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Cultura

Olimpiadi Tokyo 2020: le 6 cose che ci hanno lasciato i Giochi

Tecnologia, emozioni e storie: elementi che si sono fusi sotto il cielo nipponico

Il sacro fuoco di Olimpia si è spento: le Olimpiadi di Tokyo 2020 salutano il mondo al termine di tre settimane assai intense, ricche come non mai prima d’ora – visto anche il contesto pandemico nel quale si sono svolte – di storia e significato. Ma cosa ci resterà di questi Giochi?

Olimpiadi Tokyo 2020: le donne e gli uomini simbolo della kermesse

Come in tutte le edizioni della kermesse a Cinque Cerchi, ci sono delle atlete e degli atleti che “hanno valicato i confini dei propri sport” diventando dei simboli totali della manifestazione, per imprese, numero di medaglie vinte o qualcos’altro di particolare.

Al femminile sicuramente è impossibile non citare la quattrocentista statunitense Sydney McLaughlin, vincitrice della 4×400 e dei 400 a ostacoli, essendo capace di firmare anche il nuovo record del mondo della specialità (51″46), la nuotatrice australiana Emma McKeon, che ha ottenuto sette medaglie in sette gare diverse, di cui quattro d’oro, la sprinter giamaicana Elaine Thompson, autrice del grande slam della velocità nell’atletica leggera con 100m, 200m e staffetta 4x100m vinti magistralmente, le cestiste statunitensi Sue Bird e Diana Taurasi, entrambe al quinto oro olimpico consecutivo nel basket femminile, un record incredibile e assoluto per gli sport di squadra, e infine le “precisissime” An San e Vitalina Batsarashkina, la prima coreana, che nel tiro con l’arco si è aggiudicata tre ori (individuale, a squadre e a squadre miste), la seconda russa, che nel tiro a segno ha vinto due ori (pistola 10m, pistola 25m) e un argento (pistola 10m a squadre miste).

Al maschile invece la scena se la sono presa Marcell Jacobs, il velocista italiano che ha firmato sia l’impresa personale sui 100m sia quella nel quartetto (insieme a Patta, Desalu e Tortu) della 4×100, due ori fuori da ogni logica, il nuotatore statunitense Caleb Dressel, da qualcuno ribattezzato “Il nuovo Michael Phelps” per le sue cinque medaglie d’oro vinte (tre in eventi individuali), il lottatore cubano Mijaín López, oro per la quarta volta consecutiva nella categoria dei 130 kg nella lotta greco-romana, e il quattrocentista norvegese Karsten Warholm, l’uomo che ha scioccato i Giochi col suo 45″94 nei 400 ostacoli maschili, che gli sono valsi l’oro e il nuovo primato mondiale, addirittura ritoccato di 76 centesimi, qualcosa di leggendario.

Olimpiadi Tokyo 2020: l’assenza di pubblico, che poi però è arrivato

Si è parlato sin dall’inizio di Giochi totalmente a porte chiuse e così è stato almeno per i primi dieci giorni. Per fortuna però alcune discipline outdoor hanno avuto la fortuna di avere un po’ di pubblico sugli spalti delle varie venues olimpiche per le loro gare.

Gli sport tenutisi, per motivi organizzativi o geografici, un po’ lontani da Tokyo hanno visto gli spettatori confluire, in misura limitata dentro alcuni impianti: il ciclismo su strada ad esempio con l’arrivo dentro lo spettacolare circuito automobilistico del Fuji, le prove di marcia e maratona che – viste anche le condizioni climatiche – si sono tenute a Sapporo, in una prefettura dove la situazione sanitaria era evidentemente migliore rispetto a quella della capitale, e poi la finalissima del torneo di baseball fra Giappone e Stati Uniti tenutasi a Yokohama, un premio a quella parte grandissima parte di Sol Levante che vede il “Batti & Corri” indubitabilmente come sport nazionale.

