Volontariamente o meno, Jurassic World – Il dominio è uno dei progetti hollywoodiani più strettamente legati alla nostra contemporaneità. Lo è stato fin dalla conclusione del precedente Jurassic World – Il regno distrutto, che anticipava il concetto di convivenza fra il genere umano e una minaccia naturale che è diventato parte integrante della nostra quotidianità, e si è confermato tale proprio con l’inizio della pandemia, che ha bloccato il set per diversi mesi e ha poi costretto troupe e cast a rispettare rigidi protocolli per la ripartenza. Un’esperienza che ha aperto la strada ad altre produzioni analoghe ed è alla base del recente film Netflix Nella bolla, irriverente commedia chiaramente ispirata proprio alle disavventure vissute sul set di Jurassic World – Il dominio.
Ma l’opera di Colin Trevorrow (di ritorno nel franchise dopo il fortunato Jurassic World del 2015) ha anche altri punti di contatto con la nostra epoca, che spaziano dal panorama dell’industria dell’intrattenimento (l’idea di amalgamare vecchi e nuovi personaggi, già utilizzata con successo dai recenti Ghostbusters: Legacy e Top Gun: Maverick, con il ritorno di Sam Neill, Laura Dern e Jeff Goldblum) al soggetto stesso del racconto. Quattro anni dopo la distruzione di Isla Nublar, il mondo è alle prese con la cosiddetta nuova normalità che prevede la forzata convivenza fra dinosauri ed esseri umani. Ma le minacce non finiscono qui. Una particolare specie di locuste sta infatti decimando i raccolti in diverse aree del mondo, spingendo l’umanità verso una catastrofe alimentare di proporzioni e suggestioni bibliche. Un ulteriore richiamo al nostro preoccupante presente, che conferisce a Jurassic World – Il dominio un tono pessimista e crepuscolare.
Jurassic World – Il dominio: il nuovo mondo di dinosauri ed esseri umani
Mentre il mondo è afflitto dalle minacce sopracitate, da diversi incidenti causati dai dinosauri in tutto il mondo e dalla piaga dei bracconieri di creature giurassiche, incontriamo nuovamente Owen Grady (Chris Pratt) e Claire Dearing (Bryce Dallas Howard), impegnati a prendersi cura della giovane Maisie Lockwood (Isabella Sermon). La ragazza è scossa dai dubbi sulla sua genesi e al centro di un intrigo internazionale, dal momento che la multinazionale Biosyn vuole mettere le mani su di lei e sul suo particolare DNA. Nel frattempo, un istrionico dipendente della Biosyn, la nostra vecchia conoscenza Ian Malcolm (Jeff Goldblum) fa recapitare agli amici Ellie Sattler (Laura Dern) e Alan Grant (Sam Neill) un invito per visitare il quartier generale dell’azienda, situato nelle Dolomiti e abitato da diverse specie di dinosauri. Vecchie e nuove leve si trovano così invischiate in un intreccio scientifico ed economico, dal quale dipendono le sorti del pianeta.
Jurassic World – Il dominio è dunque un’opera fatta di tante anime e incentrata su diversi temi, che purtroppo non riesce ad amalgamare in maniera soddisfacente. Nonostante l’evidente volontà di attingere alla gloriosa storia del cinema blockbuster, Colin Trevorrow (coinvolto anche come sceneggiatore insieme a Emily Carmichael) ondeggia senza troppa convinzione fra vari registri e diverse atmosfere, senza mai trovare il giusto mix. A lasciare perplessi è soprattutto la parentesi ambientata a Malta e con protagonisti i volti più giovani del franchise. L’interessante intento di mostrare la convivenza fra esseri umani e dinosauri è affossato da un lungo segmento spy action in cui uno svogliato Chris Pratt fa il verso al James Bond di Daniel Craig, districandosi in sella alla moto fra le strette vie cittadine. Una parentesi non disprezzabile dal punto di vista tecnico, ma inevitabilmente lontana dal cuore del film e dalle radici stesse della saga.
Fra omaggi e novità
La sottotrama incentrata sui vecchi protagonisti punta inevitabilmente più sul fattore nostalgia, che affiora soprattutto nel rapporto fra Ellie e Alan, grazie soprattutto all’ancora evidente chimica fra Laura Dern e Sam Neill (molto più efficace di quella fra i più giovani colleghi) e all’ironia con cui viene tratteggiata la storia d’amore sopita ma mai morta fra i due principali personaggi di Jurassic Park. È in questo lungo frangente che si intravede il cinema fatto di persone ordinarie alle prese con situazioni straordinarie di Steven Spielberg, declinato però in questo caso in una confusa e contraddittoria trama fantascientifica, incentrata su una macchiettistica rappresentazione dell’ennesima sinistra figura messianica legata alle big tech.
Fra graditi omaggi a pietre miliari come Predator, Alien e Lo squalo e passaggi meno convincenti come il discutibile rimando a Indiana Jones da parte di Alan Grant, desideroso di mettere le mani sul suo cappello anche in un momento di estremo pericolo, trovano spazio anche i presunti protagonisti di Jurassic World – Il dominio, cioè i dinosauri. Mentre la resa scenica delle creature è di ottimo livello ed estremamente variegata (ritroviamo anche l’iconico dilofosauro), altrettanto non si può dire della loro caratterizzazione e dei rispettivi rapporti di forza.
Dopo aver trasformato Jurassic World in un notevole kaijū movie, grazie allo scontro abilmente tessuto fra il vecchio T-rex e il nuovo Indominus-rex, Colin Trevorrow non riesce a replicare questa formula vincente. La varietà delle creature purtroppo non è accompagnata da un’adeguata descrizione: il risultato è una serie di scontri ben coreografati fra creature imponenti come l’Atrociraptor o il Giganotosaurus, le cui dinamiche sono però oscure per la mancanza di informazioni sui dinosauri.
Jurassic World – Il dominio: il deludente capitolo conclusivo di una saga leggendaria
Non manca né l’atteso ricongiungimento in pieno stile Marvel fra eroi presenti e passati, né l’inserimento in ottica inclusiva di nuovi personaggi, che tuttavia faticano a lasciare il segno. Fra azione e ironia, suspense e momenti di puro horror, l’ultimo atto di Jurassic World – Il dominio ripiega verso atmosfere più familiari agli appassionati della saga, troppo tardi per salvare un’opera dal fiato corto e dalla scarsa inventiva, ma appena in tempo per dare vita a un prevedibile epilogo consolatorio, che invita alla pacifica convivenza e alla cooperazione fra specie diverse.
Una conclusione godibile ma abbastanza dimenticabile di un arco narrativo avviato nel 1993 (nei piani della produzione, Jurassic World – Il dominio dovrebbe essere il capitolo conclusivo della saga) che a differenza della seminale opera di Spielberg lascia sempre sullo sfondo i dilemmi etici per concentrarsi sul tema del rispetto per ogni essere vivente. Una prospettiva lodevole, ma scarsamente efficace. Mentre Jurassic Park anticipava il dibattito sulla clonazione e scuoteva dalle fondamenta il mondo dell’intrattenimento con il suo avveniristico uso della CGI, Jurassic World – Il dominio relega ai margini la sua intuizione più suggestiva: una cura che agisce come un virus, modificando il DNA di soggetti pericolosi o a rischio, portando di fatto verso una nuova era il genere umano. Un paradosso che è anche la perfetta sintesi dell’intera opera, incapace di creare stupore, immaginazione e riflessione nonostante le sue solide basi.
Jurassic World – Il dominio è nelle sale italiane dal 2 giugno, distribuito da Universal Pictures.
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Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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