fbpx
CinemaCultura

Nope: com’è il film di Jordan Peele

Nope è al cinema dall'11 agosto.

Una riflessione sul potere del cinema; una critica alla società dei mass media e dell’immagine, dove ogni azione è compiuta nella speranza di guadagnare fama e successo; un duro attacco al capitalismo, capace di fagocitare i propri protagonisti e di trarre profitto anche dalle tragedie; un viaggio nella cultura nera, che passa dallo sconosciuto fantino al servizio del precursore del cinema stesso Eadweard Muybridge e sconfina nel western, genere troppo spesso precluso agli afroamericani; un suggestivo e spettacolare film di genere, intriso di mistero e in costante bilico fra horror e fantascienza. Questo e molto altro è Nope, terzo film da regista di Jordan Peele dopo i successi di pubblico e critica di Scappa – Get Out e Noi.

L’opera della maturità per un autore che, con eccesso di entusiasmo, è stato paragonato a John Carpenter in un divertente siparietto social a cui ha partecipato lo stesso Peele, rimettendo le cose nella giusta prospettiva. Paragoni esagerati a parte, Nope dimostra indubbiamente la crescente ambizione di Jordan Peele, che dopo due horror puri, contaminati da una forte critica sociale di fondo, compie il passo successivo, mettendo in scena un racconto denso di spunti, temi e contenuti, capace di distinguersi nettamente dalla maggior parte dell’anestetizzato e innocuo panorama audiovisivo contemporaneo. Una visione in cui è piacevole perdersi, anche di fronte ad alcuni binari narrativi irrisolti e nonostante le numerose allegorie rischino più volte di prevaricare sul mistero fantascientifico intorno al quale si snoda la trama.

Fra fantascienza e horror

Nope Jordan Peele

«Ho messo gli occhi sulla grande storia americana degli UFO», ha dichiarato lo stesso Jordan Peele a IndieWire a proposito della genesi di Nope. Proprio un oggetto volante non identificato sconvolge la vita dei fratelli James (Daniel Kaluuya) e Jill (Keke Palmer) Haywood, fantini che in un piccolo ranch della California portano avanti il percorso del loro avo, alle dipendenze di Eadweard Muybridge per The Horse in Motion del 1878. Da discendenti di un uomo fondamentale per la storia del cinema, James e Jill ereditano la nobile tradizione di allevatori di cavalli, in particolare di quelli destinati a Hollywood. Attività interrotta dalle azioni di una misteriosa creatura aliena, che comincia a seminare il panico nel posto inghiottendo tutto ciò che incontra, cavalli compresi.

In cerca di fama e popolarità, James e Jill si recano in un negozio tech, per acquistare l’attrezzatura necessaria a riprendere le gesta dell’entità. Le vicende dei due fratelli si intrecciano con quelle di Ricky ‘Jupe’ Park (Steven Yeun), ex attore bambino scampato per puro caso a un massacro compiuto da una scimmia sul set di una serie televisiva. Park ha cavalcato questo episodio, conquistando le pagine dei giornali e diventando addirittura oggetto di uno sketch del Saturday Night Live. Lo troviamo oggi impegnato in un parco a tema western nei paraggi del ranch degli Haywood, intento ad allestire spettacoli di dubbio gusto con i quali permette al pubblico di osservare l’UFO. Ma l’alieno non ama farsi guardare.

Nope: l’orrore è nello sguardo nel nuovo film di Jordan Peele

Nope Jordan Peele

L’atto del guardare è chiaramente al centro di Nope e dell’attenzione di Jordan Peele. Sguardo verso ciò che ci circonda, che può diventare fondamentale per comprendere ma allo stesso tempo può essere causa di gravi ripercussioni; sguardo degli altri su di noi, attraverso il quale possiamo essere al centro dell’attenzione e con cui possiamo trasformare anche il più sfortunato evento in un’opportunità di lucro e di riscatto sociale. Ma lo sguardo è anche l’atto per eccellenza, il potere supremo dello spettatore. Jordan Peele non manca di ricordarci che viviamo in una società e in un panorama culturale in cui nulla esiste per davvero se non viene ripreso o fotografato.

