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IA e motori di ricerca: ecco perché tutti stanno gridando al miracolo

Gli utenti sono in brodo di giuggiole. Ma sarà vera rivoluzione?

Dunque, andiamo con ordine. Ormai (ve ne abbiamo parlato in diversi articoli) uno degli argomenti tech più caldi e dibattuti è quelli dei chatbot, intelligenze artificiali capaci di rapportarsi con una certa spigliatezza con un interlocutore umano.

A far parlare di sé è soprattutto ChatGPT, chatbot conversazionale di ultima generazione ideato da OpenAI. In un rapidissimo elenco parziale, ricordiamo che ChatGPT è stato citato per le sue virtù ma anche per le ansie che ingenera (motivo per cui è stato bannato dagli istituti di diversi Paesi). Ma le polemiche hanno riguardato anche il fatto che a occuparsi del filtraggio dei contenuti con cui lo si “educa” hanno badato dei lavoratori kenioti pagati – come ha reso pubblico il Time – meno di due dollari l’ora.

Tra le discussioni più accese, e che più interessano gli utenti del web (alias noi tutti) c’è la sfida dei motori di ricerca ha chi ha l’intelligenza artificiale più acuta.

Soffermiamoci su questo punto.

L’IA, i motori di ricerca e la sfida Microsoft-Google

Microsoft ha da poco annunciato che il suo motore di ricerca Bing dalla prossima versione integrerà ChatGPT. E nel presentare in anteprima la nuova e sorprendente versione di Bing alla stampa, il CEO dell’azienda ha pronunciato due frasi tutto fuorché casuali.

Satya Nadella ha infatti detto: “È un nuovo giorno per la ricerca“, e fin qui tutto chiaro e condivisibile. Dopo di che Nadella ha aggiunto: “La gara inizia oggi e ci muoveremo velocemente”. Esplicitando, dunque, il dualismo con Google. Ovvero con il motore di ricerca che per ora detiene il 90% delle ricerche degli utenti, contro circa il 6% che si affida a Bing.

Bing

Bing VS Bard

Se Microsoft integrerà l’AI nel suo motore di ricerca Bing, Google ha annunciato il prossimo arrivo di Bard, un’intelligenza artificiale antagonista di quella che verrà implementata in casa Microsoft.

Ancora in fase di sviluppo, Bard poggerà sul modello linguistico LaMDA, sviluppato dall’azienda di Mountain View. E che è balzato agli onori delle cronache per via dell’ex ingegnere di Google Black Lemoine, che dopo aver reso pubblica una conversazione con l’AI (alla quale aveva attribuito la coscienza di un bambino di 7-8 anni), era stato licenziato.

L’IA nel motore di ricerca di Bing è in uno stadio più avanzato, e da ciò che è stato mostrato nella presentazione, si può certo dire che l’interazione con l’utenza sarà più precisa ma anche meno asettica di quanto avviene oggi. Sarà sostenuta, insomma, da quel grado di creatività e (con tutte le virgolette del caso) “empatia” di cui un’intelligenza artificiale può essere dotata.

Non solo Microsoft e Google

La corsa all’AI nei motori di ricerca ha contagiato anche Opera.

La società proprietaria, cioè Kunlun Tech, ha annunciato che Opera si gioverà di ChatGPT. Ma l’intelligenza artificiale non dilaga solo nei motori di ricerca. Si è insinuata anche nelle app di dating (ovvero di appuntamenti) come OkCupid. Qui ChatGPT servirà per generare le domande giuste a cui i due “pretendenti” dovranno rispondere allo scopo di creare una relazione di successo.

E il boom dell’AI generativa (ossia quella in grado di creare contenuti) è spiegato alla perfezione proprio dal suo ingresso nelle app di dating.

Alla ricerca dell’empatia

Abbiamo citato la parola empatia parlando di ciò che di nuovo potrà portare l’AI nei motori di ricerca.

L’intelligenza artificiale, infatti, piace proprio per l’idea di poterci consegnare un rapporto più umano (anzi, “umano”) con il motore di ricerca, che sarà capace di fornire risposte più circostanziate, più su misura dell’utente e più – con tutti i limiti del caso – vivide.

L’AI, insomma, ci fa cullare l’illusione che l’ultima barriera che differenzia le creature viventi, ovvero la coscienza (ma volendo si può addirittura scomodare la parola anima), possa essere abbattuta.

Nelle app di dating, l’AI sarà addirittura in grado di indicarci il partner giusto. Più di così!

Il sogno e la realtà

Questo è il sogno di molti utenti del web.

Poi c’è la realtà, ovvero il fatto che l’intelligenza artificiale è ancora decisamente migliorabile.

Sono recentissimi due esempi. La sospensione di Replika imposta dal Garante della privacy, e la figura non eccelsa di Bard durante la sua presentazione. All’IA è stata posta la domanda: “Quali nuove scoperte del telescopio James Webb posso raccontare a mio figlio di nove anni?” E nella risposta è stato incluso un esopianeta già individuato nel 2004.

Le conseguenze? 100 milioni di dollari bruciati, titolo di Alphabet (che controlla Google) giù del 9% in Borsa, e rialzo improvviso di Microsoft del 3%. Dunque?

Dunque?

Dunque, è facile immaginare che l’IA prenderà sempre più piede (in sempre più ambiti) e si affinerà sempre più.

Nel frattempo, però, almeno tre considerazioni sono innegabili. La prima: si tratta di una tecnologia ancora migliorabile, e di molto. La seconda: una maggiore proattività e “indipendenza” dei motori di ricerca potrebbero portare a una passivizzazione dell’utente, che si sentirebbe sempre meno chiamato ad approfondire e a incrociare le fonti. La terza: gli introiti pubblicitari rimarranno sempre fondamentali per le aziende. Quindi, dietro la figura del motore di ricerca-amico si nasconderanno modi più subdoli di indirizzare pubblicità mirate. E anche la disinformazione prenderà nuove e per ora sconosciute vie.

Nulla di drammatico: sono solo tre aspetti da considerare per accogliere il futuro (prossimo) con la dovuta dose di realismo.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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