Iron Harvest recensione
Nasce sui tavoli, cresce su PC. In breve, la storia dell’evoluzione dell’universo ideato dal polacco Jakub Rozalski, creatore di Scythe, il quale si è rivelato essere uno dei giochi da tavolo più famosi nella piccola, grande nicchia degli affezionati dei giochi da tavolo. Non è stato diverso il primo tratto di strada percorso da Iron Harvest, nuovo videogioco sviluppato da KING Art finanziato da un Kickstarter di successo e che ha rilasciato nel tempo parecchi aggiornamenti dedicati allo stato dell’arte del progetto. Finalmente possiamo provare su PC la sua versione definitiva, o quasi. Ci siamo dunque avventurati nelle incertezze lasciate dagli strascichi della Grande Guerra, raccontate in questo gioco strategico in tempo reale in una realtà alternativa che abbiamo esplorato man mano. Com’è andato dunque questo viaggio “a metà” nei “ruggenti anni Venti” dello scorso secolo?
Iron Harvest Recensione – La guerra non è finita
Prima di affrontare qualsiasi questione legata al rilascio così tempestivo, forse troppo, prima ancora di aver terminato l’inclusione degli aggiornamenti dedicati, approfondiamo la storia che sta dietro questo nuovo titolo. L’Europa sta ancora tentando di riprendersi dopo le sanguinose e distruttive battaglie della Guerra Mondiale, una guerra che però non sembra essersi del tutto spenta.
Le città sono in fase di ricostruzione e nelle campagne è iniziata l’era della raccolta del ferro, mentre gli agricoltori trovano i resti delle macchine da guerra usate nei combattimenti sui campi di battaglia della Grande Guerra. Intanto però, non tutto il movimento bellico che si è scatenato nel frattempo si è assopito. Sta emergendo una nuova minaccia, in grado di mettere a repentaglio l’esistenza stessa dell’Europa a causa di forze segrete. Queste sembrano utilizzare ogni risorsa possibile per destabilizzare interi Stati, con il solo scopo di dare nuovamente fuoco al mondo e prenderne il controllo.
E’ importante tenere a mente che in Iron Harvest siamo catapultati in un periodo storico alternativo, dunque nojn dobbiamo aspettarci un’aderenza completa, o pressoché tale, rispetto alla Storia del secolo scorso. Qui infatti la precedente Rivoluzione Industriale ha partorito un settore a sua volta genitore di macchine ancora più avanzate rispetto a quelle realmente prodotte. Queste hanno preso il nome di automacchine, per brevità mech, e si tratta di tecnologie alimentate a diesel, sfruttate per diversi compiti. In maniera costruttiva ed efficace, per aiutare i contadini nell’agricoltura; in maniera distruttiva e bellica, per scopi sanguinosi.
Tre nazioni, tre fazioni
La complessità ed efficacia con cui sono state realizzate queste armi ha restituito conflitti ancor più distruttivi. Qui i primi prototipi di carri armati utilizzati nella Prima Guerra Mondiale sono sostituiti da questi mostri dieselpunk, talmente potenti da sterminare centinaia d’uomini.
La lontananza parziale con la realtà si fa sentire anche nelle tre fazioni differenti con cui abbiamo a che fare, e ognuna con diversi stili di gioco offerti. Parliamo di Polania, Sassonia e Rusviet, i corrispondenti fantasy di Polonia, Impero Tedesco e Russia. Sia l’universo del gioco da tavolo, sia quello del videogioco si sviluppa triangolandosi su questi tre poli, veri e propri perni attorno a cui ruotano le vicende di questo strategico in tempo reale.
Il periodo storico viene inoltre riproposto attraverso tre campagne distinte. Una riprende le sorti di una Polania dominata dall’occupazione dei Rusviet. Una seconda esplora le vicende della cospirazione ai danni dello zar e dell’Europa tutta, mentre nella terza si è alla guida dell’esercito sassone.
Personaggi quasi reali
Se da una parte abbiamo a che fare con intere nazioni e imperi, dall’altra il gioco si incentra su pochi personaggi sviluppati maggiormente rispetto ad altri. Ad esempio, all’inizio della campagna in Polania conosciamo Anna Kos, una giovane che in compagnia del suo piccolo orso Wojtek riesce a ricoprire il ruolo di un’eroina stoica durante la rivoluzione contro l’oppressione Rusviet.
Non mancano però qui i riferimenti storici: la storia finzionale di Anna Kos richiama quella reale di Irena Bokiewicz, una donna che accudì un piccolo orsacchiotto, anch’esso battezzato Wojtek, dopo che alcuni cacciatori l’avevano privato della madre. Non è il solo caso: ritroviamo anche altri personaggi ancor più celebri, come Grigori Rasputin o ancora Nikola Tesla, presenze amalgamate in un pastiche narrativo che non è risultato al massimo della sua riuscita. La causa principale?
