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Olympus esce dal mercato fotografico

Annunciato il cambio di proprietà per la divisione Imaging di Olympus

Non è proprio un fulmine a ciel sereno, ma quasi: Olympus vende la divisione Imaging. Così, con una firma se ne vanno 84 anni di storia della fotografia. 
Lo scorso novembre era già circolata la voce di una imminente cessione, ma era stata prontamente smentita da Olympus stessa. Anzi, si era parlato di una “trasformazione in una società di tecnologia medica globale”. E ciò che rimarrà a marchio Olympus sarà proprio la divisione medicale. 

 

Olympus: i motivi della decisione

A fine anno la divisione fotografica di Olympus passerà con tutta probabilità alla Japan Industrial Partners, Inc. Si tratta tra l’altro della stessa azienda che ha acquistato il marchio Vaio da Sony.

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Lo ha annunciato ieri Olympus Corporation spiegando che dopo informali trattative, ha inizio la fase di una vera e propria transazione con la “New Co” che sarà costituita dall’acquirente. In parole povere, la casa fondata nel 1919 da Takeshi Yamashita con il nome di Takachiho (monte ove vivono gli dei) Seisakusho (fabbrica), dopo tre anni di perdite della divisione Imaging abbandona il campo. Il comporto fotografico è divenuto troppo piccolo rispetto ai volumi delle divisioni medicali: 48 miliardi di yen contro 640 miliardi. Ma non solo, Olympus era in difficoltà da diversi anni nonostante i buoni prodotti, che non riuscivano però a competere con Canon, Nikon, Sony e Panasonic.

Takachiho Seisakusho aprì la divisione fotografica con la Olympus Standard dotata di obiettivo Zuiko nel 1937, con una presentazione nei grandi magazzini Mitsukoshi di Tokyo. Diventata Olympus Corporation nel 1949, ottiene molto successo in Europa nel 1963 con la reflex Olympus Pen F a ottica intercambiabile nel formato 18x24mm. Negli Stati Uniti, però, Eastman Kodak osteggiò questa fotocamera perché con il mezzo formato il consumo di pellicola era dimezzato.

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Il grande passo avanti arriva nel 1972 con la serie delle reflex OM e poi con la XA, una mini 35mm nota come “ovetto”. Le sue reflex, però, entrano in crisi con l’avvento dei sistemi autofocus che la casa non riuscì a sviluppare nei tempi giusti. Dopo due reflex molto modeste, si concentra sulle compatte e, 10 anni dopo, entra per prima sul mercato del digitale con le compatte Camedia da 1MB, nel 1996.

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Nel 2002, Olympus sviluppa con Kodak lo standard QuattroTerzi per produrre reflex più leggere e compatte con sensori da 17,3x13mm. In queste condizioni, la focale degli obiettivi raddoppia, tanto che un 300mm equivale ai 600mm delle reflex con sensori full frame. La prima del nuovo standard, la Olympus E–1, che debutta nel giugno del 2003. L’evoluzione del sistema appare alla photokina di Colonia del 2008 quando Olympus e Panasonic presentano lo standard Micro Quattro Terzi, che consente l’eliminazione dello specchio reflex. Era nata la mirrorless.

I motivi di un lento declino

Da molti mesi girava la voce di un ritiro dal settore fotografico della società, come è successo a Zeiss Ikon nel 1972, Yashica nel 2005 e Konica Minolta nel 2006. Il dramma esplode nel 2011, quando l’amministratore delegato l’inglese Michael Woodford, chiamato a dirigere la corporation dopo aver gestito la filiale europea, viene licenziato per aver chiesto al board ragione di spese incomprensibili effettuate tra il 2006 ed il 2008. Dopo un lungo silenzio, Olympus ha ammesso di aver acquistato una società di prodotti medicali inglese per 2,2 miliardi di dollari (pagandola il 38% in più del valore di mercato) e di aver pagato 687 milioni di dollari in consulenze e provvigioni rispetto ai 40-60 milioni normalmente dovuti.

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A questo, si deve aggiungere l’acquisto di tre piccole società per 773 milioni di dollari che furono presto svalutate per circa due terzi del valore di acquisto. Il tutto è costato 1,3 miliardi di dollari. La storia ha fatto il giro del mondo e messo in allarme gli azionisti ed il governo giapponese che teme che lo scandalo getti brutta luce sulla correttezza della cosiddetta governance delle grandi corporation. Ed a buona ragione se si pensa che quei soldi sono finiti tramite due oscure finanziarie, aperte e chiuse, nelle Isole Cayman. Per questo si sono mossi i controllori giapponesi e l’FBI, in quando il movimento è passato per gli Stati Uniti. Woodford viene licenziato, sette dirigenti sono arrestati e parte una ispezione interna.

Leggi anche: Light abbandona la fotografia a favore dell’automotive

Da allora Olympus è entrata in una fase difficile, anche perché il mercato inizia a crollare per il successo degli smartphone. La produzione venne trasferita prima in Cina e poi in Vietnam perché più economico. La decisione di oggi non deve lasciare stupiti, è forse l’ultima possibilità di mantenere in vita il marchio. 

Quello che JIP, il nuovo proprietario della divisione fotografica di Olympus, si impegnerà a fare nel prossimo futuro sarà garantire assistenza e supporto ai clienti. Nel memorandum che ieri ha visto la luce si parla anche di provare a rilanciare i marchi OM-D e Zuiko con nuovi prodotti. Staremo a vedere. 

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Luca Forti

Fotografo dal 2002 e scrivo di fotografia dal 2004: insomma, amo la fotografia e tutto ciò che le ruota intorno. Da due anni sono stato adottato da Milano e da sempre sono appassionato di tecnologia, di praticamente tutti gli sport, amo viaggiare, mangiare bene e non toglietemi il mio gin tonic!

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