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Microsoft limita Bing per ridurre le risposte sbagliate o imprecise

50 chat al giorno e 5 interazioni al massimo

Ogni giorno portali e riviste specializzate riempiono le proprie pagine con articoli su Microsoft Bing.

O più precisamente sulla prossima versione del motore di ricerca, che si baserà su ChatGPT, la chiacchieratissima creatura di OpenAI.

I sempre nuovi argomenti su una tecnologia indubbiamente destinata a rivoluzionare il nostro modo di rapportarci con la Rete (e forse pure con la realtà) sono di due categorie.

Una, naturalmente, ha a che fare con l’etica. Ci si sta interrogando sui limiti e i rischi dei chatbot conversazionali, difficili da educare in modo completo senza che dello scibile umano essi apprendano anche le cose meno nobili, per così dire (e su questo torneremo).

C’è poi un versante più pratico: il venturo Microsoft Bing è di certo sbalorditivo, ma non esente da imprecisioni.

Bing Microsoft 1

Siamo nel 2022?

Uno degli esempi di grossolano errore di Microsoft Bing lo abbiamo riportato in un recente articolo. Il motore basato su ChatGPT, in una conversazione, si era convinto che fossimo nel 2022. E guai a contraddirlo, perché in tal caso il chatbot andrebbe su tutte le furie e fornirebbe risposte che chiamare poco diplomatiche è un eufemismo.

Come minimizzare, dunque, questo problema?

Microsoft limita Bing

Nella giornata di venerdì 17 febbraio, sul blog di Microsoft Bing è apparsa una nota. Breve, ma fondamentale.

Perché spiega come l’azienda con sede a Redmond interverrà per limitare le risposte errate o imprecise del suo motore di ricerca.

Leggiamo una premessa: “Sessioni di chat molto lunghe possono confondere il modello di chat sottostante nel nuovo Bing.”

Da ciò, la decisione: “A partire da oggi, l’esperienza di chat sarà limitata a 50 turni di chat al giorno e 5 turni di chat per sessione. Un turno è uno scambio di conversazioni che contiene sia una domanda dell’utente sia una risposta di Bing.”

Il motivo

L’azienda è abile nel mascherare il problema, spiegando come la scelta derivi principalmente dal fatto che la stragrande maggioranza delle sessioni di chat ha una durata limitata.

“La stragrande maggioranza di voi trova le risposte che cercava entro 5 turni e che solo circa l’1% delle conversazioni in chat ha più di 50 messaggi. Dopo che una sessione di chat raggiunge i 5 turni, ti verrà chiesto di iniziare un nuovo argomento. Alla fine di ogni sessione di chat, il contesto deve essere cancellato in modo che il modello non venga confuso.”

Il fatto è che l’avveniristica tecnologia che innerva l’ultima versione di Microsoft Bing, ovvero ChatGPT, è ancora acerba. E prende tanti più granchi quanto più la conversazione si prolunga.

Oltre i problemi tecnici

Se questa è una delle possibili soluzioni per attenuare gli errori di Microsoft Bing, resta l’altra e ancora più scottante questione. Quella dei limiti etici di ChatGPT.

Equilibrate in questo senso le parole di Tatiana Tommasi, professoressa al Politecnico di Torino, esperta di intelligenza artificiale. Intervistata da Ansa, tra le altre cose Tommasi ha detto: “Gli strumenti di intelligenza artificiale hanno un potenziale enorme, ma sono in una fase sperimentale e vanno perfezionati, lo scopo sarà la personalizzazione.

È importante siano democratici, alla portata di tutti e senza monopoli, e deve essere chiaro all’utente quando vengono usati.”

Più drastico (e simile nei contenuti a quanto detto di recente da Elon Musk sull’argomento) l’intervento di Sam Altman, nientemeno che amministratore delegato di OpenAI. Altman ha dichiarato che potremmo non essere lontani “dalla creazione di un’intelligenza artificiale potenzialmente spaventosa.” E ha aggiunto che “la regolamentazione sarà fondamentale”.

Pubblicità mirata, cosa potrebbe cambiare

Il nuovo Microsoft Bing potrebbe anche adottare nuovi e più sottili modi di propinare agli utenti pubblicità targettizzate.

A scriverlo è Reuters, in un articolo pubblicato nella giornata di venerdì 17 febbraio.

Già adesso Bing integra annunci pubblicitari. Ma nel futuro prossimo i banner che vedremo verranno selezionati a seconda delle domande che porremo al motore di ricerca.

E non ci è ancora dato di sapere se le pubblicità appariranno tra le risposte di Microsoft Bing, confuse tra le svariate altre, o se saranno contenute in box con un’autonomia grafica.

Se fosse esplicitato quando si trattasse di annunci, non accadrebbe niente di diverso da quando succede già oggi con Google (i cui annunci pubblicitari, esposti come tali, appaiono tra i primi risultati). Viceversa, le cose sarebbero un po’ più pericolose.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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