fbpx
AttualitàCultura

Hacker cinesi in azione durante la visita di Nancy Pelosi a Taiwan

Incrocio tra tensioni politiche e offensive informatiche

Ormai le tensioni politiche si riverberano nell’universo tech, nel senso che gli scontri e le tensioni tra i Paesi si riflettono poi sul versante informatico, dove si combatte una guerra nella guerra.

Si pensi ad esempio al conflitto tra Russia e Ucraina, e alla macchina delle fake news messa in moto da entrambe le parti. In particolar modo da Mosca, per minimizzare i propri crimini e mettere in cattiva luce le principali personalità ucraine, in primis il presidente Volodymyr Zelenski.

Le tensioni tra Usa e Cina al confine tra politica e tecnologia

Un altro conflitto a metà tra politica e tecnologia, di più antica data, si combatte tra Stati Uniti e Cina. Si pensi ad esempio alla black list stilata a suo tempo dall’allora presidente Donald Trump, che ha colpito decine di aziende cinesi. Queste società, ree di supportare l’esercito della Repubblica Popolare Cinese, erano state bandite dagli Usa, o quanto meno le loro attività nei confini americani erano state fortemente ridotte e osteggiate.

Più recentemente, due senatori degli Stati Uniti hanno chiesto di aprire un’indagine sul trattamento dei dati degli utenti di TikTok (social cinese), la cui privacy sarebbe compromessa.

Nelle scorse ore è accaduto qualcosa di segno opposto, nel senso che è stata la Cina a passare all’offensiva. E lo ha fatto durante la visita della speaker della Camera Nancy Pelosi a Taiwan, che sta già causando una serie di fortissime tensioni.

Vediamo cosa è accaduto.

hacker

Nancy Pelosi a Taiwan

Tra martedì 2 e mercoledì 3 agosto, per il suo tour asiatico, Nancy Pelosi ha fatto tappa sull’isola di Taiwan. Dove ha sottolineato che il Paese è “un partner affidabile degli Usa” e che “nessuna minaccia militare ci potrebbe far arretrare”.

Come ritorsione per la visita ufficiale, Pechino non ha solo bloccato l’import di diversi prodotti da Taiwan (come pesce e agrumi) e l’export di sabbia naturale, dando un colpo alla produzione di semiconduttori da parte dell’isola. Ma ha anche annunciato esercitazioni militari su vasta scala dentro i confini di Taiwan.

Inoltre, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, avrebbe dichiarato ai media statali: “È una vera e propria farsa. Gli Stati Uniti stanno violando la sovranità della Cina con il pretesto della cosiddetta democrazia. Chi offende la Cina sarà punito”.

Tutto questo perché?

Taiwan, la Cina e gli Usa

Perché Taiwan, riconosciuta come Stato indipendente da 13 Stati sovrani e dalla Santa Sede, è ancora oggi rivendicata da Pechino.

Ecco dunque che la visita di Nancy Pelosi, a 25 anni dall’ultima visita ufficiale di un politico americano sull’isola, ha rinfocolato le tensioni tra Usa e Cina, che hanno in Taiwan un elemento di grande importanza geopolitica, militare e commerciale (si pensi ai microchip e ai semiconduttori) oltre che simbolica.

Va inoltre detto che le relazioni tra Stati Uniti e Cina iniziano con il comunicato di Shanghai del 1972. Nel documento la Cina definisce Taiwan una propria provincia. E gli Usa affermano quanto segue: “Gli Stati Uniti riconoscono che tutti i cinesi, da entrambi i lati dello stretto di Taiwan, ritengono che esista una sola Cina e che Taiwan sia parte della Cina. Il governo degli Stati Uniti non mette in discussione questa posizione e afferma il suo interesse in una risoluzione pacifica della questione di Taiwan da parte degli stessi cinesi”.

Tuttavia, una visita ufficiale da parte di un presidente o di un’alta carica è un implicito riconoscimento della sovranità del Paese di cui si è ospiti.

Gli attacchi di hacker cinesi a Taiwan

In questo quadro, al di là delle minacce di Pechino ai danni di Taiwan, non sono mancate le offensive di carattere informatico.

Gli attacchi sono in realtà iniziati nelle ore precedenti all’arrivo di Pelosi a Taiwan. Alcuni siti governativi sono stati colpiti da offensive DDoS (acronimo per distributed denial of service). Manca l’ufficialità, ma è opinione comune che questi attacchi siano partiti da Pechino.

A essere colpiti sarebbero stati diversi siti istituzionali. In particolare, pare che il sito web della Presidenza di Taiwan sia stato irraggiungibile per diverse ore. Oltre a quello dei ministeri della Difesa e degli Affari Esteri, e quello del Taiwan Taoyuan International , il maggior aeroporto del Paese.

Chang Tun-Han, portavoce del Governo taiwanese, ha confermato che diversi siti web governativi sono stati vittima di un attacco DDoS, ma precauzionalmente non ha fatto cenno alla Cina.

Gli attacchi DDoS

Ricordiamo che le offensive DDoS sovraccaricano un sistema informatico rallentandolo o rendendolo irraggiungibile. E lo fanno attraverso un numero elevatissimo di richieste di accesso in un breve periodo. Di solito sono attacchi dimostrativi che non compromettono le strutture aggredite.

Da non perdere questa settimana su Techprincess

🚪 La pericolosa backdoor di Linux, disastro sventato da un solo ricercatore
 
🎶Streaming Farms: il lato oscuro della musica, tra ascolti falsi e stream pompati
 
✈️Abbiamo provato DJI Avata 2: sempre più divertente!
 
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
  
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
  
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
  
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
  
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
  
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

Ti potrebbero interessare anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button