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Il signore delle formiche, com’è il film di Gianni Amelio

Alla fine degli anni Sessanta si celebrò a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannano a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale: un reato che in realtà fino ad allora era servito per mettere sotto accusa i diversi di ogni genere.

Il signore delle formiche è il quarto film Italiano in concorso alla 79a Mostra del cinema di Venezia, diretto da Gianni Amelio, che racconta la persecuzione giudiziaria subita dallo scrittore Aldo Braibanti. Il film racconta una storia a più voci, in cui, accanto all’imputato, prendono corpo i familiari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.

Il signore delle formiche, il film di Gianni Amelio

Il signore delle formiche

Se c’è un regista che sa come indagare il reale è Gianni Amelio, un regista che è riuscito sempre a regalarci piccoli grandi capolavori dallo spiccato umorismo e dal grande cuore. Gianni Amelio sceglie di inquadrare e osservare con una grazia esemplare e con sguardo lucido e attento una delle vicende giudiziarie italiane più vergognose di sempre, e ci conduce in quel mondo, in quella realtà che sembra essere così lontana dalla nostra ma che è davvero ancora molto vicina, sia per temporalità che per temperamento.

Aldo Braibanti, interpretato da Luigi Lo Cascio in una delle sue performance più intense e sbalorditive, viene ritratto come un uomo spesso irrequieto, febbrile, ma allo stesso tempo estremamente razionale, gentile, colto, posato, forse uno degli ultimi veri intellettuali del secolo scorso, un uomo di teatro, poeta, drammaturgo e ancora mirmecologo, ex partigiano, un uomo che ricorda per allegoria Carmelo Bene, capace di irritarsi per l’uso sbagliato di una parola, o il fraintendimento di un testo, o l’incapacità di dare corpo a una piece.

Amelio dirige e compone lo spaccato di un’Italia presente e persistente

Il signore delle formiche

Braibanti diventa la sintesi di una realtà progressista, l’avanguardia che si riappropria dei suoi spazi, delle sue parole, del suo stare al mondo, contrapponendosi al conformismo, all’ottusità della provincia, della famiglia, dell’Italia nei suoi cruciali anni Sessanta, dove i contrasti tra le generazioni erano sempre più evidenti, accesi e conflittuali.

Amelio dirige e compone lo spaccato di un’Italia presente e persistente che, oggi come allora, si maschera dietro una facciata permissiva e indifferente. Questa vicenda vergognosa ha costretto i tribunali, gli avvocati, ma anche la società civile, a svelare la voragine di insipienza che li abitava, e che ha portato al crollo di ogni infingimento e allo svelamento della vera natura di un Paese estremamente tradizionalista, conservatore, reazionario. Un Paese che mise a processo l’omosessualità di un uomo, aggrappandosi al reato di plagio, un processo il cui unico scopo era la celebrazione dei valori morali, e della famiglia tradizionale: «Per me gli invertiti hanno due strade: o si curano o si ammazzano», afferma un personaggio all’interno del film.

Amelio quindi si fa carico di una storia dolorosa, ma che è sempre necessario raccontare, e rievoca una vicenda che serve quasi a colmare il vuoto storico che divide ieri e oggi, rappresentazione e coscienza, memoria personale e storia collettiva. Sembra impossibile che ci sia voluto così tanto tempo per dedicare un’opera al caso Braibanti, poeta eretico, un “intellettuale mite” nelle parole di Pasolini, per questo è importante che questo film esista e venga visto.

Il signore delle formiche sarà disponibile al cinema da giovedì 8 settembre distribuito da 01 Distribution.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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