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Dentro la Canzone: significato e storia di Imagine, il capolavoro senza tempo di John Lennon

"You may say I'm a dreamer. But I'm not the only one"

Ricorre tra pochi giorni una data importante per gli appassionati di musica, soprattutto per gli amanti dei Fab4, quei quattro ragazzi di Liverpool che sotto il nome di The Beatles rivoluzionarono la musica per sempre. L’8 dicembre 1980, esattamente due mesi dopo aver compiuto 40 anni, John Lennon venne assassinato a New York, nei pressi della propria abitazione. “Hey, Mr. Lennon”, gli disse un venticinquenne chiamato Mark Chapman, prima di esplodergli contro cinque colpi di pistola. Per celebrare il genio del cantautore britannico abbiamo quindi deciso di dedicare questo episodio di Dentro la Canzone a Imagine, il più popolare e rappresentativo dei brani del John Lennon solista, una canzone carica di significato politico e sociale. Una canzone eterna.

Imagine esce nel 1971, prima traccia dell’omonimo album, che di capolavori ne conteneva almeno un paio. Basti pensare alla malinconica Jealous Guy, oppure ancora alla melodia incredibile di How?. Eppure quando si parla di quel disco, chissà perchè, si pensa proprio alla title track: Imagine, manifesto ancora oggi di lotta contro ogni forma di oppressione.

Nel 1971 però usciva anche la ristampa di un libro chiamato Grapefruit, una raccolta di poesie, istruzioni oniriche e illustrazioni di Yoko Ono, discussa moglie di John Lennon. Alcune pagine del libro, soprattutto quelle contenenti le istruzioni, cominciavano con un verbo: “immagina”. Lennon, che scrisse l’introduzione per la ristampa di Grapefruit, rimase colpito dalla potenza evocativa di questa parola. Pensò così di scriverci qualcosa, una canzone prima e un intero album poi.

Ebbene sì: dietro al più grande capolavoro di John Lennon c’è lo zampino di colei che, per molti, fu la causa dello scioglimento dei Beatles.

Imagine: il significato della canzone di John Lennon

Il significato di Imagine non è di difficile comprensione, anzi, ma il testo è straordinario per la dirompente capacità di John Lennon di evocare immagini. Il cantautore, con un’ossimorica dolcezza, si scaglia contro ogni forma di oppressione fisica e spirituale, partendo dalla religione e arrivando ai governi. Una libertà minata dagli stessi confini geografici, che per definizione dividono gli uomini.

Imagine there’s no heaven
It’s easy if you try
No hell below us
Above us, only sky

Lennon si rivolge a noi. Ci invita ad immaginare e sognare una vita nel presente, senza la prospettiva di un inferno o un paradiso. Due concetti religiosi che puntano a minare la libertà dell’uomo, spronandoli a comportarsi in un determinato modo solo per lo spauracchio di una punizione o la promessa di una ricompensa. Niente paradiso: sopra di noi c’è solo il cielo. Un’immagine semplice ma potentissima.

Imagine there’s no countries
It isn’t hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion, too

Imagine all the people
Livin’ life in peace

Niente Paesi, territori o confini. Come nel primo verso il cantautore sembra spronare l’acoltatore: “non è difficile immaginarlo, provaci”. Sembra quasi voler rimarcare che la società ci alleva con dei concetti, delle solide certezze: i diversi popoli. Lennon, con la dolcezza di un genitore che si rivolge un bambino che non riesce a risolvere un’equazione semplice, sembra dici: “hey, provaci, se ci provi è semplice. Dimentica quello che sai e immagina un mondo senza religioni o interessi personali. Immagina un mondo fatto di pace”. Ancora una volta un concetto semplice. Tanto semplice da diventare sovversivo.

