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Siamo in finale agli Europei! Con una vittoria in puro stile Italia

Trionfo in salsa italica ieri a Wembley, tra riscaldamento sulle note della Carrà, gioco difensivistico e titoli dei quotidiani a nove colonne

Allora è fatta, cari concittadini: Italia-Spagna è finita 5-3 dopo i calci di rigore (e dopo una sofferenza atroce), la Nazionale allenata da Roberto Mancini approda alla finale del Campionato europeo di calcio, e alle 21 di domenica sera si giocherà tutto con la vincente dell’altra semifinale. Ovvero Inghilterra-Danimarca, che si giocherà stasera, sempre alle ore 21.

Avanti: nessuno faccia l’intellettuale e finga di non sapere di cosa stiamo parlando, perché difficilmente negli ultimi anni una Nazionale di calcio ha attirato simili simpatie. Simpatie e non solo: ciascuna delle partite degli azzurri a questi Europei ha avuto un record di ascolti, con share sempre superiori al 60%. Significa che a ogni match dell’Italia targata Mancini sono stati incollati davanti allo schermo più di 10 milioni di italiani.

E la semifinale di ieri sera, Italia-Spagna, ha addirittura superato le attese: i primi dati parlano infatti di uno share del 67,5%, che corrisponde alla bellezza di 17.414.000 persona incollate al monitor. Non è chiaro se il numero comprenda o meno anche le piccole e grandi folle che si sono assiepate, forse fin troppo incuranti delle ultime tenaci varianti del Coronavirus, attorno ai molti maxischermi approntati su e giù per o Stivale.

Ma ieri sera, Italia-Spagna è stata una partita dal sapore un po’ diverso, un sapore molto italico, che ha saputo sprigionare il meglio delle nostre virtù e della nostra retorica. Una vittoria che, se dovessimo definirla con un aggettivo, la definiremmo con l’immortale parola nazionalpopolare.

L’Italia di Roberto Mancini

Prima di scoprire i motivi che fanno della vittoria sulla Spagna una specie di Bignami dell’italianità, vediamo brevemente perché la Nazionale allenata dal 14 maggio 2018 da Roberto Mancini piace così tanto.

Perché gioca bene? Sì, d’accordo, ma non solo.

Perché l’allenatore ha rivoluzionato la struttura dell’undici titolare, lanciando una grande quantità di giovani? Sì, ma c’è di più.

Ci si sta affezionando alla Nazionale perché lo stesso Mancini, da calciatore, (pur essendo stato un talento limpidissimo) è sempre stato snobbato dai commissari tecnici.

E poi c’è una cosa ancor più romantica: lo staff tecnico della Nazionale che domenica si giocherà la finale del Campionato europeo è formato in larga parte da ex calciatori che hanno condiviso con Roberto Mancini gli anni d’oro della Sampdoria di Paolo Mantovani. Non solo Gianluca Vialli, il suo cosiddetto gemello del gol. Ma anche Attilio Lombardo, Fausto Salsano, Alberigo Evani e Giulio Nuciari.

Ecco che già qui compaiono due elementi cari alla cultura e all’immaginario italiani: il ritorno del figliol prodigo e, in un certo senso, l’arte di arrangiarsi, o meglio l’arte di diventare grandi partendo dalla provincia.

italia spagna corriere dello sport

Italia-Spagna: il prima

E arriviamo finalmente alla semifinale giocata ieri sera a Wembley, la soffertissima Italia-Spagna.

Come tutti sappiamo, alla vigilia del match l’Italia è stata scossa da una notizia brutta e inattesa: la morte di Raffaella Carrà. Cioè della grande showgirl che per decenni ha rappresentato benissimo le ambiguità italiane. Raffaella è infatti stata estremamente istituzionale (per quanti anni i suoi programmi sono andati in onda in prima serata su Raiuno!) ma anche trasgressiva e anticipatrice delle mode: basti pensare allo scandalo del suo ombelico nudo durante la sigla d’apertura di Canzonissima del 1970.

Ma cosa c’entra la Carrà con Italia-Spagna? C’entra, perché tra le canzoni diffuse dagli altoparlanti prima della semifinale, per un paio di minuti ha echeggiato “A far l’amore comincia tu”.

Non sarà stato difficile mettere d’accordo i due Paesi, anche perché la Spagna – dove la showgirl ha avuto un enorme successo soprattutto tra il 1975 e il 1980 – è stata la seconda patria artistica di Raffaella.

Qualcuno ha proposto anche un minuto di silenzio prima della partita, ma francamente sarebbe stato eccessivo.

Italia-Spagna: il durante

La semifinale vinta ieri con gli iberici è stata intrisa di italianità anche nei novanta, pardon: nei centoventi, minuti del match.

Intanto, da un punto di vista tecnico. La Nazionale di Mancini finora aveva disputato buone partite, imponendo il proprio gioco e creando svariate occasioni da gol.

Ieri invece siamo stati a lungo preda dell’elegante e ipnotico palleggio degli spagnoli (il famoso tiki-taka), e abbiamo dovuto dar fondo a due caratteristiche antiche del nostro calcio: l’eccellenza della fase difensiva e la predisposizione quasi masochistica alla prolungata sofferenza.

E il versante tecnico ha avuto il riscontro verbale nel solitamente compassato Mancini, che a un certo punto si è lasciato scappare, ripreso dalle telecamere, un “Giochiamo, porcaccia miseria!”. Un’esclamazione che ormai non farebbe più scandalo nemmeno in oratorio. Ma gli italiani sono così: un po’ bigotti anche nelle trasgressioni.

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Italia-Spagna: il dopo

E dopo il patimento durante Italia-Spagna, finalmente, il trionfo.

Su cui i giornali italiani hanno ricamato con titoli e trovate linguistiche non sempre da premio Nobel. Dal “Dio è italiano” del Corriere dello Sport, a diverse notizie lanciate dai tg in cui si paragonava il tiki-taka spagnolo col Tuca Tuca italiano.

E per finire nuovamente con la Carrà, non è mancato l’omaggio di Mancini su Twitter alla Raffaella nazionale.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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