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Sony taglia lo schermo e ci porta dentro la sua tecnologia MiniLED

Arthur C. Clarke diceva che “ogni tecnologia sufficientemente avanzata non è distinguibile dalla magia”. Ma la differenza fra le due è che nella magia bisogna crederci, mentre la tecnologia può essere spiegata. E il CES 2024 di Las Vegas è il posto perfetto per capire cosa c’è dietro i prodotti tecnologici che usiamo tutti i giorni – come abbiamo potuto appurare quando Sony ha (letteralmente) tagliato a metà un display MiniLED di un suo TV per mostrarci come funziona. E per farci capire le tecnologie e le filosofie dietro i suoi schermi.

Sony al CES 2024 ci porta dentro la sua tecnologia MiniLED

In una suite dedicata all’hotel Mirage di Las Vegas, Sony ha sollevato il velo su alcune delle sue più interessanti tecnologie riguardo i pannelli delle TV dell’azienda, dandoci anche un’anteprima di come evolveranno i TV Sony quest’anno. Ma il team dell’azienda nipponica parte dicendoci che, almeno in parte, ciò che differenza i suoi TV MiniLED dalla concorrenza è una scelta filosofica.

Avvicinarsi all’intento creativo

Per farlo, gli ingegneri Sony ci hanno mostrato il confronto fra le immagini dell’attuale Sony X95K e un suo rivale con tecnologia simile (almeno sulla carta). Mettendo fianco a fianco i due TV rispetto a un monitor di riferimento professionale Sony, il tipo di schermo che i registi e direttori della fotografia utilizzano quando lavorano a un film – parliamo di display da diverse decine di migliaia di euro. L’obiettivo è capire quale dei due TV si avvicina di più al monitor su cui i professionisti fanno le proprie scelte creative: chi si avvicina di più all’intento creativo.

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La differenza risulta evidente in un film come il classico Minority Report, con le sue scene interne che hanno forti luci bianche e contrasti decisi. Sony sceglie di avvicinarsi il più possibile ai chiari scuri del monitor di riferimento, mentre il rivale prova a uguagliarne la luminosità. Il risultato è che nelle immagini dei TV Sony vediamo meno “blooming”: l’effetto per cui la luce dei punti luminosi sfora anche nelle aree che dovrebbero risultare scure.

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Il giusto equilibrio

Sony ha confrontato poi le immagini del suo top di gamma anche con un display OLED, che ha neri perfetti perché è possibile controllare ogni singolo pixel. Ma in immagini con diverse sfumature di nero, l’OLED fatica a cogliere, risultando in immagini che sembrano meno “vive”.

Ci sembra che in entrambi i test il team di Sony abbia scelto immagini che sottolineano i limiti dei rivali: in altri contesti le differenze sarebbero meno marcate. Ma questo test ci ha aiutato a capire le differenze di filosofia: alcuni pannelli MiniLED prediligono la forte luminosità per colori più brillanti, gli OLED puntano sul contrasto e in alcune situazioni questo può “appiattire” le immagini. Ma ci sono alcune differenze che non dipendono dalla filosofia, ma dalla tecnologia.

Tutte le componenti di un Local Dimming vincente

Nei display MiniLED, dei minuscoli LED illuminano dal dietro uno schermo LCD. Per migliorare la qualità dell’immagine, eliminando l’effetto blooming di cui abbiamo parlato, pur avendo sfumature nelle zone scure, i produttori di TV lavorano sul Local Dimming. Si tratta di una tecnologia che permette di abbassare o alzare la luce di singole zone di schermo, in modo da avere la giusta quantità di luce che illumina lo schermo LCD.

Per farci apprezzare come i display MiniLED che presenterà nel corso del 2024, al CES di Las Vegas Sony ha tolto alcuni “strati” dei propri display per mostrarci come sta lavorando su questa tecnologia. Il primo step, come avete già visto nelle immagini di questo articolo, sta nel giocare con i settaggi per mostrare direttamente la retroilluminazione.

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Nei confronti, potete vedere come le immagini di destra abbiamo meno aloni luminosi che sforano dove il display dovrebbe risultare nero. Questo perché il controllo dei LED che illuminano lo schermo LCD migliora in questa nuova generazione.

Sotto lo schermo

Per mostrarci ancora più chiaramente come funziona questo processo, Sony ci ha mostrato due TV (uno suo e uno del principale rivale) con metà del display senza lo schermo LCD. Potevamo quindi vedere i singoli LED blu che illuminano le immagini. E a prima vista, abbiamo potuto vedere che il TV rivale ne aveva di più: teoricamente un vantaggio tecnologico.

Ma quando abbiamo iniziato a vedere un filmato 4K sui due TV, abbiamo subito visto la differenza. Nonostante l’alto numero di LED, sul display dei rivali riuscivano a scorgere figure solo quando c’era un elevato contrasto: in quel caso i LED si spegnevano. Invece, sul display Sony potevamo riconoscere i soggetti anche in scene luminose, perché i LED diventavano più o meno luminosi, rendendo i profili distinguibili.

Sony ci ha spiegato che questo è possibile grazie ai minuscoli driver che regolano i MiniLED, che risultano grandi come semi di sesamo. Ma funzionano a 22bit: 12 regolano altrettanti livelli di luminosità, mentre 10 gestiscono i tempi di accensione. Questo permette un controllo maggiore dei LED: non si tratta solo di gestire accensione e spegnimento, o al massimo un paio di vie di mezzo.

Oltre a migliorare la qualità delle immagini, queste tecnologie aumentano anche l’efficienza del 30%. Infatti, per ottenere la stessa luminosità il processore dei TV Sony può decidere di aumentare il tempo di accensione dei LED invece di aumentarne la luminosità, ottenendo lo stesso effetto per meno energia.

I MiniLED Sony al CES 2024

La dimostrazione di Sony ci ha permesso di capire meglio le differenze fra diversi TV MiniLED e fra diverse tecnologie. Il gusto personale continuerà a fare da discriminante: c’è chi è disposto a rinunciare a un ottimo contrasto per una maggiore luminosità, o viceversa. Ma il lavoro di Sony nel controllo della retroilluminazione, che si aggiunge agli algoritmi che regolano il colore e la resa delle immagini sul display LCD, ci sembra faccia la differenza – almeno durante il test visto a Las Vegas.

Per valutare appieno i TV Sony MiniLED in arrivo nel 2024, dovremmo senza dubbio provarli. Ma averli visti senza lo schermo LCD ci ha incuriosito: non vediamo l’ora di capire come questa innovazione tecnologica migliorerà la qualità dell’immagine.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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