremamente famigliare. Ci siamo ritrovati infatti in un appartamento moderno, con uno splendido terrazzo munito di barbecue e fuochi d’artificio. L’atmosfera, calda e rilassata, ci ha permesso di ambientarci facilmente mentre il tutorial ci ha aiutato a capire i principi base di HP Reverb G2.  

HP Reverb G2 AltspaceVR
Un selfie virtuale scattato all’interno di AltspaceVR

Una volta comprese le regole del mondo esterno, ci siamo focalizzati sul nostro avatar virtuale. In AltspaceVR infatti i partecipanti non sono un’entità astratta. Tutti hanno una loro controparte digitale che può essere personalizzata a piacimento: corporatura, capelli, occhi e vestiti possono essere selezionati dall’apposito menù, proprio come in un videogioco. Sappiate che non è una scelta definitiva. Potete cambiare look in qualsiasi momento. 

La conferenza di HP

Conclusa la sessione di personalizzazione, abbiamo usato l’apposito menù per prendere parte all’evento di HP. 
È difficile definire l’esperienza ma, se dovessimo sintetizzare, probabilmente useremmo due parole: futuristico e ordinario. 
Proviamo a spiegarci meglio.

Le conferenze stampa pre-Covid seguivano un copione piuttosto classico: si raggiunge la location, ci si accomoda su sedie o poltroncine, si ascoltano i relatori presenti sul palco, si guardano (e magari fotografano) le slide che vengono proiettate e infine si scambiano quattro chiacchiere con i colleghi, magari davanti ad un drink. 
L’evento realizzato dalla società statunitense prevedeva tutti questi elementi (drink escluso) ma con una sostanziale differenza: tutto era virtuale. Ci siamo quindi ritrovati in una sala conferenza digitale ad ascoltare Joanna Popper, Global Head of Virtual Reality, e Cecile Tezenas du Montscel, Head of VR Europe, con la possibilità di interagire con  loro e con tutti gli altri spettatori. 

HP Reverb G2 evento 1
La conferenza virtuale di HP

È così che l’ordinario incontra il futuristico, generando un’esperienza che è simile a quelle del passato ma allo stesso tempo legata ad una tecnologia che nei prossimi anni andrà via via conquistando il grande pubblico. HP non ha fatto altro che anticipare i tempi, cavalcando quello che diventerà un trend nei prossimi anni. 
A questo preludio di futuro dobbiamo poi affiancare il nostro presente. Il 2020 ha scoraggiato gli eventi fisici e i contatti con le altre persone, chiudendoci in una bolla fatta di telefonate, videochiamate ed email. In questo scenario la realtà virtuale funge un po’ da ponte, a metà tra la necessaria virtualità degli incontri e l’altrettanto indispensabile contatto umano.

HP Reverb G2 altspaceVR bar
Il bar virtuale

HP Reverb G2: come si comporta?

Quanto detto fino ad ora ha davvero senso solo avendo un buon hardware a supporto.
La realtà virtuale deve essere fruita tramite un visore capace di rendere al meglio l’ambiente digitale, altrimenti vi sembrerà di essere in un mondo distorto, sfocato e confuso che vi farà venire la nausea.
Fortunatamente HP Reverb G2 si è rivelato un grande compagno di avventure. La società americana ha sfruttato tutto il suo sapere e la sua esperienza per dare vita ad un prodotto comodo, intuitivo e ben calibrato. 

L’ultimo visore di HP si presenta con nuove lenti realizzate in collaborazione con Valve e pannelli LCD mura-free da 2160×2160 pixel. In totale avete ben 9,3 milioni di pixel di fronte a voi. Più di quanto offre buona parte della concorrenza.
A disposizione poi ci sono ben quattro fotocamere integrate per il rilevamento dei movimenti ed un piccolo switch che permette di regolare la distanza interpupillare e adattare così le lenti alle vostre esigenze. Detto così suona complicato, ma in realtà dovete solo spendere qualche secondo per assicurarvi di avere tutto a fuoco. Una volta fatto, potrete immergervi nell’azione anche per periodi prolungati di tempo. HP Reverb G2 infatti, con i suoi cuscinetti, il materiale flessibile, il tessuto magnetico della mascherina e il peso ben distribuito, garantisce il massimo comfort anche dopo sessioni molto lunghe di utilizzo. 

Anche l’audio è stato studiato nel dettaglio. Abbiamo infatti due speaker posizionati a 10 mm dalle orecchie che vi aiutano a sentire cosa succede nell’ambiente virtuale senza però isolarvi completamente dal mondo. Una soluzione che abbiamo trovato molto utile sia da soli, per non perdere contatto con ciò che ci circonda, sia in compagnia, quando è importante ascoltare i feedback di amici e parenti.

All’interno della confezione troverete anche due controller. Nel complesso li abbiamo trovati comodi ed ergonomici, anche se la disposizione dei tasti non ci è sembrata troppo intuitiva. O meglio, usare i grilletti è stato semplicissimo ma trovare i pulsanti più piccoli ha richiesto un po’ di pratica. 

La scatola infine ospita i cavi necessari a collegare HP Reverb G2 al PC. Uno andrà inserito nel visore, mentre gli altri due – il DisplayPort e l’USB-C – dovranno essere collegati al computer.
E l’alimentazione? Se l’ingresso USB-C del vostro PC permette il passaggio di energia allora il visore si alimenterà con quella, altrimenti dovrete usare l’alimentatore classico che richiederà un’altrettanto tradizionale presa di corrente.

Bello ma lo rifaresti?

L’esperienza che abbiamo vissuto con HP Reverb G2 è stata davvero insolita. Un bel mix tra presente e futuro che ci ha permesso di mettere le mani sul nuovo visore e allo stesso tempo di utilizzarlo in un contesto per noi insolito. Questo però è solo l’inizio. Come dicevamo poco sopra, le potenzialità della VR sono enormi e non vediamo l’ora di vedere cos’altro ci riserva questa tecnologia ancora molto sottovalutata. 

Forse non è ancora per tutti, forse ha bisogno di essere migliorata ulteriormente prima di conquistare davvero le masse, ma un giorno potrà davvero ridefinire il nostro modo di viaggiare, giocare ed imparare. 
Questo ovviamente non significa che sostituirà del tutto gli eventi tradizionali. È evidente che, per quanto simile, non sarà mai uguale. Questo però non è l’intento della VR. L’idea non è eliminare il contatto fisico ed umano, abolire conferenze stampa ed eventi o cancellare ogni genere di viaggio. La realtà virtuale è in realtà uno strumento nato per espandere i nostri orizzonti, le nostre conoscenze e le nostre esperienze. Un mezzo aggiuntivo che travalica i limiti dettati dal tempo, dalle risorse economiche e dalle possibilità offerte dal territorio.

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Erika Gherardi

Amante del cinema, drogata di serie TV, geek fino al midollo e videogiocatrice nell'anima. Inspiegabilmente laureata in Scienze e tecniche psicologiche e studentessa alla magistrale di Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia.

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