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Lockwood & Co., giovani Ghostbusters e sensitivi alla ribalta

Una nuova, ennesima produzione seriale Netflix che riprende gli stilemi di tanti, troppi prodotti visti sinora. Si pone come un poliziesco young adult con marcati tratti soprannaturali, e, volendo, gli elementi per creare un buon risultato ci potrebbero anche essere. Manca però qualcosa a Lockwood & Co., la cui prima stagione è uscita lo scorso 27 gennaio, per convincerci davvero. E noi che siamo sempre incuriositi da prodotti di questo genere, non potevamo esimerci dall’analizzare anche questa serie, rimanendo però meno entusiasti di quanto avremmo desiderato. Tratta dai libri omonimi di Jonathan Stroud, con focus nella prima stagione sui primi due romanzi, restate con noi per scoprire le nostre opinioni sulla serie in questione, scritta e diretta dal regista britannico Joe Cornish.

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Lockwood & Co., una serie…spaventosa

Dopo un incipit in medias res nei primi minuti del pilot, seguito da un flashback di circa tre anni per scoprire i retroscena che ci hanno condotto a quanto visto sin da subito, entriamo subito nel vivo della questione presentata dalla serie. Lucy Carlyle, una delle figure principali, viene addestrata per potenziare e affinare le sue abilità fuori dal comune, che ha manifestato sin da piccola.

Per questi motivi, sembra che il mondo di un’agenzia simil Ghostbusters sia il suo destino. A questo punto il tutto si snoda una serie young adult che ci è sembrata un mix tra scrittura fredda e calcolata per raggiungere il pubblico interessato, e un titolo che sappia trasmettere calore e intrattenere. O almeno ci prova. Gli otto episodi complessivi che compongono la prima stagione ci conducono a scoprire le varie vicissitudini di una squadra di adolescenti, la quale deve appunto affrontare presenze spiritiche, trovandole praticamente ovunque.

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  • Editore: Salani
  • Autore: Jonathan Stroud , Riccardo Cravero
  • Collana: Fuori collana Salani

Questi possono essere letali per gli esseri umani e richiedono dunque di essere sterminati dai ragazzi, gli unici che possono percepire le presenze ectoplasmatiche. Ognuno con diversi gradi di precisione e specializzazione. Oltre a Lucy Carlyle, accanto a Anthony Lockwood e il nerd George Karim, non manca nemmeno un piccolo gruppetto di tre ragazzi, alle prese con un mistero che può cambiare il corso della storia…

Tra una regia altalenante…

In Lockwood & Co. si cerca di creare un’atmosfera di costante mistero e tensione, con l’elemento soprannaturale sempre presente. Per quanto poi il genere di riferimento sia anche young adult, non ci sono particolari accenni a sentimentalismi e sviluppi di subplot di questo tipo, una tendenza che non sappiamo se rimarrà anche nelle prossime, eventuali stagioni in uscita. Vero è anche che lasciare in sospeso una serie, proprio dopo quanto visto in questi episodi, non sarebbe la migliore delle scelte, per quanto, dal nostro punto di vista, non abbiamo notato dettagli o scelte registiche indimenticabili.

Per quanto infatti possano ancora esserci indubbiamente aspetti della mitologia della serie da approfondire, a nostro parere Lockwood & Co. non è forse una delle migliori serie sfornate da Netflix negli ultimi tempi. Per quanto abbiamo apprezzato qualche scelta artistica relativa alla colonna sonora, in grado di supportare il racconto e l’ambientazione presentati alla perfezione, già la sola realizzazione dei fantasmi ci è sembrata non solo stereotipata, ma anche e soprattutto grezza. Come se fossimo di fronte a un lavoro realizzato negli anni Novanta o primi anni Duemila.

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L’unico punto davvero interessante, che si coglie in particolare seguendo la serie indossando delle cuffie, è la progettazione del sound design con audio binaurale. Possiamo avvertire presenze e suoni da diverse direzioni, come se fossero davvero intorno a noi. Una scelta, forse l’unica, davvero degna di nota.

…e volti emergenti

Se dunque sia la scrittura non ci è sembrata ottimale da un punto di vista dell’originalità e del suo profilo artistico, guardando al cast vediamo prevalentemente volti nuovi. Tra questi, l’attrice Ruby Stokes (Francesca Bridgerton in Bridgerton) nel ruolo di Lucy Carlyle, Cameron Chapman nei panni di Anthony Lockwood e Ivanno Jeremiah (Black Mirror: zitto e balla) come ispettore Barnes.

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A loro favore però gioca una narrazione fluida, complici i tanti colpi di scena che punteggiano la sceneggiatura e a mostrare anche una certa qualità nei confronti dei protagonisti principali della serie. In soli otto episodi, la regia è riuscita a rendere i legami chiari e, solo in alcuni casi, appassionanti.

Le interpretazioni maggiormente degne di nota sono proprio quelle di Ruby Stokes e Cameron Chapman, che ci catturano per l’intesa che emerge fra loro. Il resto del cast invece rimane abbastanza

La recensione in pillole di Lockwood & Co.

Nel complesso, Lockwood & Co. diventa, per tanti aspetti, un “more of the same” del genere soprannaturale e young adult, nell’offerta di Netflix. Non indugia sulle caratteristiche classiche che tratteggiano il genere, tramite un racconto intrigante e creando un mondo analogico anni ’80 e ’90. Non solo nella narrazione, ma anche in alcune rese grafiche e artistiche. Qualche flop sotto quest’ultimo punto di vista, contraltato da un cast giovane e poco noto, ma che riesce bene nelle sue performance. Una serie che difficilmente riuscirà a lasciare un solco indimenticabile nella vostra memoria.

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