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Gli Editoriali di Tech PrincessRubriche

Etica digitale: frequentare i social in modo virtuoso è possibile?

L’esempio di Livello Segreto

Alzi la mano chi non frequenta alcun social. Nessuno, vero?

Alzi ora la mano chi, su un qualunque social, non si sia lasciato andare almeno una volta a un’azione, o a una reazione, di cui si è poi pentito. E che non avrebbe ripetuto uguale nella vita reale, tridimensionale. Non vogliamo sapere quante mani si siano alzate, ma lo immaginiamo.

L’etica digitale è un problema sempre più urgente. Perché i social hanno invaso in modo sempre più capillare e profondo la nostra quotidianità. E sembra sempre più difficile non pensare che le varie piattaforme, pur con tutte le loro apprezzabilissime qualità, non portino in sé né poche né piccole insidie.

Insidie che più passa il tempo e più sembra proprio che non siano frutto del caso, ma di una studiatissima pianificazione che permetta di attrarre sempre più utenti.

etica digitale

L’etica digitale: i casi di Facebook e TikTok

Si pensi allo schiacciante e multiforme scandalo dei Facebook Papers. Da cui sono emersi dati a dir poco sorprendenti. Bastino due esempi: il fatto che Instagram sia tossico per gli adolescenti e che, addirittura, Facebook abbia in qualche modo appoggiato governi autoritari, censurando i contenuti dei dissidenti e veicolando quelli del regime.

TikTok poi, da quando è scoppiato il conflitto russo-ucraino, è subito apparso come l’emblema di un modo nuovo, orizzontale e davvero libero di comunicare la quotidianità di chi il conflitto lo vive e subisce. Eppure, ultimamente l’atteggiamento del social cinese nei confronti di Mosca è parso quantomeno ambiguo (mentre per alcuni meno indulgenti è mutato in modo radicale), come vi abbiamo raccontato in un recente articolo.

L’etica digitale

A questo punto viene da farsi una domanda: l’etica digitale, cioè la frequentazione dei social in modo virtuoso, è possibile?

Dove con modo virtuoso si intende un duplice aspetto della medesima medaglia. Da una parte è possibile stare sulle piattaforme social assicurandosi di non cadere nel chiacchiericcio, di non assecondare i nostri istinti polemici o la nostra eventuale inclinazione al sensazionalismo?

E dall’altra esistono luoghi in cui davvero, nei social, vigano libertà e rispetto reciproco? In cui circolino notizie verificate, in cui il tono delle discussioni sia civile, in cui non trionfino l’aggressività o il desiderio di mettere in mostra il più bieco narcisismo?

C’è qualcuno che sta provando a fare qualcosa, in questo senso?

Il Festival dell’etica pubblica

Sembra aver raccolto le nostre domande Ethos-Il festival dell’etica pubblica. La cui prima edizione avrà luogo da venerdì 6 a domenica 8 maggio all’Auditorium Parco della Musica Ennio  Morricone di Roma.

Tuttavia, in questa tre giorni sarà centrale soprattutto il rapporto tra etica e intelligenza artificiale, in ambiti come l’innovazione sociale, la sostenibilità, la robotica, la sanità, lo sviluppo economico e altri.

Ma più specificamente nei social media, dove è ancora rinvenibile l’etica digitale?

L’esempio di Livello Segreto

Le piattaforme social stanno perdendo credibilità? Benissimo, si facciano avanti nuove piattaforme social. Sembra un paradosso ma sta accadendo esattamente questo.

Un esempio recente? Twitter è stato acquistato da Elon Musk, che sembra ossessionato dalla libertà di parola. Ma, con tutto il bene che si può volere all’uomo più ricco del mondo, è difficile presumere che la sua idea di libertà di parola sia all’insegna della più cristallina democraticità. E così, in molti stanno abbandonando il social dei cinguettii. A favore di piattaforme alternative, come Mastodon, open source e decentralizzata.

Qui alcuni utenti italiani hanno creato una community, Livello Segreto, il cui slogan è altisonante: “Livello Segreto è un nuovo social network. Più etico. Più gentile. Senza algoritmi. Nostro”.

Un ulteriore slogan è, per così dire, più rischioso. E recita: “Livello Segreto ti aspetta. Vieni a immaginare un futuro migliore. Crea un account! Spargi la voce!”

Una contraddizione in termini

La contraddittorietà di questi due slogan, che mostrano entrambi i limiti dell’operazione, sembra palese.

Il primo slogan prevedrebbe una piattaforma elitaria, destinata insomma a pochi che in gran segreto (appunto) dialoghino all’insegna delle buone maniere e del rispetto reciproco.

Il secondo slogan, tuttavia, invita a divulgare l’informazione, e dunque a far iscrivere più utenti possibile. Ma sinceramente, se tutti coloro che transitano negli altri social per spargere odio o fake news dovessero migrare su Livello Segreto, come potrebbero improvvisamente adottare comportamenti inappuntabili?

Forse, perché l’etica digitale risieda davvero nei social, servirebbero regole che i social per primi non vogliono darsi, pena la perdita di utenti.

Occorrerebbe anzitutto un controllo accurato e severo di tutte le informazioni che vengono veicolate. E poi chissà, sarebbe davvero scandaloso pensare a un piccolo costo periodico di accesso? Forse sarebbe una discriminante che dissuaderebbe chi fosse solo interessato a compiere azioni di disturbo.

E in questo modo le piattaforme, palesando la loro natura di aziende che mirano al profitto, sarebbero ancor più “obbligate” a mantenere un alto livello qualitativo dei contenuti ospitati.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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