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Microsoft, Oracle e SAP intercetteranno i fondi del PNRR? La protesta

Un gruppo di aziende molto nutrito ha appena chiesto all’Europa delle nuove regole in merito al Digital Market Act, per fare in modo che i fondi del PNRR non vengano intercettati dai soliti attori del mercato: in particolar modo il documento fa riferimento a Microsoft, Oracle e SAP, denunciate come aziende che fanno uso di pratiche commerciali scorrette.

Microsoft, Oracle e SAP: la protesta sui fondi del PNRR

La lettera, indirizzata al ministro Colao, recita quanto segue:

Egregio Ministro Colao,

con la presente, in qualità di rappresentanti di aziende dell’Information Technology, di fornitori di cloud, di operatori nel settore digitale, di consumatori, desideriamo sottoporre all’attenzione del Governo italiano e di questo spettabile Ministero la necessità di interloquire nell’ambito della discussione del Digital Markets Act (DMA), al fine di contrastare le pratiche sleali relative alle licenze software che ostacolano il mercato europeo del cloud.

L’Italia ha un’occasione unica per includere dei chiarimenti nel DMA che contrastino tali pratiche e per rendere il regolamento uno strumento che assicuri realmente la competitività nel mercato del cloud, evitando meccanismi di lock in e mancanza di trasparenza. Occasione ancor più importante in vista degli imminenti investimenti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza previsti per la migrazione al cloud di enti pubblici e privati.

Ad oggi, il DMA – in fase di trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio europeo – non affronta questa tematica, ossia l’abuso di posizione dominante di fornitori di software legacy che attuano meccanismi di lock-in nei propri ecosistemi, favorendo la propria offerta di infrastruttura cloud.

Si tratta di fornitori di software dominanti che, abusando della condizione di dipendenza economica, creano squilibri tra diritti ed obblighi e non consentono ai clienti di effettuare una scelta libera ed equa per la fornitura di servizi di infrastruttura cloud.

L’attuale normativa europea non disciplina tali pratiche anti-concorrenziali, l’auspicio è quindi che possa esserci invece uno spazio per contrastare tali comportamenti e che l’Italia possa portare tali istanze nel consesso del trilogo ovvero in altre e opportune sedi.

Lo scorso ottobre, a tal proposito, è stato pubblicato lo studio del Prof. Frédéric Jenny, professore di economia presso la ESSEC Paris Business School nonché per lungo tempo Presidente del Comitato per la Concorrenza dell’OCSE, il quale ha mostrato come i fornitori di software “sfruttino la loro forte, a volte dominante, posizione nei vari prodotti al fine di distorcere la concorrenza per i servizi di infrastruttura cloud” e ha sottolineato la necessità che queste pratiche e questi comportamenti siano considerati e aggiunti ai requisiti ex-ante dei gatekeeper all’interno della legge sui mercati digitali.

In conclusione, occorre intervenire sul DMA e prevedere l’aggiunta di disposizioni sulle licenze software significherebbe limitare una pratica di stampo oligopolistico e creare rapidamente un mercato digitale più aperto e competitivo, in Italia e in Europa.

I firmatari della lettera

AssoRTD ha quindi sottoposto, unitamente a Cispe, Assintel, Codacons e Cio Aica Forumall’attenzione del ministro Vittorio Colao una lettera in merito al Digital Markets Act (DMA) e alla scelta e all’utilizzo delle licenze dei software, soprattutto per quanto riguarda la pubblica amministrazione.  

Il tema sollevato, e sul quale si auspica possa essere fornito un chiarimento a livello europeo, attiene ad alcune pratiche messe in atto da fornitori e produttori  di software che utilizzano una posizione di forza sul mercato impedendo una libera ed equa scelta nella fornitura di servizi di infrastruttura cloud, attuando meccanismi di lock-in nei propri ecosistemi favorendo, di fatto, la propria offerta di infrastruttura cloud rispetto alla concorrenza.

Problema questo, commentano i firmatari della nota, già noto da tempo, ma che non sembra trovare neanche nel DMA una ricaduta concreta.

Le amministrazioni pubbliche fanno ancora fatica a portare avanti i processi di digitalizzazione. L’ultimo rapporto pubblicato da Bankitalia evidenzia alcuni dati incontrovertibili: il 45% di queste ancora non ha designato la figura a capo dell’Ufficio per la transizione alla modalità operativa digitale. Gli enti che hanno trovato maggiore difficoltà alla nomina sono state le Province nel 64% dei casi e i Comuni nel 50%. Il 77% di queste amministrazioni, inoltre, sostiene di aver avuto problemi di tipo organizzativo.

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Francesco Castiglioni

Incallito videogiocatore, appassionato soprattutto di Souls e Monster Hunter, nonché divoratore di anime e manga. Scrivere di videogiochi è la mia vocazione e la porto avanti sia qui su Tech Princess che sul mio canale YouTube.

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