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42 associazioni di autori tedeschi chiedono regole più severe per ChatGPT

E intanto l’IA è sempre più utilizzata

L’irruzione (è proprio il caso di chiamarla così) di ChatGPT nelle nostre vite ha creato una serie di contraccolpi nelle più svariate direzioni.

Non è ancora calcolabile l’effetto, di sicuro dirompente, che avrà nel nostro futuro.

Anche se c’è chi ha fatto pronostici, non troppo rosei, sul destino di alcune categorie di lavoratori alla luce dell’utilizzo sempre crescente dell’intelligenza artificiale generativa.

Di certo, nel presente, ChatGPT e tutti i chatbot conversazionali hanno suscitato due opposte categorie di reazioni. Da un lato c’è l’entusiasmo, di singoli utenti ma anche di aziende, che (come vedremo più avanti) fanno un uso sempre più largo dei chatbot.

Dall’altra ci sono le preoccupazioni, soprattutto sul versante etico, ma anche squisitamente legale. Fin dove potrà spingersi ChatGPT? Metterà a rischio le professioni intellettuali? Eccetera.

Garante privacy ChatGPT

Gli autori tedeschi contro ChatGPT

Sono ormai diversi gli organi di controllo nazionali intervenuti per cercare di normare ChatGPT.

Emblematico il caso dell’Italia, prima ad aver sospeso il chatbot di casa OpenAI.

Anche su questo torneremo, perché la posizione del nostro Paese è stata criticata dalla Germania. E a proposito di Germania, è delle scorse ore la notizia secondo cui migliaia di autori tedeschi si sono schierati contro ChatGPT, o meglio hanno chiesto regole e controlli più severi.

Cosa è accaduto?

La lettera di 42 associazioni di categoria

Gli autori tedeschi secondo cui ChatGPT andrebbe controllata con più attenzione si sono espressi attraverso 42 organizzazioni di categoria, che rappresentano oltre 140.000 autori, artisti e creativi.

E che, secondo Reuters, hanno inviato una lettera all’UE in cui si chiede una pronta regolamentazione dell’utilizzo del materiale protetto da copyright da parte dell’intelligenza artificiale.

Nel documento si può leggere che “l’uso non autorizzato di materiale protetto da copyright per l’addestramento [delle IA], il suo trattamento non trasparente e la prevedibile sostituzione delle fonti con l’output dell’IA generativa sollevano questioni fondamentali di responsabilità e remunerazione, che devono essere affrontate prima che si verifichi un danno irreversibile.

L’IA generativa deve essere al centro di qualsiasi regolamentazione significativa del mercato dell’intelligenza artificiale stessa.”

Nella lettera si solleva poi il problema della responsabilità. Le associazioni firmatarie chiedono che i fornitori di tecnologie basate sulle intelligenze artificiali generative siano responsabili di tutti i contenuti generati e diffusi dalle IA. E quindi di eventuali violazioni dei diritti personali e dei diritti d’autore, oltre che di disinformazione e discriminazione.

La polemica Germania-Italia

La lettera degli autori tedeschi che chiedono più regole per ChatGPT e le intelligenze artificiali generative, arriva a breve distanza dalle dichiarazioni del governo tedesco in qualche modo polemiche nei confronti del nostro Paese.

È stata proprio la Germania, infatti, a mostrarsi dubbiosa sulla decisione del nostro Garante di sospendere cautelativamente ChatGPT in Italia. I dubbi sul chatbot conversazionale erano due: uno legato alla possibile raccolta illegale di dati personali, l’altro sulla mancanza di un sistema di verifica dell’età dei minori.

In questo senso, il ministro tedesco dei Trasporti e delle Infrastrutture Digitali Volker Wissing ha contestato il divieto, che a suo dire potrebbe ostacolare lo sviluppo europeo dell’IA.

Meglio sarebbe, ha proseguito il ministro, una regolamentazione chiara e netta a livello comunitario. Anche perché, ha spiegato Digitali Volker Wissing, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sarà sempre più vasto.

ChatGPT entra nella sanità americana

E su questo il ministro ha perfettamente ragione.

Le preoccupazioni sue e degli autori tedeschi su ChatGPT sono sensate, e i chatbot conversazionali sono sempre più utilizzati.

Qualche giorno fa vi avevamo parlato della sua introduzione in Expedia: sarà un assistente virtuale prodotto dall’IA generativa a organizzare i vostri prossimi soggiorni.

Recentissime sono poi due notizie. Una per cui anche Zalando ha “assoldato” un assistente di moda basato sull’intelligenza artificiale di ChatGPT. E l’altra secondo cui anche Google utilizzerà l’intelligenza artificiale per creare le campagne pubblicitarie.

E adesso tocca alla sanità a stelle e strisce. Ancora in fase sperimentale, il progetto nasce da una collaborazione tra Microsoft (che ha investito in OpenAI) ed Epic Systems, una delle maggiori di software per la sanità d’America.

In questo caso sarà ChatGPT-4 ad aiutare medici e operatori sanitari ad analizzare le cartelle cliniche e redigere risposte automatiche ai messaggi dei pazienti.

E immancabilmente anche qui, vista la delicatezza del materiale che sarà parzialmente gestito dall’IA, non mancano le polemiche e i dubbi di carattere etico.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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