You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will be as one

L’artista è cosciente che la prospettiva di un mondo pacifico è solo un’utopia. E allora ci risponde con una delle frasi più belle della storia della musica: “per te sono un sognatore, forse è vero, ma non sono il solo. Spero che un giorno tu ti unisca a noi”. Le utopie, se sono di massa, possono diventare realtà. Lennon non è solo, lo sa, è il portavoce di un’intera generazione stanca delle politiche belligeranti (vedi il Vietnam). È l’uomo simbolo della libertà spirituale in occidente. È, soprattutto, uno dei più grandi cantautori che questo sputo di universo abbia mai conosciuto.

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man

Questa è la strofa che più di tutte causò problemi a John Lennon, almeno dal punto di vista privato. Di spiccate idee progressiste in un momento in cui c’era una caccia spietata al comunista, Lennon ci invita ad immaginare un mondo senza possesso. Senza ciò che è mio e ciò che è tuo. Un affronto diretto al capitalismo dilaniante degli Stati Uniti. Già, perchè il possesso significa avidità e l’avidità è divisiva: non ne abbiamo bisogno. Lennon immagina in cui tutto è di tutti, in una fratellanza universale fatta di condivisione.

Dal punto di vista musicale

La canzone è caratterizzata da un intro di due accordi: Do maggiore e Fa maggiore. Nel ritorno al Do c’è una scala di sole tre note che rende l’intera sequenza inconfondibile e iconica. John Lennon ha scritto e registrato il provino di Imagine utilizzando un pianoforte Steinway nella camera da letto della sua casa di Tittenhurst Park, nella campagna inglese, dove lui e Yoko si trasferirono nell’estate del 1969. All’epoca i Beatles erano ancora ufficialmente una band, ma lo scioglimento ufficiale era dietro l’angolo. La produzione fu affidata a Phil Spector, che aveva appena avuto la malsana idea di mettere mano alle registrazioni di The Long and Winding Road, scatenando le ire di Paul McCartney che (anche) per questo motivo scioglierà definitivamente i Beatles. 

Per registrare Imagine, Lennon richiamerà anche altre due vecchie conoscenze: George Harrison e Klaus Voormann (che oltre ad essere un discreto bassista aveva realizzato la copertina dell’album Revolver dei Beatles). Completano la formazione il pianista Nicky Hopkins e i batteristi Alan White e Jim Keltner. Le registrazioni ufficiali si tennero il  27 maggio 1971, nello studio personale di Lennon chiamato Ascot Sound Studios. Inizialmente la canzone era pensata per essere piano e voce. L’idea era di dare spazio al significato del testo di Imagine e alla melodia di John Lennon. Gli altri strumenti furono aggiunti solo il successivo 4 luglio.

In principio Lennon non pensava che la canzone potesse diventare un brano di successo. Per una volta, una sola, la storia gli darà torto.

Perchè Yoko Ono non è stata inserita nei credits?

Come detto le opere di Yoko Ono hanno influenzato molto la stesura del testo. Lo stesso John Lennon, nel corso di un’intervista radiofonica con Andy Peebles per la BBC, spiegò: “Dovrebbe essere accreditata come una canzone di Lennon/Ono perché gran parte del testo e del concetto provenivano da Yoko”.

Il 14 giugno 2017, la National Music Publishers Association ha annunciato che Yoko sarebbe stata finalmente aggiunta come co-autrice di Imagine. Ciò è avvenuto durante una cerimonia nella quale Yoko Ono ha ricevuto il premio Centennial, che premiava Imagine come canzone del secolo. Mica male.

Peraltro Yoko Ono, che possiede il controllo sui diritti del catalogo musicale di John Lennon, ha rivelato la richiesta più frequente che riceve arriva da musicisti che vogliono riregistrare Imagine cambiando la frase “no religion, too”. Una richiesta che la donna ha sempre rifiutato. Certo ci vuole audacia nel proporsi di modificare un testo firmato Lennon.

