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Meta: “La richiesta economica di SIAE è stata di 4 volte superiore al precedente accordo”

In una vecchia canzone chiamata Long Way Home, Don Henley cantava, citando Joseph Addison, che “ci sono tre versioni di ogni storia: la mia, la tua e la fredda verità”. Ed è un po’ quello che sta accadendo in queste settimane tra Meta e SIAE, dopo il mancato accordo che ha portato alla rimozione della musica italiana (almeno quella gestita da SIAE) dai social Instagram e Facebook.

La versione di SIAE: “Decisione unilaterale”

Dopo qualche giorno di silenzio, settimana scorsa era arrivata la versione di SIAE. La Società Italiana Autori ed Editori affermava di non aver avanzato alcuna proposta maggiorata a Meta e, anzi, che il colosso di Menlo Park avrebbe imposto una propria tariffa, in modo unilaterale, con la formula del “prendere o lasciare”. SIAE, inoltre, ha ribadito la necessità di avere accesso ai dati delle piattaforme social per poter proporre una cifra coerente all’effettivo utilizzo del proprio repertorio. Una richiesta garantita dalle normative europee alla quale Meta si sarebbe sottratta.

SIAE aveva inoltre specificato di non essere stata l’unica società collector a non aver raggiunto l’accordo con Meta, ma solo la prima. Nel caso specifico la prima aver avuto il contratto in scadenza dopo l’entrata in vigore della normativa europea.

Questa è per grandi linee la posizione di SIAE (che potete leggere in versione integrale nel nostro articolo dedicato). Una posizione che però sembra collidere con la versione proposta in queste ore da Meta.

La versione di Meta: “SIAE ha proposto una cifra quadruplicata”

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Nel corso dell’audizione al cospetto delle commissioni Cultura riunite di Camera e Senato sul mancato accordo, Angelo Mazzetti, Responsabile degli Affari Istituzionali di Meta, ha dichiarato (via La Repubblica):

“La tutela del diritto d’autore è una nostra priorità. Abbiamo raggiunto accordi con tutti i principali collector di diritti in Italia e all’estero. Tutti accordi rinnovati dopo l’entrata in vigore della Direttiva Copyright. Se abbiamo rimosso il catalogo Siae è proprio per rispetto della proprietà intellettuale”.

Appare quindi la prima incongruenza: Meta avrebbe rinnovato i propri accordi con altre società anche dopo l’entrata in vigore della normativa europea. Ma le due versioni differiscono ulteriormente anche su altro. Mazzetti afferma:

“Non abbiamo deciso di interrompere le trattative unilateralmente. La trattativa si è interrotta per la natura dell’importo chiesto da Siae, che inizialmente è stata di 4 volte superiore all’importo concordato fino al 2022 per gli stessi diritti di licenza. Il tutto senza che venisse fornita alcuna motivazione. Abbiamo fatto il possibile per mantenere viva la negoziazione, presentato un’offerta significativamente più alta. Abbiamo progressivamente aumentato la nostra offerta cercando di andare in contro alle richieste di Siae che, tuttavia, si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta inferiore”.

Non sarebbe vero, quindi, che Meta avrebbe unilateralmente proposto una cifra “prendere o lasciare”. Anzi: il colosso afferma di essersi vista recapitare un’offerta non sostenibile e maggiorata di quattro volte rispetto al precedente accordo. “Non siamo disposti a chiudere accordi irragionevoli da un punto di vista economico e di mercato”, ha chiosato Mazzetti.

Mazzetti ha infine discusso del valore della musica sui social di Meta. Un valore che non sarebbe neanche minimamente paragonabile a quello di Spotify e YouTube. Il concetto è semplice: non vai su Facebook o Instagram per ascoltare musica“I nostri ricavi derivano dalla pubblicità e da una pluralità di contenuti che non contengono musica”, ha ricordato Mazzetti.

La cruda verità

Le due versioni, nettamente contrastanti, hanno ben pochi punti in comune. Entrambe concordano sul fatto che l’accordo sia scaduto ufficialmente a metà dicembre 2022, anche se la rottura definitiva dei negoziati è avvenuta a metà marzo 2023. “Fino al giorno della rottura delle trattative, dieci giorni fa, loro hanno continuato a operare senza licenza”, ha dichiarato Salvo Nastasi, presidente SIAE, durante l’audizione.

Difficile quindi capire quale sia la verità dietro questo gran caos. Di certo c’è che Meta ha creato un bel pasticcio nelle scorse settimane. Non essendo in grado di individuare quali brani lasciare e quali non, Meta ha rimosso per alcuni giorni tutta la musica dai propri social (compresi il catalogo internazionale e il repertorio Soundreef). A una decina di giorni di stanza la situazione sembra essere rientrata, almeno in parte, dato che gran parte del repertorio internazionale (ma non tutto) è tornato online. Lo stesso vale per gli artisti Soundreef che, nonostante non avessero nulla a che vedere con SIAE, si sono visti i propri brani rimossi per circa una settimana.

Se dobbiamo cercare una verità, quindi, è che questa situazione non fa bene alla musica italiana e, a dirla tutta, non fa bene neanche a Meta. Tuttavia le due parti sembrano ben lontane dal trovare un nuovo accordo.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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