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La recensione di Liam Gallagher: Knebworth 22 – L’uomo col parka torna sul luogo del misfatto

"C'MON YOU KNOW"

Liam Gallagher l’ha fatto di nuovo. È tornato a Knebworth, 26 anni dopo le due storiche notti con gli Oasis, che pure erano diventate un film uscito nelle sale proprio lo scorso anno col titolo Oasis Knebworth 1996. Questa volta però Liam era solo, senza l’amato/odiato fratello Noel, e ci ha tenuto a fare le cose per bene. Il risultato è un nuovo film, che stavolta porta il suo nome: Liam Gallagher: Knebworth 22, oggetto di questa nostra recensione, che per oscuri motivi è stato prima annunciato e poi misteriosamente cancellato dalle programmazioni delle sale cinematografiche italiane. Poco importa però: il film è disponibile da qualche giorno su Paramount+, dove trovate anche Oasis Knebworth 1996.

C’è decisamente qualcosa di magico nell’uomo col parka. La magia di un cantante che non ha bisogno di balletti alla Mick Jagger o di prendere il microfono in mano neanche per un attimo. Se ne sta lì, tutto il concerto fermo davanti all’asta, col corpo leggermente inclinato (alla faccia degli accademici) e le mani dietro la schiena. Una posa iconica e inconfondibile. Tanto gli basta per tenere in pugno 160 mila persone. Con lui la sua band, l’immancabile telo in omaggio al Manchester City, una gigantesca scritta che recita “Rock’n’roll” e in alcuni brani anche suo figlio, Lennon Gallagher.

Liam Gallagher torna a Knebworth, ed è biblico

Il film comincia con la rivelazione in diretta a Radio X, a ottobre 2021, quando Liam Gallagher afferma: “Farò Knebworth”. Due notti in quella stessa iconica location che aveva ospitato Pink Floyd, Genesis, l’ultimo concerto dei Queen e, ovviamente, gli Oasis nel loro periodo d’oro: il 1996. Liam era stato chiaro, con tutta l’irresistibile arroganza che lo contraddistingue: “Jagger, Robert Plant e Bono da solisti non potrebbero mai fare ciò che ho fatto io”, aveva detto il più piccolo dei fratelli Gallagher. E ha ragione. Dati alla mano, come una figura divina, Liam è nato, morto e risorto. Mandando tutti a quel paese. E quel paese si chiama Knebworth.

La narrazione guidata dalla regia di Toby L. si dirama su due livelli. Da una parte vediamo i preparativi di Liam Gallagher per le due date, tra prove e soundcheck. Dall’altra ci viene mostrata l’esperienza dei fan, tra giovanissimi e persone che erano presenti anche alle due notti degli Oasis nel ‘96. I racconti, le storie, le vite di persone diverse che si intrecciano, unite dalla passione comune per la musica di Liam, colonna sonora delle giornate di molti.

Non stupisce che buona parte degli intervistati abbia indosso abiti firmati Pretty Green (la linea di abbigliamento di Gallagher) o tatuaggi a lui dedicati. Del resto il cantante è una figura mitologica per gli appassionati. Toby L. indaga questo rapporto ossessivo (e reciproco) tra fan e Liam. E lo fa nel modo più sincero possibile, raccontando l’impatto della sua musica sulla vita delle persone. “La musica unisce la gente – dice Liam nel film – persone che parlano lingue diverse che si ritrovano ad amare la stessa canzone”.

Le persone, dicevamo. Sono loro il motore pulsante della narrazione del film. Gente comune da tutto il mondo che si prepara al viaggio verso Knebworth con il proprio bagaglio di emozioni e di vita. C’è un uomo che durante il lockdown ha costruito nel suo giardino un bar/santuario dedicato a Liam Gallagher, chiamato “Champagne Supernobar”. E poi c’è la piccola Audrina, una bambina che impazzisce per tutto ciò che riguarda Liam, al punto da indossare una t-shirt che recita: “In un mondo pieno di Kardashian, sii un Gallagher”.

Non ci sono canzoni degli Oasis, ma “c’mon you know”

Chi ha apprezzato As It Was (documentario su Liam Gallagher disponibile su Prime Video) ha visto il lato più intimo dell’artista. In quel caso Liam ci appariva come un uomo insicuro che esce da un periodo decisamente buio. Ora però sono passati diversi anni, e Liam Gallagher: Knebworth 22 ci mostra un artista molto più sicuro dei propri mezzi che, senza esitazione, si prepara a tornare dov’è destinato ad essere: sul palco più importante del mondo. Un palco che riporta una gigantesca scritta: C’MON YOU KNOW. Un mantra da sempre per la sua community, tanto da diventare anche il titolo del nuovo album solista.

Dopo averci mostrato le vite dei fan, i preparativi e piccoli spezzoni dei numerosi open act che Liam ha portato Knebworth, cominciano gli highlights del concerto, intervallati dalle parole sia dei fan che di Liam. Il cantante, in barba a tutte le convenzioni, saluta il pubblico prima di suonare la prima canzone. E lo fa a modo suo citando, i Beatles: “I am he as you are he as you are me and we are all together”.

Il montaggio del live ha però qualcosa di strano: mancano le canzoni degli Oasis, e questa assenza, ammettiamolo, si avverte. Noel ha infatti bloccato l’utilizzo delle canzoni degli Oasis nel documentario. Non a caso nel film Noel non viene mai nominato. Ci si riferisce al fratello maggiore solo con l’appellativo “lui”.

Fortunatamente però ci arriva in soccorso Paramount+. Sulla piattaforma, oltre al documentario, è possibile gustarsi il concerto completo, comprensivo di classici senza tempo degli Oasis come Hello, Live Forever, Champagne Supernova (con John Squire, proprio come nel 1996), Slide Away, Wonderwall e altre.

Tirando le somme della recensione: com’è Liam Gallagher: Knebworth 22?

Nonostante l’assenza della musica degli Oasis, Liam Gallagher: Knebworth 22 riesce a restituisci un affresco sull’importanza che la band ha avuto sulle vite di molti e, più di tutto, su come Liam Gallagher sia stato in grado di non sedersi sugli allori del suo ingombrante passato. Le due notti di Knebworth sono arrivate in un periodo decisamente particolare: era la settimana del giubileo di platino della Regina (che sarebbe scomparsa pochi mesi dopo), il superamento della pandemia che aveva messo in ginocchio il settore della musica dal vivo, il conflitto in Ucraina e, non ultimo, il disagio sociale causato dalla Brexit. Il documentario lo dice chiaramente: “generazioni di appassionati avevano bisogno di una scusa per stare insieme, avere gli occhi pieni di lacrime e godersi un concerto alcolico”.

Se siete fan degli Oasis (e di Liam) amerete Knebworth 22. Se invece siete totalmente estranei a tutto questo universo, allora questo è il momento perfetto per una maratona. Cominciate con Oasis Knebworth 1996 (Paramount+), poi guardate As it Was (Prime Video) e infine tornate su Paramount+ per ammirare l’uomo col parka che torna sul luogo del misfatto. Sarà “biblico”.

Oasis Knebworth 1996 (3 DVD)
  • Oasis Knebworth 1996
  • Oasis
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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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