E gli altri sport? Molti si sono dovuti arrangiare con un “pubblico interno”, formato da chi aveva il permesso di accedere all’impianto ma magari quel giorno non era chiamato a gareggiare, molti altri invece hanno potuto interagire con parenti e amici tramite gli schermi posti a bordo vasca, a bordo campo, a bordo tatami o a bordo ring, pronti a creare collegamenti internet lunghi migliaia di chilometri, in eterne videochiamate emozionali.

Le Olimpiadi in streaming: il momento dell’ “All You Can Eat”

Nulla sarà più come prima. In Italia e non solo queste sono state le prime Olimpiadi integralmente trasmesse in streaming, in molte parti d’Europa in particolare con il lavoro effettuato dal gruppo Discovery (Eurosport Player o piattaforma D+).

Come ha scritto Giuseppe Pastore sul Foglio qualche giorno fa: è arrivato il momento dell’ “All You Can Eat”. Fino a trenta feed accesi contemporaneamente, con contenuti visibili tanto in diretta quanto in OnDemand, su smartphone, tablet, pc e smart tv.

Una rivoluzione eccezionale e senza precedenti che a Parigi 2024 potrebbe proseguire e prendere ancor più piede, visti anche gli abbonamenti sottoscritti e gli ascolti registrati.

Record di nazioni a medaglia: sono stati anche i Giochi dei piccoli stati

Di storie incredibili da raccontare se ne sono vissute tutti i giorni, fra incredibili vittorie e podi inattesi. Le Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno fatto registrare un record significativo: quello assoluto di stati diversi a medaglia, ben 93; col primato precedente fissato a 87 nell’edizione di Pechino 2008.

Fra le tante delegazioni che hanno stupito, le menzioni d’onore vanno a San Marino (3 medaglie), le Bermuda (1 medaglia), l’Estonia (2 medaglie), la Lettonia (2 medaglie), il Kirghizistan (1 medaglia), le Fiji (1 medaglia) e la Siria (1 medaglia, addirittura dopo 17 anni di attesa).

I nuovi sport olimpici: fra tradizione e prospettiva…ci sarà la breakdance

Quella di Tokyo 2020 è stata la prima Olimpiade con l’inserimento di alcuni sport “a discrezione” proposti dal Comitato Organizzatore al CIO.

Il Giappone ha chiesto il reintegro di baseball e softball, sport di tradizione e che, come detto in precedenza, nella terra del Sol Levante sono praticamente un must, avanzando poi l’inserimento del karate, arte marziale di origine nipponica che nella sua “culla” ha visto i migliori interpreti della disciplina giocarsi ori, argenti e bronzi in varie specialità e categorie di peso, e promuovendo, in questo caso sotto la più forte spinta del CIO, il basket 3 contro 3, l’arrampicata, il surf e lo skateboard.

Chi più chi meno ha riscosso successo, anche se in ottica Parigi 2024 delle scelte sono già state compiute: baseball e softball e karate saranno infatti tagliati, perché al loro posto debutterà la breakdance, mentre basket 3 contro 3 (o 3×3), surf, arrampicata e skate conserveranno il loro posto, anche per continuare la “politica giovane” che il Comitato Internazionale Olimpico ha abbracciato e sta abbracciando in questi anni.

Last but non least: l’Olimpiade dei social

Tweet con l’hashtag di riferimento #Tokyo2020, meme su Facebook sulle varie gare e sulle medaglie conquistate dagli azzurri, il più significativo quello relativo alla 4×100 con Chiellini a trattenere lo staffettista inglese e a “permettere” a Filippo Tortu di arrivare primo sul traguardo, post e stories su Instagram da parte degli atleti, dirette Twitch da parte dei giornalisti nei post gara: mai come in queste tre settimane il polso della situazione, relativo all’esaltazione o alla disperazione di tifosi, addetti ai lavori o semplici appassionati, è stato determinabile grazie ai social.

Senza ombra di dubbio è stata l’Olimpiade più social di sempre: un crescendo che continua di edizione in edizione e che promette di non “tradire” la sua ascesa anche verso i Giochi di Parigi 2024, già da molti inquadrati come i “Giochi della nuova normalità” dopo quelli nipponici che hanno preso in queste ore l’appellativo di “Giochi della rinascita”.

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