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Crollo di iscritti su Quibi dopo il periodo di prova gratuito

Dopo un periodo di prova di 3 mesi sembra che gli abbonati Qubi non vogliano passare al servizio a pagamento

Quibi è la piattaforma di streaming emergente che ha puntato tutto su brevi episodi da 10 minuti. Ha debuttato negli Stati Uniti lo scorso 5 aprile proponendo un lungo periodo di prova di tre mesi. I tre mesi sono da poco scaduti ed è il momento di capire quanti degli iscritti gratuiti deciderà di passare al servizio a pagamento.

Quibi : piattaforma streaming basata sui Quick Bites

Quibi ha debuttato ad aprile negli USA con questa formula dei Quick Bites: dei mini episodi di serie tv, film a puntate o talk show che, data la brevità, possono essere guardati facilmente da app e su smartphone. In questo modo risultano perfetti per chi ha bisogno di riempire un momento di tempo libero, una pausa a lavoro ma ha poco tempo da dedicare allo streaming.

Tuttavia è stato notato come allo scadere dei tre lunghissimi mesi di prova il 92% degli utenti non ha deciso di rinnovare l’abbonamento, evitando così di pagare. Addirittura l’8% degli iscritti nei primi giorni di debutto ha bloccato il rinnovo automatico di Quibi e poi non lo ha riattivato allo scadere del periodo di prova. È importante però far presente che la percentuale si basa unicamente sugli iscritti nei primi giorni di disponibilità, non sul numero totale di abbonati.

Gli iscritti alla prova gratuita di Quibi non passano al servizio a pagamento

Disney+, ad esempio, nei primi tre giorni ha registrato 1 milione di iscritti in prova che hanno deciso di diventare paganti ancor prima dunque dello scadere della prova gratuita. La differenza qui è notevole e sta nel fatto che Disney+ ha proposto un periodo di prova di 7 giorni che ha indotto gli utenti a volersi abbonare per più tempo. Infatti Quibi stesso ha compreso di dover ridimensionare il periodo di prova: da maggio questo dura solo 14 giorni.

I dati risultano falsati: Quibi sta andando bene

Quibi ha risposto alle provocazioni sul suo fallimento sostenendo che i dati disponibili sono falsati: non considerano infatti le app che sono state cancellate per poi essere reinstallate in seguito.

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