Anche Forrest Gump ha provato a prendersi i meriti di Imagine

Chi invece ha provato a prendersi i meriti della canzone, si fa per dire, è Forrest Gump, amatissimo personaggio dell’omonimo film di Robert Zemeckis interpretato da Tom Hanks. In una storica scena si vede Forrest incontrare John Lennon nel corso di un’intervista al talk show The Dick Cavett Show. Raccontandogli la sua esperienza in Cina, inconsapevolmente, Forrest suggerisce a Lennon il testo di Imagine.

L’eredità culturale di Imagine

Imagine di John Lennon, per il suo forte significato, è stata oggetto di numerose cover e omaggi, non necessariamente musicali. A Central Park, ad esempio, è possibile ammirare un mosaico con la scritta “Imagine“. L’opera si trova all’interno di un’intera area dedicata a Lennon chiamata Strawberry Fields Memorial (come l’omonimo brano dei Beatles Strawberry Fields Forever). La zona si trova proprio di fronte all’appartamento Newyorkese di John Lennon, dove l’artista fu assassinato.

La canzone Don’t Look Back in Anger degli Oasis omaggia Imagine utilizzandone la stessa sequenza di accordi nell’intro. I fratelli Liam e Noel Gallagher, fondatori della band di Manchester, sono dichiaratamente fan dei Beatles e Liam, in particolare, si è detto ossessionato dalla figura di John, al punto da chiamare suo figlio Lennon Gallagher. Di Don’t Look Back in Anger vi abbiamo parlato approfonditamente in un altro episodio di Dentro la Canzone.

Il 13 settembre 1980, tre mesi prima dell’assassionio di John Lennon, Elton John tenne un concerto gratuito a Central Park, a pochi metri dall’abitazione di Lennon. Si tratta dello storico concerto nel quale Elton John si esibì vestito da Paperino. L’artista decise di chiudere il proprio set suonando una cover di Imagine, annunciandola così: 

“Questa è per un mio caro amico che vive non troppo lontano da qui, quindi cantiamola forte, così magari ci sente”

Una commovente interpretazione di Imagine di John Lennon, carica di tutto il suo significato simbolico, ha avuto luogo a Parigi il 14 novembre 2015, all’esterno del teatro Bataclan. Si tratta della stessa sala concerti dove il giorno prima, il 13 novembre, un gruppo di terroristi aprì il fuoco nel mezzo di un concerto degli Eagles of Death Metal, uccidendo 89 persone. L’uomo che comincia a suonare in mezzo alla folla si è poi rivelato essere il pianista tedesco Davide Martello.

Un’altra cover degna di nota è quella realizzata nel 2004 dagli A Perfect Circle, supergruppo capitanato da Maynard, già frontman dei Tool. Si tratta di una versione particolarmente cupa, con un video musicale che mostra gli orrori, le violenze e le contraddizioni dell’epoca contemporanea.

Durante il lockdown del 2020, l’attrice Gal Gadot ha coinvolto numerose altre stelle dello spettacolo per realizzare una cover virtuale di Imagine. Il video è diventato virale, ma nasconde una storia bizzarra: all’iniziativa avrebbe dovuto partecipare anche John Mayer, se non fosse che il cantante e chitarrista ha frainteso l’invito, mandando un video di sé che cantava Imagine di Ariana Grande. Mayer era convinto che Gadot stesse realizzando una cover dell’omonimo brano di Ariana Grande.

Vale la pena di segnalare la versione della leggenda jazz Herbie Hancock e il fatto che il brano sia stato eseguito in tre diverse cerimonie inaugurali delle olimpiadi: Atlanta 1996, Londra 2012 e Tokyo 2021. In quest’ultima occasione l’arrangiamento è stato curato da Hans Zimmer. Dal vivo la canzone è stata cantata anche da Queen, Eddie Vedder, Lady Gaga, Madonna, Neil Young, Zucchero Fornaciari, Guns N’ Roses, David Bowie e moltissimi altri. Vogliamo però chiudere con una cover particolare: quella eseguita quest’anno da Julian Lennon, figlio di John, come dedica alla popolazione ucraina colpita dall’invasione russa.

Imagine
  • Imagine
  • Lennon, John
  • Cd

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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