Viene perlopiù deviata l’attenzione del giocatore rispetto agli elementi costitutivi dell’immaginario di questo titolo, concentrandosi maggiormente sulle novità apportate al corso effettivo subìto dalla Storia. Inoltre le vicende dei vari protagonisti sono unite e intrecciate tra loro in maniera piuttosto forzata, mantenendo evidente la distinzione tra le campagne. Notiamo dunque una narrazione dettata da cliché narrativi che non mostrano certo originalità di scrittura.
I due lati dell’universo 1920+
Guardiamo ora più da vicino le due facce della stessa medaglia di Iron Harvest, da un lato il gioco ci regala scontri fisici coinvolgenti e atroci. I terribili mech fanno sobbalzare il terreno di gioco, sbrindellando le truppe avversarie come fossero pezzettini di carta. Non parliamo poi dell’effetto distruttivo delle macchine mentre distruggono tutto quanto sia sul loro percorso, per andare a gettarsi in battaglia è un qualcosa di incredibile e a rendere il tutto ancor più irrinunciabile è un comparto audio ineccepibile, in grado di restituirci gli effetti sonori in maniera davvero realistica e quasi da brivido.
La presenza di truppe di vario tipo fa sì che il giocatore possa osservare punti di forza e debolezza, attacchi speciali e statistiche sempre diversi, rendendo così il gameplay più dinamico. Inoltre, gli scontri in Iron Harvest vedono spesso due strateghi, o anche di più, che si danno battaglia attraverso strategie e tattiche mirate, contando alcune decine di unità presenti in contemporanea sullo schermo.
L’altro lato “più oscuro” di Iron Harvest è la fase gestionale, quella che prevede la raccolta di risorse e la costruzione di edifici. Le problematiche toccano aspetti quali la scarsa varietà di edifici disponibili per fazione, utili solo per reclutare truppe e ospitarle al suo interno. La scarsità di questo comparto coinvolge anche i potenziamenti disponibili per le strutture presenti. Questi risultano davvero limitati e non tengono testa alla cura con cui il team ha sviluppato le fasi di combattimento.
Il lato oscuro della guerra (e del gioco)
Le pecche però non finiscono qui. Come anticipato, Iron Harvest è un’opera claudicante in quanto non tutte le caratteristiche promesse sono ancora disponibili (come, ad esempio, la modalità cooperativa per la campagna single player). E allora perché rilasciarlo a prezzo pieno e come prodotto finito, nonostante sia evidente che ci sia ancora molto lavoro da fare? I programmatori si giustificano sostenendo che non si tratta che della prima stagione e che, in futuro, continueranno gli aggiornamenti così come accaduto per altri titoli.
Il periodo immaginario e pieno di contrasti del periodo del 1920+ è in grado di regalarci anche paesaggi rurali e bucolici, dove la presenza dei mostri mech è tanto stridente quanto affascinante, proprio per il modo in cui viene evidenziato il divario tra i poveri braccianti nei campi, i soldati alle armi e le macchine complesse, enormi, mortali.
Le ambientazioni risultano così piuttosto curate, affiancate da una colonna sonora abbastanza varia e altrettanto dettagliata. Non manca nemmeno una serie di scene cinematografiche la cui qualità non era altrettanto elevata. I filmati sono risultati un po’ sgranati e non in alta definizione, ma ci auguriamo che questo bug venga risolto nei prossimi aggiornamenti di gioco.
Ogni missione è anche intervallata da video narrativi, ben girati e ben narrati nonostante alcuni dettagli fisici dei personaggi non siano effettivamente realistici. Inoltre nemmeno alcuni accenti delle parlate risultano piuttosto forzati e non verosimili, ma sono comunque errori e mancanze minime sul totale del lavoro svolto.
In conclusione
Iron Harvest è un gioco che merita la nostra attenzione, nonostante non siano mancati i difetti, ma tutto dipende dal vero elemento di attenzione che stiamo ricercando. Se siete assetati di scontri, combattimenti, e soprattutto amanti della storia (per quanto rivisitata), questo gioco potrebbe fare al caso vostro. Si tratta di un dieselpunk gradevole e ben costruito, coadiuvato da una grafica che ben supporta l’intera avventura, tra scontri altrettanto godibili da giocare e osservare.
E’ stato invece un po’ spiacevole notare la scrittura narrativa non troppo lineare e a tratti confusa. Un aspetto del gioco non particolarmente approfondito, ma ci auguriamo che il team rilasci ulteriori aggiornamenti, per colmare quelle lacune che questo titolo non merita. I mech non vedono l’ora di scendere in battaglia, e voi? Siete dei nostri?
Iron Harvest
Pro
- Storie diversificate tra fazioni...
- battaglie godibili e all'altezza del genere RTS
- Comparto grafico e audio molto buoni
- Buona longevità di gioco
Contro
- ...forse troppo, a scapito di una regia non ottimale
- Lancio di un gioco ancora non completo e che necessita di successivi aggiornamenti
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