Non è quindi un caso che gran parte dello sforzo dei fratelli Haywood sia volto a vedere la creatura e nello specifico a immortalarla. Attività che porta a numerose difficoltà, in quanto l’alieno ha la capacità di disattivare ogni dispositivo elettronico. Diventa fondamentale quindi catturare le evoluzioni dell’UFO attraverso un complicato dispositivo analogico, che in un ambiente letteralmente circondato da richiami al western (evidenti soprattutto nel finale) è un chiaro omaggio al cinema narrativo classico e alla potenza immaginifica della settima arte, sempre più compromessa dall’uragano di immagini digitali da cui siamo costantemente bombardati. Metafora che emerge con ancora più forza quando l’alieno minaccia i protagonisti con un movimento analogo a quello di una macchina fotografica in azione.

Nope e la cultura nera

Jordan Peele non perde occasione di evidenziare il suo solido background come autore e attore televisivo, soprattutto in ambito comico, fondendo la riflessione su questo media con la cultura nera, sempre al centro del suo cinema. Ecco allora che per due artigiani del cinema, messi sempre in secondo piano o addirittura dimenticati dall’industria, il simbolo del riscatto diventa andare in onda da Oprah Winfrey, l’esempio più fulgido di una persona nera in grado di arrivare ai suoi vertici, a differenza della moltitudine di interpreti, artisti e mestieranti neri dimenticati nei meandri della storia della settima arte o nella migliore delle ipotesi veicolo per i peggiori stereotipi.

Emblematica in questo senso la sottotrama incentrata sul piccolo Park, quella più genuinamente disturbante di Nope. Un attore bambino asiatico utilizzato in maniera viscida in contesti generalmente associati ai bianchi come il piccolo cowboy che interpreta in Kid Sheriff o il bambino di una famiglia caucasica, al centro di dozzinali sketch televisivi. Un’appropriazione culturale perpetrata in ogni ambito dell’audiovisivo per decenni e soltanto oggi parzialmente smussata, che Peele associa con coraggio alla sanguinosa reazione di una scimmia, l’animale più simile all’uomo nonché specie svilita e addomesticata per intenti non sempre nobili.

Nope: Jordan Peele e le influenze di Steven Spielberg

Sulla scia di Quentin Tarantino e C’era una volta a… Hollywood, di Paul Thomas Anderson e Licorice Pizza, Jordan Peele compie il suo personale viaggio nel panorama culturale e audiovisivo in cui è cresciuto, traslando il sense of wonder di Steven Spielberg in chiave orrorifica (fondamentali le riprese in IMAX) e attingendo a piene mani dall’immaginario fantascientifico e dalla sottocultura ufologica. Il risultato è un’opera che lascia il segno e, cosa più unica che rara oggi, ci pone la sfida intellettuale di comprenderla, sviscerarla e analizzarla, in modo da coglierne i numerosi riferimenti ai vizi e alle contraddizioni del contemporaneo. E pazienza se qualche aspetto della natura del mostro che scende dal cielo per mettere in crisi le nostre certezze non è del tutto chiaro. D’altronde, è lo stesso Peele a dircelo: «Il mostro nei miei film è l’umanità».

Nope di Jordan Peele è al cinema dall’11 agosto, distribuito da Universal Pictures.

Da non perdere questa settimana su Techprincess

🍎Nuovi iPad e accessori: cosa aspettarsi dall’evento Apple del 7 maggio
🛒 Le migliori offerte della Amazon Gaming Week
🎮
L’emulatore Nintendo Delta sta per arrivare su iPad
🪪Social card “Dedicata a te”:cos’è e come si potrà utilizzare il bonus da 460 euro
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button