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Bardo – La cronaca falsa di alcune verità: com’è il film di Alejandro G. Iñárritu

Alejandro G. Iñárritu torna in Messico, torna al suo sguardo, al suo cinema. O forse no, non è un vero ritorno, è un percorso fatto a ritroso, un viaggio introspettivo, labirintico, simbolista, che non ha un inizio né una fine, ha solo un tempo, liquido, sinuoso, contraffatto, irreale, serrato, ingiusto, un tempo che orbita e gravita, inesorabile.

Non siamo in Amores Perros, il mondo che affresca il regista non è quello dissoluto, al margine, cannibalico e violento del suo primo lungometraggio, siamo in una realtà divisa in due, tra Messico e Stati Uniti, e siamo nella mente di un documentarista, Silverio, che vive una scissione, interiore, sentimentale, sociale e identitaria. Silverio, un noto giornalista e documentarista messicano, dopo aver ricevuto un prestigioso riconoscimento internazionale, è costretto a tornare nel suo paese natale, ignaro che questo semplice viaggio lo spingerà verso una profonda crisi esistenziale.

Bardo – La cronaca falsa di alcune verità: il labirinto seducente e a volte ingannevole della memoria

Bardo – La cronaca falsa di alcune verità è forse il progetto più coraggioso e dirompente del regista messicano, e le ragioni si possono trovare nel desiderio del regista di voler comunicare il proprio disorientamento, il proprio disagio, emozioni che riescono a perforare il presente, e che riempiono i suoi giorni di sconcerto e stupore.

Iñárritu dirigendo questa opera fa un lavoro di disvelamento, un’analisi del proprio lavoro, della propria vita, senza infingimenti o moralismi, da un lato, mentre dall’altro realizza un’esperienza, immersiva, trascendentale, emotiva. L’altro elemento che lui interpreta, e che va al di la di se stesso, in maniera lucida ed esemplare, è la memoria, personale e storica, e mostra come non sia veritiera, sa essere reale, è personale, ma non è vera, come i sogni, come il cinema. Questo perché nel viaggio che porta e ci porta tra realtà e immaginazione, non c’è la verità, al centro di questi due confini non ci sono risposte.

Bardo – La cronaca falsa di alcune verità è un film che guarda Fellini, Terrence Malick, sembra imitare la forma e lo spirito di 8 1⁄2, con il suo circo esistenziale, con la crisi familiare e artistica, la follia dei suoi ricordi e delle sue paure, ma Bardo, in fin dei conti, non è altro che una meditazione sulla morte, con il regista che a 59 anni compie un tuffo profondo nelle sue chimere, e noi con lui ci esercitiamo ad osservare la fine, la fine di qualcosa, una transizione tra l’oggi e il domani, tra il Messico di oggi e gli Stati Uniti di una volta, tra la famiglia e il rapporto con i genitori e la sua vita di padre e marito.

La recensione di Bardo – La cronaca falsa di alcune verità

Non c’è una linea retta, una traccia da seguire, un prima e un dopo, ma c’è un prima e dopo questo film, che sa emozionare, sa rinunciare alle convenzioni narrative, non ha paura di fallire perché cristallizza il cambiamento, il disagio di stare al mondo, l’incespicarsi nelle proprie torbide incertezze.

Bardo è il tentativo di dare un senso a un luogo e un popolo che non esistono più, è il tentativo di tradurre la realtà, di trasferire la sua verità, i suoi sogni così come si sedimentano nella mente, ma la cui essenza rimane invariata. Un’esperienza cinematografica imponente, il cui risultato contemplativo e commovente ci spinge a chiederci se tutto quello che viviamo e desideriamo in questa vita non finisca perso come lacrime nella pioggia, o nelle dune, nelle sabbie del tempo, che alla fine cancellerà ogni fallimento e ogni gloria, ogni felicità e ogni dolore.

Questo è un cinema profondamente personale e coinvolgente, un cinema sull’identità culturale, individuale e nazionale, un film che non ha paura di parlare del prezzo del successo, del conflitto interiore che vive un uomo diviso tra due Paesi, la sensazione di vivere in una condizione di espatrio sempiterno, un film che indaga la porosità del tempo e il labirinto seducente e a volte ingannevole della memoria.

Bardo – La cronaca falsa di alcune verità sarà disponibile su Netflix dal 16 dicembre.

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Lucia Tedesco

Giornalista, femminista, critica cinematografica e soprattutto direttrice di TechPrincess, con passione ed entusiasmo. È la storia, non chi la racconta.

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