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Princess: com’è il film di Roberto De Paolis

Princess è un film diretto da Roberto De Paolis, selezionato come film d’apertura, in concorso, della sezione Orizzonti della 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. De Paolis nel 2017 ha firmato il suo film d’esordio con Cuori Puri, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e candidato al David di Donatello come Miglior Opera Prima.

Princess è una sex worker nigeriana che abita ai margini di una grande città. Si muove in una pineta che si estende fino al mare, un bosco incantato in cui rifugiarsi, nascondersi dalla vita, guadagnarsi il pane quotidiano. Per sopravvivere deve fiutare l’odore dei soldi, schivare pericoli e sentimenti, un cliente dopo l’altro, senza soluzione di continuità. Finché un giorno litiga con le amiche e incontra un uomo che sembra volersi prendere cura di lei.

Princess: la recensione del film di Roberto De Paolis

Princess Roberto De Paolis

Se è vero che il cinema è evasione da sé, il secondo lungometraggio di Roberto De Paolis riesce nell’intento di creare uno scollamento tra illusione e disillusione, andando ad indagare con sguardo lucido e analitico una realtà complessa con il coraggio di sposare punti di vista nuovi. La vita di Princess, interpretata da Glory Kevin, è il fulcro della narrazione, seguiamo con occhi onnivori e attenti i suoi movimenti, i gesti quotidiani, la sua routine, e il suo lavoro, così febbrile, incerto, incapace di dare sicurezze.

Quel che convince maggiormente di Princess è la sospensione del giudizio: la narrazione non ha toni pietistici, o uno sguardo giudicante, questo perché le immagini parlano con voce chiara, vivida, e raccontano la complessità della vita di una donna nigeriana, affrontando con rara autenticità quel che accade a questa ragazza di diciannove anni. Si percepisce bene la sua emarginazione, la sua solitudine, e anche la sua genuinità, il suo candore: Princess vive lontano dalla società, vive al margine, fatto di anime ferite, umanità ferite, avvoltoi e carnefici, un luogo spesso dimenticato eppure molto reale.

Princess cerca di resistere alla ferocia, alle brutture del mondo, cerca di preservasi, di rimanere fedele a se stessa, di difendersi dalle persone che vogliono solo ingannarla, come Giulietta Masina ne Le notti di Cabiria, convive con la fede, una fede percepibile, esplosiva, quasi innata, e persegue la ricerca della sua felicità.

Princess: un racconto di formazione emozionante e che colpisce dritto al cuore

Princess Roberto De Paolis

Roberto De Paolis ha scelto il punto di vista più adatto e meno stereotipato, o punitivo, per realizzare il ritratto di una lavoratrice sessuale, una donna nigeriana che soffre in Italia condizioni di lavoro purtroppo molto annichilenti. Emerge molto bene dal racconto l’urgenza di voler risignificare la vita di chi vive al margine, la vita degli ultimi, di chi non ha certezze o un’idea solida di futuro, che non ha il privilegio di vivere in città, che non può permettersi un taxi, che non ha una propria casa, un vero safe space in cui vivere. La vita di Princess è una vita che si riflette anche nelle esigenze – e spesso anche nelle stranezze – degli estranei, persone che per pochi, spesso pochissimi, soldi chiedono una prestazione, l’appagamento di un desiderio fugace, o di un bisogno più interiore.

La vita di Princess è costellata dalla solitudine e non solo la propria, dalla miseria e non solo la propria, è il riverbero della società, abitata da personalità disattese che si fermano al ciglio della strada cercando nei suoi occhi la riappropriazione di un desiderio, l’infigimento, momentaneo e fugace, di un rapporto, l’intimità nell’estraneità.

Tutto questo è Princess, un racconto di formazione emozionante e che colpisce dritto al cuore.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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