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Il Consorzio Sanità e il piano di riorganizzazione della medicina generale

Resoconto della conferenza stampa organizzata dal Co.S. giovedì 17 giugno

Quale il futuro dei medici di medicina generale?

Ne ha parlato giovedì 17 giugno il Consorzio Sanità, in una conferenza stampa online a cui abbiamo assistito, e che ha visto presenti alcuni dei più autorevoli giornalisti scientifici italiani.

La conferenza, svoltasi dalle ore 12 alle 13.30, è stata solo il momento centrale di una giornata fitta di incontri. Quattro le sessioni dell’evento, denominato #iomicurodacasa, best practices da tutta Italia sulle cure territoriali.

Cosa è il Co.S.

Il Co.S., acronimo di Consorzio Sanità, è un consorzio nazionale formato da Cooperative di medici di famiglia (o medici di medicina generale, in sigla MMG).

Da 25 anni si occupa di promuovere la cooperazione nell’ambito della medicina generale, affiancando le Cooperative socie nella realizzazione di progetti e iniziative per potenziare le cure sul territorio. Si impegna inoltre a offrire alle Cooperative beni e servizi utili all’esercizio della professione medica, acquistabili a costi concorrenziali rispetto a quelli di mercato, oltre a supportare il lavoro dei soci con consulenze in tema fiscale e legale.

Il Consorzio Sanità può contare oggi su 38 cooperative e 4.000 medici di medicina generale.

medici di medicina generale

Il piano di riorganizzazione dei medici di medicina generale

L’ambizioso progetto presentato in conferenza stampa è proprio incentrato sulle Cooperative di medici di Medicina generale. La sua articolazione prevede quattro punti che hanno l’obiettivo comune di  potenziare la rete territoriale, esigenza che si è resa ancora di più necessaria in seguito alla pandemia da Covid.

Le dichiarazioni del presidente di Co.S.

A tal proposito Antonio Di Malta, presidente di Co.S., già lo scorso marzo aveva dichiarato: “in questo momento particolare, l’organizzazione della medicina generale deve necessariamente essere messa nelle condizioni di realizzare presidi COVID-19 a livello territoriale in grado di affiancare gli ospedali nel fronteggiare la pandemia. Questa organizzazione è già stata attuata in molti territori dalle Cooperative di servizio.

A seguito di questo, abbiamo definito 10 passaggi per affrontare una profonda riorganizzazione delle cure sul territorio italiano. Per fare questo il Co.S., grazie ad una task force, ha realizzato due documenti: un Decalogo e un Manifesto strategico che riassumono proposta, mezzi, asset tecnologici e gestionali, dispositivi legislativi del mondo della cooperazione nella medicina generale.

I quattro punti del piano di riorganizzazione

Il piano di riorganizzazione della medicina generale previsto dal Consorzio Sanità, come abbiamo detto, si sviluppa in quattro punti.

Il primo prevede la nascita di una Rete di cooperative di Medici di Medicina Generale e il secondo la nascita delle Aggregazioni funzionali territoriali (AFT), ossia gruppi di medici di medicina generale incaricati di garantire la tutela della salute della popolazione di riferimento. Terzo punto, l’adozione in modo capillare di nuovi strumenti tecnologici. E infine la presa in carico da parte di una Cooperativa di gestione di 5-10 AFT.

Com’è strutturato il piano

Secondo i dati di Co.S., oggi la parte maggiore dei medici di medicina generale non ha strutture logistiche adeguate per il distanziamento, o personale amministrativo e infermieristico idoneo.

Inoltre manca un piano organico per definire e quindi concordare compiti e attività dei medici di medicina generale, e di conseguenza la logistica e i fattori di produzione, oltre alla tecnologia e all’infrastruttura informatica. Tra le proposte di Co.S. c’è quella di creare Aggregazioni funzionali territoriali strutturate, il cui hub deve essere la Casa di Comunità (l’UCCP dei dispositivi legislativi) che accolga da 6 a 10 medici di medicina generale. Il tutto dovrà essere gestito da Cooperative di medici di medicina generale.

La Rete di Cooperative di medici di medicina generale dovrebbe contare su 107 cooperative, una per Provincia.

Le nuove AFT dovranno riunire 20 medici di medicina di assistenza primaria (MAP) di cui 16 MMG e 4 medici di continuità assistenziale.

Per quanto riguarda l’adozione di strumenti tecnologici, il Co.S. pensa ad esempio alla Cartella clinica in cloud, la telemedicina e il telemonitoraggio per la condivisione in remoto degli accertamenti specialistici, la televisita e la telesorveglianza per la presa in carico di malati cronici, fragili e Covid positivi al domicilio, l’Agenda condivisa (con un’app) e infine gli strumenti per la raccolta dati, elaborazione, monitoraggio e verifica degli indicatori di struttura, processo ed esito, utili per l’assegnazione degli incentivi di risultato ai medici di medicina generale.

L’ultimo nodo strategico del Piano riguarda la promozione della presa in carico del paziente da parte di una Cooperativa di gestione di 5-10 AFT, in cui sono coinvolti tra 100 e 200 medici di Medicina generale soci, per un totale di 150.000-300.000 cittadini.

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La conferenza stampa

Antonio Di Malta ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa #iomicurodacasa.

“L’incontro di oggi è utile per fare una comparazione-integrazione tra il piano Co.S., che è stato costruito in 25 anni di attività in maniera capillare sul territorio nazionale, e il piano Agenas. La drammatica esperienza della pandemia da SARS-CoV-2 ha messo in evidenza limiti ed errori del servizio sanitario italiano, ma ha anche evidenziato quanto sia essenziale e centrale il ruolo del medico di medicina generale. Il Covid ci ha spiegato con feroce determinazione e chiarezza che è il territorio e non l’ospedale che deve prima tracciare, arginare e poi arrestare il contagio, i ricoveri e poi le morti, e quindi l’unico soggetto che lo può fare si chiama medicina generale.

Ma lo può fare solo con un’organizzazione che si articola attraverso le Aggregazioni funzionali territoriali, gestite da cooperative di medici di medicina generale, di cui i modelli assistenziali professionalizzanti siano soci, e le Unità complesse di cure primarie (UCCP), che sono come le case di comunità, ma gestite dalle cooperative di medici di medicina generale, a differenza delle Case della Salute”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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